Nel libro “Lettere di Berlicche” pubblicato nel 1942, il grande scrittore anglicano immagina un’ipotetico dialogo con il diavolo Berlicche. CSL: «E come hai fatto a portare così tante anime all’inferno all’epoca?». B: «Per la paura». CSL: «Oh, sì. Strategia eccellente; vecchia e sempre attuale. Ma di cosa avevano paura? Paura di essere torturati? Paura della guerra? Paura della fame?». B: «No. Paura di ammalarsi». CSL: «Ma allora nessun altro si ammalava all’epoca?». B: «Sì, si ammalavano». CSL: «Nessun altro moriva?». B: «Sì, morivano». CSL: «Ma non c’era cura per la malattia?». B: «C’era». CSL: «Allora non capisco». B: «Come nessun altro credeva o insegnava sulla vita eterna e sulla morte eterna, pensavano di avere solo quella vita, e si sono aggrappati a lei con tutte le loro forze, anche se gli costava il loro affetto (non si abbracciavano né salutavano, non avevano alcun contatto umano per giorni e giorni!); i loro soldi (hanno perso il lavoro, speso tutti i loro risparmi, e si credevano ancora fortunati essendo impediti di guadagnarsi il pane! La loro intelligenza (un giorno, la stampa diceva una cosa e il giorno dopo si contraddiceva, eppure credevano a tutto!), la loro libertà (non uscivano di casa, non camminavano, non visitavano i loro parenti. Era un grande campo di concentramento per prigionieri volontari! Ahahahahah!). Hanno accettato tutto, tutto, purché potessero prolungare le loro vite miserabili un altro giorno. Non avevano più la minima idea che Lui, e solo Lui, è colui che dà la vita e la finisce. E ‘ stato così! Facile come non era mai stato». Se non fosse per il mancato riferimento alle mascherine, all’inumano saluto con il gomito e ai beoti andrà tutto bene affissi su balconi e finestre, la stupefacente “profezia” di Lewis sembra indubitabilmente scritta oggi.
Gianni Toffali