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Banco di Napoli, la Fondazione chiama in giudizio il MEF

Pallioto: “Un’azione dovuta per la mancata considerazione dei sacrifici imposti agli azionisti

La Fondazione Banco di Napoli ha avviato un’iniziativa giudiziaria nei confronti del Ministero dell’Economia e delle Finanze chiedendo al Tribunale delle imprese di Napoli di determinare l’ammontare dell’indennizzo che spetta agli ex azionisti del Banco di Napoli, oggetto di intervento di salvataggio dello Stato nel 1996. Il ricorso è stato notificato lo scorso 9 settembre dall’avvocato Antonio De Notaristefani di Vastogirardi. Nella conferenza stampa, svoltasi a Napoli nella sede di Via dei Tribunali, Rossella Paliotto, Presidente della Fondazione che rappresenta le sei regioni del Meridione continentale, ha spiegato che l’iniziativa si è resa necessaria in ragione del silenzio serbato dal MEF in merito all’invito al confronto relativo alla quantificazione dell’indennizzo previsto dalla legge 588/96. La richiesta fu inviata nel 2017 e reiterata ad aprile 2020. La conferma della doverosità dell’iniziativa si rinviene nella relazione annuale 2020 della Corte dei Conti che, nell’esaminare il bilancio della SGA oggi AMCO, ha dato atto che le riserve rinvenienti dall’attività di recupero dei crediti del Banco di Napoli al 31 dicembre 2016 erano pari a circa 733 milioni di euro.

“La stima a oggi dell’intero indennizzo per tutti gli ex azionisti potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro” ha aggiunto la Presidente Paliotto. “Si tratta di una liquidazione dovuta che potrebbe essere destinata ad incrementare la promozione dello sviluppo economico e culturale del Mezzogiorno, come previsto dal nostro statuto”. La Presidente ha evidenziato come questa iniziativa si inserisca “nel solco tracciato nei secoli di storia della Fondazione, nata per finalità di assistenza sociale ai più bisognosi. Attività che ha svolto operando nelle sei regioni di competenza, anche nell’attuale periodo Covid. La nostra priorità è supportare tutte le forme di disagio sociale, da quello minorile alle disabilità”.

In tale contesto “nasce l’esigenza attuale legata alla rilettura della storia del Banco di Napoli. La ricerca della verità è atto dovuto anche per chi ne ha sopportato il costo, perdendo i risparmi di una vita. Le mancate risposte da parte del MEF e di AMCO rappresentano un silenzio assordante. Ora attendiamo con fiducia,  affinché dissolvendosi le nebbie, si possa scrivere un’equa e trasparente conclusione della vicenda”.

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