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Melanoma, la battaglia si vince insieme. Al via “Bersaglio Melanoma”, il progetto che vede pazienti e specialisti alleati per la prevenzione e la diagnosi precoce

Melanoma, la battaglia si vince insieme. Al via “Bersaglio Melanoma”, il progetto che vede pazienti e specialisti alleati per la prevenzione e la diagnosi precoce

Quattro associazioni, AIMAME, APAIM, Emme Rouge e MIO, promuovono il Progetto “Bersaglio Melanoma” e lanciano due survey rivolte a dermatologi e pazienti da compilare entro il 6 settembre 2020

Il Progetto sarà presentato in occasione del 94° Congresso Nazionale SIDeMaST (3-6 novembre 2020) e del XXVI Congresso Nazionale IMI (7-9 novembre 2020)

 Roma, 28 luglio 2020 – “Il nostro scopo è quello di favorire la diagnosi precoce del melanoma, capire quali sono le eventuali cause di possibili ritardi ed elaborare raccomandazioni per limitarle o eliminarle. Conoscere le difficoltà del percorso diagnostico e rimuovere le possibili cause che ritardano la diagnosi è essenziale per migliorare la prognosi nelle persone con melanoma. Linee di indirizzo, quindi, elaborate da specialisti insieme ai rappresentanti dei pazienti, che rendano il percorso del paziente all’interno del sistema sanitario efficace ed efficiente e che magari promuovano un programma di screening su tutto il territorio nazionale. Serve, da un lato uno sforzo aggiuntivo per la prevenzione e dall’altro un Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale, un PDTA, in grado di garantire uniformità nell’assistenza al paziente in tutte le regioni italiane”.

Questa la dichiarazione di intenti delle quattro Associazioni di pazienti – AIMAME (Associazione Italiana Malati di Melanoma), APAIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Emme Rouge (Comitato Emme Rouge in ricordo di Mara Nahum Onlus) e MIO (Melanoma Italia Onlus) – promotrici di “Bersaglio Melanoma”, progetto che si rivolge a dermatologi e pazienti, ma anche alle istituzioni.

Secondo i dati pubblicati su “Numeri del Cancro in Italia 2019”, curato dalla Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), si stima che in Italia nel 2019 siano stati registrati circa 12.300 nuovi casi di melanoma della cute, 6.700 tra gli uomini e 5.699 tra le donne (circa il 4% di tutti i tumori in entrambi i sessi).

Il melanoma, come confermano ancora i dati, rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini (seconda neoplasia più frequente, dopo il testicolo) e il 7% nelle donne (terza neoplasia più frequente, dopo mammella e tiroide).

Il Progetto “Bersaglio Melanoma”, realizzato con il patrocinio di ADOI (Associazione Dermatologi-Venereologi Ospedalieri Italiani), AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), IMI (Intergruppo Melanoma Italiano) e SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia Medica, Chirurgica, Estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse), si configura come uno strumento utile ad individuare le problematiche che determinano il ritardo diagnostico del tumore della pelle e che ostacolano la corretta presa in carico del paziente la quale non sempre è assicurata allo stesso modo su tutto il territorio nazionale.

Per questo motivo le Associazioni e il Board Scientifico di “Bersaglio Melanoma” – composto da dermatologi, oncologi ed esperti nella diagnosi istopatologica e molecolare del melanoma – hanno sviluppato due questionari, uno rivolto ai pazienti e uno ai dermatologi, strutturati su quattro tematiche principali: il fattore tempo, legato tanto alle visite quanto agli esami strumentali e di laboratorio; il momento della diagnosi; il follow-up e il valore della comunicazione della diagnosi stessa ai pazienti.

I risultati delle due survey, test anonimi e compilabili online fino al 6 settembre 2020, saranno oggetto di una pubblicazione che raccoglierà i dati sulle eventuali barriere alla diagnosi precoce – se queste sono dovute alla natura del tumore, alla conoscenza o al comportamento del paziente e/o al sistema sanitario – e come esse si distribuiscono sul territorio nazionale, al fine di progettare interventi comuni da adottare nei diversi livelli di organizzazione assistenziale.

La diagnosi clinica di melanoma si conferma tra le principali problematiche e appare generalmente difficoltosa e condizionata direttamente dall’esperienza del clinico, con sensibilità variabile che oscilla tra il 50 e l’85% (Fonte “Numeri del Cancro in Italia 2019”). La prevenzione e la diagnosi precoce, dunque, costituiscono step fondamentali per far fronte alla patologia. “Il melanoma in fase avanzata richiede trattamenti multidisciplinari integrati ed è una malattia difficilmente guaribile, l’approccio migliore per prevenirlo è la prevenzione primaria e secondaria – afferma Paola Queirolo, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dei Melanomi, Sarcomi e Tumori Rari dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – La conoscenza delle criticità del percorso diagnostico-terapeutico e l’opportunità di intervenire sulle possibili cause dei ritardi diagnostici sono essenziali per il miglioramento della prevenzione secondaria della malattia”.

È sempre più evidente la necessità di porre il dermatologo al centro di questo percorso di prevenzione e diagnosi, come sottolinea anche Giovanni Pellacani, Direttore della Struttura Complessa di Dermatologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia: “Essendo il melanoma una forma tumorale cutanea, la sua gestione è in carico al dermatologo che è il primo referente dei pazienti. È la dermatologia a giocare da sempre un ruolo cruciale e determinante, spesso forse trascurato, nella diagnosi precoce, la quale rappresenta l’arma più efficace nel ridurre sensibilmente la mortalità per melanoma che se diagnosticato precocemente evita lo svilupparsi delle metastasi”.

Al Progetto “Bersaglio Melanoma”, realizzato grazie al contributo non condizionato di Pierre Fabre e Eau Thermale Avène, hanno aderito autorevoli esperti che fanno parte del Board Scientifico: Giuseppe Argenziano, Professore Ordinario e Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Napoli, Mario Mandalà, Responsabile Centro per la Cura e la Ricerca del Melanoma (CeRMel), Unità di Oncologia Ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo, Daniela Massi, Professore Ordinario di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze, Direttore SODc Istologia Patologica e Diagnostica Molecolare, AOU Careggi, Firenze, e Giuseppe Micali, Professore Ordinario di Malattie Cutanee e Veneree,  A.O.U. “Policlinico – Vittorio Emanuele” P.O. G. Rodolico – Dermatologia, Catania. A questi si aggiungono Giuseppe Palmieri, Direttore della sede di Sassari dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB) e Responsabile dell’Unità di Genetica dei Tumori del CNR di Sassari, Giovanni Pellacani, Direttore Struttura Complessa di Dermatologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Ketty Peris, Professore Ordinario di Clinica Dermosifilopatica e Direttore della Unità Operativa Complessa di Dermatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Paola Queirolo, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dei Melanomi, Sarcomi e Tumori Rari dell’Istituto Europeo di Oncologia, Milano, e Ignazio Stanganelli, Professore Associato Clinica Dermatologica dell’Università degli Studi Parma, Direttore del Centro di Dermatologia Oncologica – Skin Cancer Unit dell’IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori.

Il Melanoma è un tumore della pelle aggressivo che deriva dalla trasformazione maligna dei melanociti, cellule che costituiscono l’epidermide. I melanociti producono melanina, un pigmento che protegge il corpo dagli effetti dannosi dei raggi solari. In condizioni normali i melanociti possono creare degli agglomerati scuri visibili sulla superficie della pelle e noti come nei. Il rischio di insorgenza del melanoma cutaneo è legato a fattori genetici, fenotipici, ambientali e alle combinazioni tra questi. Anche gli stati di immunodeficienza costituiscono un fattore di rischio personale. Il più importante fattore di rischio ambientale è stato identificato nell’esposizione a raggi UV sia in rapporto alle dosi assorbite sia al tipo di esposizione (intermittente più che cronica) e anche all’età (a maggior rischio l’età infantile e adolescenziale) con rischio marcatamente maggiore nei casi di sussistenza e interazione di tutti questi fattori. La prevenzione e la diagnosi precoce sono oggi gli strumenti più efficaci per ridurre la mortalità per melanoma.

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