Di seguito un comunicato stampa della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia. Le foto a corredo del testo sono scaricabili cliccando qui e qui.
Per qualsiasi informazione e comunicazione riguardante Aiuto alla Chiesa che Soffre è possibile contattare il Direttore Alessandro Monteduro ai seguenti recapiti: email am@acs-italia.org –
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Faisalabad, nella provincia del Punjab, è una delle tre diocesi pakistane che beneficiano di un programma di aiuti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) per oltre 5.000 tra le più povere famiglie del Paese minacciate dal coronavirus. In Pakistan i contagi sono, ad oggi, 270.000.
ACS ha fornito aiuti alimentari a più di 500 famiglie della città che maggiormente patiscono gli effetti economici provocati dal COVID-19. Mentre alcune ONG locali hanno rifiutato di fornire provviste di emergenza ai non-musulmani, i partner dei progetti della fondazione pontificia ACS presenti sul territorio hanno distribuito più del 70% degli aiuti ai cristiani, prevalentemente impiegati nei lavori più umili e peggio retribuiti.
I pacchi alimentari, in particolare, rappresentano solo una parte di una serie di progetti di sostegno per Faisalabad correlati all’emergenza COVID-19, i quali includono anche la distribuzione di dispositivi di protezione individuale per 46 sacerdoti e 100 catechisti della diocesi. Tali strumenti hanno consentito loro di servire, in condizioni di sicurezza, i fedeli in maggiore difficoltà per la pandemia. I progetti comprendono inoltre un programma di borse di studio a sostegno dei bambini più bisognosi di 20 scuole cattoliche diocesane. La fondazione ha curato anche una campagna di sensibilizzazione attraverso radio locali, poster e dépliant per quanti non hanno accesso ad internet.
Caritas Pakistan Faisalabad ha collaborato con la fondazione pontificia per il progetto, e Aneel Mushtaq, Segretario Esecutivo della Caritas locale, ci ha descritto l’effetto dell’iniziativa. «Questo contributo che voi di ACS avete dato ha aiutato la gente a salvarsi dalla fame. Molti di loro non avevano niente da mettere sul tavolo per nutrire le proprie famiglie ed erano in una situazione veramente allarmante».
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