22 agosto 2020, tarda mattinata, giornata fra le più belle di questo strano e, per certi versi, preoccupante estate. Decido di allontanarmi da Feltre per visitare un paesino, Combai (Tv), una piccola realtà famosissima per la festa annuale dei marroni, insita in un contesto collinare talmente suggestivo ed interessante per il quale bisognerebbe richiedere di più al..superlativo assoluto di un qualsiasi aggettivo che voglia caratterizzare questa zona, di recente ascritta all’ “Unesco” come patrimonio dell’umanità, anche per la produzione del famoso Prosecco.
Visita, la mia, correlata ad una ricorrenza familiare, suggellata, come succede sempre in questi casi, da un ottimo pranzo prenotato in mattinata presso una famosa trattoria, cinque stelle, denominata “Osteria el Contadin” sul conto della quale ho già avuto parole di grande apprezzamento insieme con Arrigo Cipriani, titolare dell’altrettanto famoso, questa volta a livello internazionale, Harry’s Bar di Venezia e New York.
A parte questo necessario preambolo, mi par già di sentire colleghi Comit ed altre persone, che si chiedono dove e come ho potuto respirare aria Comit di Piazza Scala, Milano, in un modesto paesino di campagna..
La risposta è semplice, ma anche fra le più complesse in chiave emozionale: una sorta di …Amarcord non proprio felliniana stante i luoghi diversi, fra Milano e Roma, ma che ha senz’altro delle connotazioni che arrivano alla Comit attraverso delle sensazioni che ho provate, per qualche minuto soltanto, incontrando una bellissima ragazza, poco più che trentenne, la quale, uscendo dal cimitero di Combai, ove era andata a trovare la nonna, ha scambiato con me quattro chiacchiere dallo standing culturale molto elevato, proprio su Milano, in particolare su Piazza Scala, Via Manzoni e via Montenapoleone ove attualmente lei lavora in un grande e rinomato centro commerciale.
Incontro veramente impensabile: trovare infatti a Combai una persona che lavora tuttora a due passi dalla ex nostra Banca Commerciale Italiana di Milano, e per di più in Piazza Scala, è cosa che nemmeno il calcolo delle probabilità può facilmente contemplare, per cui, sotto un sole cocente ed all’uscita di cimitero accanto ad una Chiesa bellissima, dopo iniziali curiosità formali, tutto il resto si è concentrato su Milano, ove ho trascorso uno dei periodi più utili e proficui per la carriera professionale. In pochi minuti, io e la mia interlocutrice, L.R., siamo infatti riusciti infatti a “condensare” considerazioni di natura sociologica, psicologica e professionale in un tempo che, anche in riunioni di lavoro preparate ad hoc per tempo, non sarebbero state espresse con tanta oggettività. Vorrei dire sinceramente, estraniandomi per un attimo dalla narrazione a contenuto giornalistico come sono solito fare, ma anche, nel caso di specie, dalle costrizioni anagrafiche per lambire, se non addirittura superare le sensazioni che possono svilupparsi in certe occasioni, peraltro del tutto imprevedibili e forse inimmaginabili che, un incontro di fronte ad un cimitero sito sul cocuzzolo di una collina di Combai, in presenza di una quasi impercettibile brezza che muoveva le foglie in maniera da avvertire un altrettanto quasi impercettibile rumore in mezzo a tanto silenzio che faceva scordare per un attimo il fragore delle città rispetto ad un contesto geografico ed interpersonale bellissimi, determinatomi in prevalenza anche dalla qualità dell’incontro stesso, invero molto speciale ed auspicabile ad ogni persona, mi ha fatto rivivere per pochi minuti un ripristino di giovinezza, riconducibile a quella dei tempi durante i quali frequentavo Via Montenapoleone, Via Manzoni ecc. ecc. per andare al lavoro in Piazza Scala, 6. Non avrei mai pensato che pochi attimi avrebbero potuto scatenare questo dentro di me.
Al rientro a Feltre, grazie a questo piacevole incontro, riconducibile al trascorso professionale Comit, che, per me ha prodotto (come si direbbe in chiave sanitaria) una specie di rinnovo bio-chimico dei parametri esistenziali correlati, anche e purtroppo, alle situazioni che stiamo vivendo, penso, almeno dalla dialettica intercorsa fra me e L.R., che un qualcosa su cui riflettere sia rimasto anche in questa meravigliosa ed intelligente ragazza.
Vorrei dire, in chiusura, che la Comit c’è sempre (anche se ha cambiato nome in Banca Intesa) e che non esiste fatto, anche occasionale, che non parli spesso anche di lei.
Esattamente come nel caso di specie.
Arnaldo De Porti
(Belluno-Feltre)