Non vorrei mai nemmeno lambire questo argomento, se non per parlarne necessariamente in qualche contesto specificatamente occasionale come una improvvisa calamità, anche se, ultimamente, pare che le eccezioni siano diventate una regola, ma avverto la necessità urgente di farlo per vari motivi che sono ormai agli occhi di tutti.
Il primo non è da poco: la qualità della vita e le modalità per affrontarla in una situazione ingarbugliata, scompigliata e confusa di regole che pretenderebbero di renderla “vivibile”, non fa altro che complicarne il percorso demandandone il controllo, il più delle volte, a persone delle Istituzioni dello Stato, quasi del tutto impreparate a svolgere le loro funzioni. E questo succede ogni giorno al punto che il parlarne significa scoprire l’acqua calda ed essere pertanto tacciati anche di infantile ingenuità.
A me è capitato, qualche giorno fa, di prendere una contravvenzione che ho definito “immorale” per la sua articolazione che lasciava chiaramente trasparire come il tutore dell’ordine si “divertisse di più” a collezionare verbali che essere utile all’utente della strada. In questa circostanza mi sarebbe piaciuto far presente che le Istituzioni sono al servizio del cittadino, e quindi anche al mio, ma non mi sono fidato di dirlo all’interessato in quanto, subodorando che il milite non poteva capire il concetto costituzionale, o addirittura si sarebbe offeso come ogni altra persona nell’esercizio delle sue funzioni, ho preferito dirgli (ma non so se abbia recepito la subdola ironia) che stava facendo ottimamente il suo lavoro, preferendo io pagare subito “immagazzinando” umiliazione istituzionale, come dire: pago per non aver a che fare con le Istituzioni, sviluppando così un processo “diseducazionale” collettivo che non giova certo a questa nostra democrazia che si sviluppa via via non già su basi intellettuali, ma spesso o sempre sulla forza di chi a più o meno pudore nello strappare a forza, a mo’ di questua, anche ingannando, chi si vede costretto a dargli il voto per un motivo o per l’altro… purché non rompa.
Se poi la diseducazione istituzionale sita all’apice si riversa nei vari rivoli regionali, provinciali e comunali, non c’è di conseguenza da attendersi altro se non il frutto di un processo socio-politico che, anziché educare in senso civico, finisce per incattivire tutti i contesti sociali, buona parte dei quali, si ribella alle Istituzioni che oggi, lasciatemelo dire sia pur con qualche rara eccezione, fanno rabbrividire: infatti, come detto dianzi, le istituzioni finiscono per farsi guerra fra loro solo per stare in piedi offrendo al cittadino inerme ed impotente le scene circensi che ogni giorno vediamo in tv. E ciò, con il concorso di un certo giornalismo…
Di fronte a ciò, pare quanto mai evidente che quest’ultimo si senta “figlio di nessuno” che naviga a vista secondo la filosofia del “carpe diem” mandando giù rospi a non finire, per fortuna senza metabolizzarli del tutto, ad evitare la morte da intossicazione istituzionale.
Non credo proprio che si possa continuare a questo modo: andrebbe fatto un serio esame anche per i politici prima di dare loro uno scranno nelle aule parlamentari ad evitare che la loro incapacità, o peggio, ignoranza, finisca per infettare la popolazione ancor più del…coronavirus.
Non v’è dubbio alcuno che, se queste sono le premesse anche per il domani, chi verrà dopo di me non avrà vita facile e sarà succube di una sorta di imbavagliamento istituzionale fatto di regole, di divieti, di multe e di imposizioni fiscali da far invidiare (si fa per dire) i regimi forti dai quali, lo spero ardentemente, che Dio ce ne scampi e liberi.
Oggi la vita è diventata impossibile (lo dice uno che, grazie a Dio, ha tutto per vivere bene) e sono ormai inequivocabilmente certo che le leggi della foresta abbiano qualcosa da insegnare. Del resto, anche questa umanità ci sta ogni giorno “sbranando” (e non lo dico in senso lato) a causa di quelle Istituzioni, chiamate impropriamente democratiche, le quali, non hanno ancora capito che il cittadino non è suddito di esse, ma devono una buona volta immagazzinare il concetto secondo il quale esse sono a completo servizio dello stesso, sia pur attraverso linee guida, purché etico-morali, da rispettare e non da imporre con la forza. Eccezion fatta per casi necessari, e cioè nell’interesse della collettività.
Arnaldo De Porti
Belluno-Feltre