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Sopravvissuti al massacro del 1988 in Iran

Sopravvissuti al massacro del 1988 in Iran, legislatori ed esperti legali chiedono alle Nazioni Unite di indagare sul crimine contro l’umanità commesso dal regime

Sopravvissuti al massacro del 1988 di prigionieri politici in Iran, esperti legali internazionali, personalità politiche e dei diritti umani hanno tenuto sabato 22 agosto un webinar, rivolgendo un appello alle Nazioni Unite e ai loro Stati membri affinché sia condotta un’indagine indipendente sul massacro.

A seguito di una fatwa emessa dal leader supremo del regime iraniano Ruhollah Khomeini a metà luglio 1988, nelle carceri di tutto l’Iran furono istituite “Commissioni della morte” che mandarono a morte migliaia di prigionieri politici.

Più di 30.000 prigionieri politici, per lo più affiliati all’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI o MEK), furono segretamente giustiziati in massa nell’arco di alcuni mesi dopo finti processi della durata di soli cinque minuti. I loro cadaveri venivano cosparsi di disinfettante, caricati su camion refrigerati e sepolti di notte in fosse comuni in tutto il Paese.

L’ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha detto all’evento: “Non c’è dubbio che gli omicidi del 1988 siano stati crimini contro l’umanità: il chiaro inizio di un vasto genocidio politico ed etnico, che è ancora il vero ‘work in progress’ per la teocrazia iraniana contro tutti i gruppi di opposizione e le minoranze religiose e nazionali”.

“Molti dei responsabili attualmente occupano posizioni chiave: il capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi, e il ministro della Giustizia, Alireza Avaei, erano membri delle ‘Commissioni della Morte’; anche Mostafa Pour-Mohammadi era membro di una ‘Commissione della Morte’ e ora è uno stretto consigliere del presidente Hassan Rouhani” – ha aggiunto Terzi.

Il membro della Camera dei Comuni del Regno Unito David Jones ha detto alla conferenza di avere scritto al ministro degli Esteri britannico Dominic Raab all’inizio di questo mese evidenziando: “Il Foreign and Commonwealth Office è a conoscenza del fatto che, tre decenni fa, circa 30.000 prigionieri politici sono stati giustiziati in modo extragiudiziale in carceri di tutto l’Iran nell’arco di poche settimane durante l’estate”.

Jones ha aggiunto che la comunità internazionale aveva inspiegabilmente mancato di “sostenere e difendere il diritto internazionale stabilito specificamente per prevenire genocidi e massacri”. Questo – ha detto – mette in luce una “preoccupante cultura dell’impunità per coloro che commettono gravi violazioni dei diritti umani in Iran”.

La baronessa Verma della Camera dei Lord britannica ha dichiarato all’evento: “Se consideriamo gli sviluppi in Iran dall’inizio del 2019, la situazione dei diritti umani sta ulteriormente peggiorando in quanto il regime ha fatto ricorso a una brutale repressione per reprimere le proteste popolari e mettere a tacere il crescente dissenso popolare nel Paese”.

“Abbiamo avuto l’uccisione di almeno 1.500 manifestanti e l’arresto di migliaia di altri durante le proteste del novembre 2019, abbiamo avuto l’abbattimento di un aereo ucraino su Teheran nel gennaio 2020 che ha scatenato altre proteste popolari e negli ultimi mesi abbiamo avuto condanne a morte e persino l’esecuzione di persone che hanno preso parte alle proteste negli ultimi anni”.

“Una delle ragioni di questo deterioramento è l’impunità pluridecennale di cui hanno goduto e godono i funzionari del regime in patria e all’estero. Non solo, i funzionari del regime vengono ricompensati in base alla loro partecipazione alle atrocità contro i diritti umani. Prendiamo ad esempio la magistratura, dove sia gli attuali che gli ex capi sono noti per essere stati membri di ‘Commissioni della Morte’ che hanno effettuato e supervisionato il massacro del 1988 di migliaia di prigionieri politici in Iran. Lo stesso vale per l’attuale ministro della giustizia in Iran” – ha aggiunto la baronessa Verma.

L’ex funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani Tahar Boumedra, che rappresentava la ONG con sede a Londra “Justice for the Victims of the 1988 Massacre in Iran” (JVMI), ha detto al webinar che la persecuzione dei prigionieri politici in Iran sulla base della loro appartenenza politica, religiosa ed etnica è un “crimine in corso” che deve cessare e che gli autori devono essere assicurati alla giustizia. “Dopo 32 anni dal massacro dei prigionieri politici del 1988, è chiaro che i dirigenti iraniani non sono disposti a rispondere agli appelli delle Nazioni Unite per indagare e rivelare la verità”.

Ha affermato che le famiglie delle vittime hanno diverse possibilità di ricorso, inclusa la “giurisdizione universale”. “Poiché la maggior parte dei sospetti iraniani nella commissione di crimini contro l’umanità sono già stati inclusi in liste per reati di terrorismo e altri crimini ai sensi del diritto internazionale da parte di Stati membri dell’UE, USA, Canada e altri Stati, è possibile che un tribunale nazionale di questi Stati accetti la giurisdizione su un atto classificato come un crimine contro l’umanità. Sebbene considerazioni politiche siano generalmente tenute in conto nell’accettare o rifiutare tale giurisdizione, è responsabilità e ragion d’essere dei difensori dei diritti umani insistere e facilitare i procedimenti giudiziari e farli svolgere, ricercando, documentando le prove e mettendole a disposizione delle giurisdizioni che intendano procedere”.

“La seconda strada per i difensori dei diritti umani è facilitare le condizioni affinché il procuratore capo della Corte Penale Internazionale possa avviare di propria iniziativa, dopo aver chiesto il permesso alla Camera interessata della Corte stessa, un’indagine preliminare sui crimini più gravi” – ha aggiunto Boumedra, che era stato a capo dell’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite in Iraq.

Il professor Alfred de Zayas, un ex esperto indipendente delle Nazioni Unite per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo, ha detto all’evento che lui e alcuni dei Relatori Speciali delle Nazioni Unite hanno chiesto una commissione d’inchiesta indipendente sul massacro del 1988.

L’ex parlamentare europeo Struan Stevenson ha dichiarato alla conferenza: “Il massacro dei prigionieri politici in Iran del 1988 è un esempio sia di un crimine contro l’umanità che di un genocidio, secondo le convenzioni internazionali. Né i crimini contro l’umanità né il genocidio possono andare in prescrizione con il passare del tempo. In un momento in cui il popolo iraniano ha dimostrato con le sue proteste consecutive e su scala nazionale di essere stanco dell’attuale regime e della continua violazione dei diritti umani, è sicuramente dovere della comunità internazionale e soprattutto delle Nazioni Unite rispondere sostenendo il suo appello per la giustizia.”

13 sopravvissuti alla strage del 1988 e parenti delle vittime hanno testimoniato durante l’evento.

Altri celebri oratori internazionali sono stati il professor Jean Zeigler, ex vicepresidente del Comitato Consultivo del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite; il professor Eric David, eminente esperto di diritto internazionale; Dominique Attias, presidente della European Law Society Federation dall’ottobre 2020; Kirsty Brimelow, ex presidente del Comitato per i Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati di Inghilterra e Galles; e Bob Blackman, membro della Camera dei Comuni britannica.

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