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COVID 19 E THE IMMORTAL CELLS

Il Covid 19 si sarà pure indebolito, come sostengono alcuni virologi, ma il suo ingresso nelle cellule umane è ancor più facile e, di certo, i decessi non si sono azzerati. Vengono pertanto valutati nuovi lockdown non solo in Spagna, al momento prima in Europa per contagi, anche in altri Stati, pure extraeuropei.

L’umanità sta vivendo nel nuovo secolo realtà, sotto ogni aspetto, molto complesse e di difficile soluzione. A causa del Covid 19 vanno poi sempre più complicandosi anche le situazioni politiche all’interno degli Stati e nei rapporti fra i vari Stati di ogni tendenza ideologica e di qualsivoglia credo religioso.

Necessita pertanto, quanto prima, un vaccino che possa essere risolutivo, sì da eliminare un problema, almeno quello relativo all’aspetto fondamentale: la salute. Così, in ogni dove, sono tanti i Centri all’opera per la ricerca di una efficace risposta immunitaria. In Europa il Comitato per i farmaci ad uso umano (Chmp) sta valutando un vaccino metà italiano e metà inglese che possa essere in grado di colpire il virus. Comunque, a livello globale, sono in fase di sviluppo oltre 180 vaccini anti Covid.

Non è certamente semplice la realizzazione di un vaccino risolutivo anche perché, tra le tante cose da tenere in conto, c’è da considerare (lo diciamo semplificando) anche questa eventualità: il soggetto che ha combattuto il virus del raffreddore da adenovirus possiede anticorpi che potrebbero ostacolare i nuovi vaccini.

E anche per il Covid 19, come per la infezione da Sars-Cov-2, tornano in argomento le HeLa cells, vale a dire le cellule ‘immortali’ di Henrietta Lacks (Roanoke,1 agosto 1920 – Baltimora, 4 ottobre 1951) ovvero di Loretta Pleasant (Lacks era il cognome del marito), l’afroamericana che, figlia di un coltivatore di tabacco e orfana di madre con altri nove fratelli da dividere fra parenti, fu affidata ai nonni, sposò il cugino David da cui ebbe cinque figli. Henrietta, sin da bambina, trascorse la sua breve vita tra pesanti fatiche e grandi difficoltà, morì trentenne di tumore uterino, manifestatosi nel 1950 dopo aver partorito l’ultimo figlio. Vennero da lei, senza la dovuta richiesta di consenso, prelevate le cellule tumorali uterine, si scoprì così che, a differenza delle altre tumorali riproducentisi in grande quantità solo in un corpo ancora in vita, quelle di Henrietta avevano la particolarità di 82 cromosomi, molti di più delle cellule normali, inoltre si riproducevano in grande quantità nel giro di 24 ore anche in vitro. Erano dunque cellule ‘immortali’.

Di esse e dell’esistenza travagliata di Henrietta Lacks tratta il libro “The immortal life of Henrietta Lacks” della scrittrice scientifica Rebecca Skloot, edito il 2010 e bestseller per oltre sei anni. La stessa Skool firma il 23 marzo 2013 sul “The New York Times” un articolo sulle cellule immortali della Lacks, dove compare l’immagine realizzata da Michael Gillette, da noi riportata.

Le HeLa, come vennero denominate dalle prime due lettere del nome e cognome, possono quindi, proprio per la riproducibilità, essere oggetto di ricerca medica, ed è quanto è avvenuto in tanti Centri, non solo statunitensi. Dalla prima scoperta il fenomeno, unico, è stato quindi molto utile alla ricerca e, in barba a problemi etici, commercializzato, dapprima anche all’insaputa degli stessi familiari, ricompensati poi, quando negli anni Settanta ne vennero occasionalmente a conoscenza, solo con onorificenze, tanto da non potersi permettere neppure una lapide degna di Henrietta.

Le cellule ‘immortali’ (nel mondo ne esistono oggi circa 50.000000 di tonnellate con il problema, però, di essere non tutte ‘pure’, bensì contaminate sino a diventare ‘non umane’) sono state utilizzate per il vaccino antipolio, per gli studi sul cancro, sull’AIDS, per la mappatura del genoma umano e i meccanismi cellulari, per testare farmaci antineoplastici e la tossicità di alimenti e cosmetici, per altro ancora.

Le HeLa, dalle caratteristiche che, per quanto riguarda gli studi sui virus, le rende modello ideale, stanno forse dando il loro contributo per la messa a punto di un vaccino risolutivo contro il Covid 19.

Comunque rileviamo che Henrietta Lacks neppure quest’anno, nel centenario della sua nascita, sembra essere stata adeguatamente ricordata. Dovremmo, per il contributo alla risoluzione di tanti problemi di salute, ricordarla, dire sempre grazie alle cellule ‘immortali’ del fiore cresciuto fra rovi, la cui eredità può, al presente, contribuire anche ad annientare l’aggressione malefica che ha colpito il pianeta.

                                              Antonietta Benagiano

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