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MASI Lugano

 

Esposta al MASI Lugano
l’opera di
Gabriela Maria Müller
vincitrice della dodicesima edizione
del Premio Artista Bally dell’Anno
indetto dalla Fondazione Bally per la Cultura

 

MASI Lugano
sede Palazzo Reali
Fino al 1°novembre 2020

 

www.masilugano.ch
www.fondazionebally.ch

 

Coeurs sacrés, Gabriela Maria Müller, 2018-2019
Semi di olmo, voile, cornice in ferro e legno, 260 x 260 cm
L’opera di Gabriela Maria Müller, vincitrice della dodicesima edizione del Premio Artista Bally dell’Anno, indetto dalla Fondazione Bally per la Cultura, esposta al MASI di Lugano.
La Fondazione Bally e il Museo d’arte della Svizzera italiana le dedicano una mostra, Anima naturae, nella sede di Palazzo Reali fino al 1°novembre 2020.

 

La premiazione ufficiale dell’Artista Bally dell’Anno 2019 ha avuto luogo lo scorso 24 settembre 2020 presso il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) sede del LAC. Gabriela Maria Müller, è stata insignita del Premio Artista Bally 2019 da Nicolas Girotto, AD Bally e Presidente del Consiglio della Fondazione Bally per la Cultura per l’alta qualità e la significativa aderenza al tema “Sulla natura del mondo” dell’opera presentata, Coeurs sacrés. L’opera, realizzata tra il 2018 e il 2019, racchiude i più rappresentativi elementi dell’intera produzione dell’artista ed è composta da una grande spirale formata da migliaia di semi di un unico olmo fissati su un voile, successivamente avvolta in un velo intelaiato su legno e posta entro una struttura quadrilatera di metallo. Durante l’evento, il Direttore del MASI Tobia Bezzola, ha presentato la mostra Anima naturae dedicata all’artista, visitabile a Palazzo Reali.
 

Coeurs sacrés, (dettaglio) Gabriela Maria Müller, 2018-2019
Semi di olmo, voile, cornice in ferro e legno, 260 x 260 cm
L’esposizione, realizzata grazie all’accordo tra la Fondazione e il MASI di Lugano e progettata con l’artista, comprende Coeurs sacrés e una selezione di lavori realizzati tra il 2007 e il 2020. Protagonista è la natura, indagata in ogni suo particolare, in un allestimento che pone in relazione tra loro le opere create attraverso un lento e silente lavoro manuale. Nelle opere che saranno esposte è possibile percepire la vibrazione degli stati d’animo dell’artista e cogliere passaggi del suo percorso interiore, intimamente legato alla sacralità della natura. In Coeurs sacrés l’artista esprime l’amore per la natura, l’unione tra il micro e il macrocosmo, tra il visibile e l’invisibile, tra il materiale e l’immateriale, attraverso una simbologia stratificata. I semi, fragili e preziosi, rappresentano potenti nuclei narrativi e generativi; la spirale, emblema di infinito e di perfezione, richiama all’armonia e ai cicli vitali; il velo, è un invito alla scoperta dei misteri dell’inviolabile mondo della natura; il quadrato, simboleggia la dimensione concettuale della soglia, oltre la quale ritrovare lo stupore e, al contempo, esperire il limite umano davanti all’immensità del creato.
 

Le grand secret, Gabriela Maria Müller, 2007
Soffioni (Taraxacum officinale), voile, legno, vetro, ferro, 100 x 50 x 50 cm
Le altre opere presenti sono Le grand secret, L’abbraccio all’albero, Flou flou – realizzate analogamente a Coeurs sacrés, con l’impiego di un velo sottile, materiale prediletto dall’artista per la sua leggerezza -, Il canto della terra e Rêver le mystère. In Coeurs sacrés il velo è piatto e bidimensionale; in L’abbraccio all’albero, un frottage di corteccia di un albero di castagno centenario, il tulle è nuovamente piatto e crea uno spazio di fronte al quale ci si può immergere nel bagliore di un’atmosfera serena; in Le grand secret, il velo assume la dimensione di un cubo entro cui sono posti sullo spessore di un legno concavo i soffioni di Taraxacum officinale, a voler proteggere ciò che potrebbe essere dissipato e custodire l’intimità celata della natura; in Flou flou recinge un globo, un nuovo mondo creato dall’artista con una sfera ricoperta da granuli pollinici e da semi di soffioni che fa rivivere l’idilliaca atmosfera di un pianeta incontaminato. Infine, in Il canto della terra, un’opera composta da sedici lastre quadrate realizzate con humus, cera d’api, frammenti organici e minerali su una base ornata con foglia d’oro, si fondono materia e spirito: viene celebrata la bellezza effimera della natura e il mistero della sua rigenerazione, tema riconoscibile anche in Rêver le mystère, dove un seme d’acero rivestito d’oro è custodito in un piccolo scrigno ricoperto, anch’esso, da una lamina di foglia d’oro.

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