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Diciamo no al consumo di suolo per installarvi impianti di pannelli fotovoltaici a terra

In merito al problema relativo alla  creazione di un mega-impianto di fotovoltaico a terra da installarsi in zona agricola nel territorio di Treia (34 ettari in Loc. Berta) abbiamo preso contatto con il gruppo Suolo Europa, che combatte nell’ambito UE contro il consumo di suolo,  e ne abbiamo  ricevuto conforto e  collaborazione. Anche altri gruppi per la tutela del paesaggio e dell’ambiente ci hanno scritto dandoci consigli etc.

Il  motivo fondamentale per cui noi ecologisti e bioregionalisti ci poniamo  in una posizione nettamente contraria  agli impianti di produzione energetica con il   sistema fotovoltaico a terra, sia per l’impatto paesaggistico che per la sottrazione di terreno agricolo,    il fatto è  che ovviamente  la creazione dei “parchi fotovoltaici” comporta consumo di suolo (non così semplicemente restituibile alla natura o all’agricoltura ad esaurimento dell’impianto…), consumo di spazio (bene preziosissimo nei nostri territori),  che in definitiva presenta una contraddizione di fondo: quella di ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile consumando però un’altra risorsa non riproducibile, il suolo!  Non solo il suolo occupato dai pannelli fotovoltaici, anche il “suolo” depauperato in varie forme degli elementi utilizzati  per la costruzione dei pannelli (silicio, metalli, plastica, etc.)

Ci sono poi altre considerazioni da fare:

– L’impatto sul paesaggio determinato da ettari di filari di pannelli al di sotto dei  quali la biodiversità sarà sicuramente ridotta, dal momento che si crea un microclima sfavorevole ed un  impoverimento biosistemico, nonché erosione dovuta allo scorrimento veloce delle acque piovane.

– I contributi che vengono elargiti per promuovere giustamente la diffusione delle energie rinnovabili provengono da una quota che tutti paghiamo sulla bolletta elettrica (CIP6): sarebbe più giusto che venissero ripartiti in piccole quote per finanziare piccoli impianti famigliari piuttosto che assorbiti da grandi impianti costruiti a scopo speculativo.

– La creazione di grandi impianti su suoli agricoli  non può che determinare un grave squilibrio nel mercato degli affitti agrari, dal momento che già ora l’affitto di un terreno per impianti fotovoltaici è circa il triplo di quello normale.

– La produzione energetica ottenuta dai pannelli fotovoltaici a terra va  convogliata in centraline  e,  attraverso condotte ed elettrodotti, riversata nel sistema di grande distribuzione elettrica. Il che aumenta i rischi di inquinamento elettromagnetico sul territorio.

Treia. Alcuni impianti fotovoltaici a terra già esistenti


Presentiamo queste nostre osservazioni all’amministrazione del Comune di  Treia, chiedendo che si esprima con un netto no alla costruzione di qualsiasi parco fotovoltaico a terra che vada ad occupare suolo agricolo,  mentre suggeriamo che individui le forme adatte a favorire da una parte la creazione di piccoli impianti famigliari, dall’altra la realizzazione di impianti  su superfici già sfruttate per altri scopi, come tetti di capannoni industriali, supermercati e centri commerciali, plessi scolastici, parcheggi e altri terreni già sottratti all’uso agricolo e impermeabilizzati  (in vari stati europei i pannelli fotovoltaici vengono posizionati come  barriere antirumore lungo le autostrade, ecc. ). In tal caso  l’impatto visivo   è minimo e quello ambientale  quasi nullo (essendo -purtroppo- le aree interessate già soggette a degrado ambientale).  

Suggeriamo infine che sia il Comune stesso a realizzare impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici, magari con sistemi di raccolta di finanziamenti tra i cittadini: sarebbe un’interessante forma di partecipazione collettiva alla produzione di energia!  

 

Paolo D’Arpini 

 

Fonte: https://paolodarpini.blogspot.com/2020/08/diciamo-no-al-consumo-di-suolo-per.html

Paolo D'Arpini nasce a Roma il 23 giugno 1944. Nel 1970/71 fonda a Verona il Circolo culturale "Ex" e scrive il suo primo libro Ten poems and ten reflections (Rummonds Editore). Nel 1976, a Calcata, fonda Annapurna la prima azienda italiana a occuparsi di alimentazione integrale e vegetariana. Nel 1984 fonda a Calcata il Circolo vegetariano VV.TT , e di lì a poco anche il Comitato per la Spiritualità Laica, pubblica i libri "Calcata. racconti dalla città invisibile" e "Incontri con i santi" (Edizione VV.TT.). Nel 1996, ad Acquapendente, partecipa alla fondazione della Rete Bioregionale Italiana, di cui diventa coordinatore nel 2009. Nel 2010 si trasferisce a Treia, nelle Marche, e pubblica "Vita senza tempo" assieme a Caterina Regazzi (Edizioni Vivere Altrimenti), "Riciclaggio della memoria, appunti su Ecologia Profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica", "Treia: storie di vita bioregionale" (Edizioni Tracce), "Compagni di viaggio" (Edizioni OM). Collabora regolarmente con la rivista laica "Non Credo" (Edizioni Religion Free) e con diversi blog ecologisti, tra cui Terra Nuova, Long Term Economy, Politicamente Corretto

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