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Maryam Rajavi: Tre importanti impegni della Resistenza iraniana. Discorso al vertice globale sull’Iran libero

Maryam Rajavi: Tre importanti impegni della Resistenza iraniana: cambio di regime, suffragio universale e sovranità popolare, libertà sociale e giustizia

 

Cari compatrioti,

Giovani insorti e focolai della resistenza,

Onore a tutti voi, in particolare alla città dei martiri, al popolo insorto di Behbahan e a milioni dei nostri compatrioti oltraggiati che con un’enorme tempesta di twitter e cyber si sono opposti alle inumane sentenze di morte contro i giovani partecipanti nella rivolta.

In effetti, il regime dei mullah non è e non sarà alleviato dalle convulsioni prodotte da quella violenta rivolta del novembre scorso. Ecco perché, terrorizzata da ulteriori rivolte dietro l’angolo, la criminale magistratura dei mullah è ricorsa alla condanna a morte dei manifestanti arrestati a novembre. Ma è stato dimostrato che tale azione le si ritorcerà contro.

Colgo l’occasione per lodare tutti voi, membri e sostenitori della Resistenza iraniana, che state prendendo parte a questo vertice da migliaia di località in cinque continenti.

Vorrei anche esprimere la nostra gratitudine ai legislatori e a centinaia di dignitari politici in tutto il mondo che hanno aderito al raduno e al vertice mondiale Iran Libero.

Questo vertice fa eco alla voce della resistenza quarantennale del popolo iraniano contro la dittatura religiosa e il fascismo e per la libertà e la democrazia.

Questa è la voce della più grande, più longeva, più sofisticata e più seria resistenza organizzata nella storia dell’Iran, con il fiume ruggente del sangue dei suoi martiri e i canti commoventi dei Mojahedin massacrati che hanno insistito con fermezza sulla loro convinzione di fronte ai tiranni più crudeli e più feroci.

Questo vertice è l’eco del grido della richiesta del popolo per il rovesciamento del regime clericale, che si è sentito durante le continue rivolte dal dicembre 2017 al gennaio 2018, dal novembre 2019 al gennaio 2020. Questo è il grido per il rovesciamento del regime dopo la conclusione della farsa “riformisti – radicali” che mirava a preservare quello stesso regime.

Questo vertice è la voce dei focolai della resistenza e delle città ribelli in tutto l’Iran che hanno posto fine a una storia di disperazione, incredulità e inettitudine, sostituendola con l’impegno di “possiamo e dobbiamo”.

Il summit di oggi rappresenta la nostra patria incatenata in tre delle sue caratteristiche più importanti:

Un Iran ribelle e rivoluzionario;

Un Iran unito nella solidarietà;

E un Iran libero e democratico di domani.

 

Tre importanti impegni della resistenza iraniana

Ci siamo riuniti per affermare tre impegni monumentali e storici che ci siamo impegnati a rispettare.

Il nostro primo impegno è che noi, popolo iraniano e resistenza iraniana, rovesceremo il regime clericale e rivendicheremo l’Iran.

Il nostro secondo impegno è che noi, popolo iraniano e resistenza iraniana, costruiremo un Iran libero e democratico.

E il nostro terzo impegno è rimanere fedeli alla sovranità del nostro popolo e al suo voto; non cercare il potere a tutti i costi, ma stabilire a tutti i costi la libertà e la giustizia; non tornare mai più alla dittatura dello shah e dei mullah. E, come riconosciuto dalla maggior parte dei legislatori eletti negli Stati Uniti e in Europa, vogliamo istituire un Iran democratico, laico e non nucleare.

 

Le rivolte sono un modello geniale per l’operazione più ampia di rovesciamento del regime

Da tutte le indicazioni, la teocrazia dominante è sull’orlo del crollo.

Il virus del fascismo religioso dominante e il suo complice, il coronavirus, hanno unito le forze per demoralizzare e far disperare il nostro popolo e la nostra società, ma noi durante la rivolta del novembre 2019 abbiamo visto con i nostri occhi che le proteste sono scoppiate improvvisamente in 900 punti in tutto il Paese. Ciò ha creato un modello e una prospettiva brillante per la grande rivolta che rovescerà il regime.

Le rivolte che sono continuate da dicembre 2017 e gennaio 2018 a novembre 2019 e gennaio 2020 non hanno a che fare con una riforma del regime e non avevano nulla da dire ai mullah. Non hanno chiesto nulla ai mullah. Invece, queste rivolte puntano a rovesciare il clero dominante.

Nel corso di queste rivolte, questa generazione ha pronunciato i fragorosi canti di “Morte all’oppressore, che si tratti dello shah o del Leader (supremo)”; “Non vogliamo né lo shah né il Leader, non vogliamo una scelta tra il male e il peggio”.

Questa generazione ha “voltato le spalle al nemico mentre abbracciava la nazione”, con lo slogan: “Il nostro nemico è proprio qui. Mentono quando dicono che è l’America”.

Questa generazione è un incubo costante per i mullah. In effetti, i chierici si sono trovati faccia a faccia con una generazione ribelle contro la quale sono vulnerabili.

La resistenza iraniana basandosi su affidabili e ben documentati rapporti ha registrato la cifra di 1.500 martiri durante la rivolta del novembre 2019. Ma la cifra reale è molto più alta. Una moltitudine di documenti ottenuti dalla Commissione Sicurezza e Antiterrorismo del CNRI provenienti dall’interno dell’Organizzazione Nazionale per le Emergenze, che riguardano solo Teheran, sono la punta dell’iceberg e confermano questo fatto.

Queste rivolte hanno dato scacco matto agli apologeti politici, ai sostenitori, ai lobbisti e agli agenti pagati dal regime iraniano, perché le proteste hanno completamente screditato il loro inganno e le loro menzogne.

Continuavano a dire che sarebbe inconcepibile per il popolo iraniano ricorrere alle rivolte e alla rivoluzione per rovesciare i mullah.

Continuavano a dire che il cambiamento in Iran non avverrà se non all’interno del regime stesso.

E più volte hanno ripetuto le false affermazioni dei mullah sulla mancanza di supporto popolare per l’OMPI /MEK. Cercando di identificare i giovani e gli adolescenti membri MEK, all’improvviso videro con i loro occhi folle di giovani travolgere le strade delle città iraniane. E furono irritati quando videro che fra gli arrestati c’erano studenti progressisti [che sostenevano il MEK].

Questo spiega perché i mullah e la loro folla di investigatori e funzionari si siano scatenati contro la Resistenza e contro l’OMPI/MEK. Si vedono sul punto di essere rovesciati e sono in agonia per il fatto che queste rivolte e questi giovani ribelli hanno adottato la tabella di marcia e la strategia dell’OMPI/MEK.

Una forza in grado di rovesciare il regime è in agguato nel cuore delle città iraniane

Si, la rivolta vulcanica del novembre scorso ha spazzato via tutte le affermazioni infondate.

È stato dimostrato che è possibile ispirare e organizzare proteste.

È stato dimostrato che, nonostante tutta la repressione e tutti i crimini, la nostra gente ha il desiderio e una notevole prontezza per continuare la loro rivolta.

È stato dimostrato che masse di persone, in particolare i poveri e i giovani, si sono trovati faccia a faccia contro il regime.

Ed è stato dimostrato che una forza in grado di rovesciare il regime che si nasconde nei cuori delle città iraniane sta emergendo. Questa è la forza stessa che il ministro degli Interni del regime ha descritto come “una forza di combattimento di circa 600.000 uomini”, che ha distrutto centri del regime uno dopo l’altro durante la rivolta del novembre.

È questa forza ribelle che, nonostante gli incessanti arresti, autorizza le unità di resistenza a raggrupparsi, riprodursi e moltiplicarsi costantemente.

Negli ultimi due anni, l’emergere di città ribelli e le operazioni dei focolai della resistenza contro la repressione, volte a rompere l’atmosfera repressiva, alimentando il motore delle rivolte e mobilitando il popolo, hanno fatto sì che il regime sentisse chiaramente e vividamente il pericolo.

Nella storia delle lotte di liberazione in Iran, il fenomeno dei focolai della resistenza e delle città ribelli e il loro ruolo chiave nella strategia delle rivolte sono stato scoperti e formulati da Massoud [Rajavi, leader della resistenza iraniana]. E questo è il segreto delle rivolte e della vittoria finale.

Negli ultimi due anni, le unità di resistenza superando il martirio e molti arresti  hanno sfidato il nemico faccia a faccia, nonostante l’esistenza di tutte le telecamere a circuito chiuso e la presenza di molti agenti in varie città dell’Iran. Hanno effettuato in media 20 operazioni al giorno per affrontare la repressione, pubblicizzare la resistenza o denunciare il regime. Queste stesse attività giocano il ruolo della scintilla per le rivolte e hanno travolto il regime.

Onore a questi giovani coraggiosi, onore ai prigionieri politici resistenti e saldi, e onore a questa generazione che è determinata a combattere e fare sacrifici, rinunciando ogni giorno ai propri averi e rischiando la vita per tenere accesa la fiamma delle rivolte e per salvare l’Iran incatenato.

Questi sono i segni rivelatori del grande esercito della libertà. Tra gli innumerevoli repressi, la forza della salvezza e della libertà si sta alzando.

Sì, il sole sta sorgendo e canta la carovana bagnata del sangue dei martiri:

Alzatevi amici,

impavidi come aquile,

caricate contro il nemico,

avanti verso la vittoria, verso la prosperità!

 

In ultima analisi, i mullah non hanno soluzioni

Sulla scia delle rivolte di dicembre 2017 e gennaio 2018, Massoud [Rajavi] ha dichiarato: “Per impedire questa rivolta, il leader supremo dei mullah non ha altra scelta se non quella di risolvere una serie di problemi economici, sociali, politici e di sicurezza, ed in tal caso spianerebbe la strada al rovesciamento del suo stesso regime.”

Questo è precisamente il punto focale della vulnerabilità dei mullah. Se continuano a perseguire il loro percorso attuale, in particolare la belligeranza, i lanci di missili, il terrorismo, le intimidazioni e il serrare i propri ranghi, inevitabilmente cadranno prima.

E se facessero anche un minimo passo indietro, vale a dire, se cambiassero il loro comportamento e abbandonassero la repressione, il terrorismo e la belligeranza, allora minerebbero l’esistenza stessa della regola del velayat-e faqih (potere clericale assoluto).

Per questo motivo, oggi, Khamenei chiede la creazione di “un governo giovane e Hezbollahi” e vede un parlamento monolitico e un sistema giudiziario omicida come l’unica via d’uscita dal vortice delle crisi e l’unico modo per preservare il regime.

Meno di due settimane fa, in una sessione aperta del parlamento il 5 luglio, i deputati parlavano di mettere sotto accusa e persino di perseguire Rouhani per aver commesso tradimento. Hanno scaricato su Zarif (il ministro degli Esteri del regime) la loro immensa paura e il loro orrore per l’attivazione del meccanismo di ripristino delle sanzioni in relazione al programma nucleare.

I mullah e le loro Guardie rivoluzionarie avevano fatto una scommessa vitale sulla fine dell’embargo delle armi il 18 ottobre, come stipulato nel JCPOA. Per questo motivo, la decisione della comunità internazionale di attivare il meccanismo di ripristino delle sanzioni sarebbe il colpo di grazia sparato ai successi del regime sotto il JCPOA e alla politica di condiscendenza. Prima di tutto, il meccanismo del ripristino avrebbe fatto esplodere la bolla della lunga vita del regime e avrebbe assicurato la sua caduta.

Quindi, accusare Rouhani e Zarif di aver commesso un tradimento per il quale devono essere messi sotto accusa è un gesto preventivo per codardia e nervosismo.

Noi diciamo: che il leader supremo divori le proprie fazioni interne e ne disponga quanto vuole.

In ultima analisi, i mullah non hanno soluzioni e il loro regime è destinato a cadere nella sua interezza.

 

La strategia di infliggere vittime umane di massa durante la pandemia di coronavirus per respingere le rivolte popolari e la minaccia di rovesciamento

Compatrioti,

cari amici,

Fino ad oggi, lo scoppio accelerato del coronavirus ha causato la morte di almeno 72.000 persone in Iran. Osserviamo un minuto di silenzio in omaggio a queste vittime innocenti.

Più di ogni altra volta, questa carneficina ha scoperto la spaventosa realtà di come i mullah hanno distrutto le basi sanitarie, nutrizionali e di assistenza sociale del Paese, lasciando la nostra popolazione vulnerabile al virus più di qualsiasi altro Paese al mondo.

Bisogna assolutamente astenersi dal confrontare la crisi del coronavirus in Iran con la situazione in altri Paesi. A marzo, Khamenei dichiarò apertamente di aver cercato di creare un’opportunità e una benedizione per la crisi del coronavirus.

Ho ripetutamente dichiarato, a nome della Resistenza iraniana, che la tendenza anomala in aumento del numero di vittime del coronavirus in Iran è un prodotto delle politiche criminali del leader supremo dei mullah, Ali Khamenei e del suo presidente, Hassan Rouhani. La strategia di lanciare vittime di massa come barriera contro la minaccia di una rivolta e dell’eventuale rovesciamento è esattamente progettata per pacificare e demoralizzare la società iraniana, rendendola senza speranza e paralizzata.

Hanno rimandato la gente al lavoro senza offrire loro alcun aiuto nella prevenzione e nel trattamento della malattia. Allo stesso tempo, incolpano la gente per la diffusione del virus, sostenendo che non ha rispettato i protocolli igienici.

I funzionari del regime affermano che la malattia ha lanciato un attacco a sorpresa nel mese di luglio. “Gli infermieri stanno cadendo come foglie d’autunno” e almeno 15.000 membri del personale medico in Iran sono stati infettati.

Salutiamo i medici e gli infermieri altruisti che hanno sofferto tremendamente negli ultimi mesi, ma non si sono fermati per un momento nel tentare, a costo della propria vita, di salvare le vite dei loro connazionali. Per mostrare il nostro apprezzamento, applaudiamoli per un minuto.

Cari amici,

In queste circostanze critiche, i mullah al potere si sono rifiutati di stanziare un budget considerevole per combattere la malattia e persino pagare gli stipendi degli infermieri.

Il ministro della Sanità del regime afferma che, nonostante i suoi ripetuti appelli dall’inizio dello scoppio della pandemia (a febbraio), per la prima volta a giugno sono stati forniti al ministero solo 300 milioni di euro. Si tratta di solo 3,5 euro a persona per affrontare la pandemia. Questa somma esigua non può essere paragonata a quella di nessun altro Paese. Ma anche questo budget limitato viene sprecato nel ciclo di corruzione pervasiva del regime.

D’altra parte, durante la straordinaria crisi del coronavirus, i mullah hanno continuato a lanciare costosi satelliti nello spazio. Allo stesso tempo, hanno continuato le loro attività bellicose e terroristiche in Iraq e in Siria e hanno portato le loro minacciose attività nucleari a un nuovo livello. Il ministro della Difesa del regime ha recentemente dichiarato al parlamento dei mullah: “Il numero dei missili che abbiamo prodotto negli ultimi quattro anni è stato pari alla nostra produzione nei dieci anni precedenti messi insieme”.

La domanda è: Da dove ottengono i soldi da spendere per tali attività? Ovviamente, svuotando i panieri dei nostri poveri.

I mullah hanno aumentato il numero di basi per la Forza Basij dell’IRGC a 54.000. Se avessero speso un decimo di questi soldi per costruire ospedali, le vittime di questa malattia non sarebbero state così numerose. Sappiamo che ci sono solo 954 ospedali attivi nel Paese.

Il 21 maggio 2020 nella città di Fadak, nella provincia di Kermanshah, gli agenti municipali del regime hanno raso al suolo senza scrupoli una baracca dove viveva Asiyeh Panahi.

Asiyeh era madre di sette figli. Era povera e non aveva alcun sostegno. Aveva appena finito di costruire la sua casa di 40 metri quadrati dopo una grande sofferenza e non voleva lasciargliela distruggere. Gridò ancora e ancora: “Non radete al suolo la mia casa!” Ma la trascinarono a terra per così tanto tempo che alla fine morì.

Quante altre Asiyeh devono perdere la casa? Quante altre persone devono scivolare nella povertà e nella fame? Quanti altri devono subire la morte per logoramento ogni giorno?

Oggi, molte donne prive di redditi vivono fra macerie, in tunnel e in buche sottoterra, oppure in baraccopoli e tende.

Perché queste donne e altri 38 milioni di persone vivono nelle baraccopoli? Perché più di sette milioni di persone sono state costrette a vivere nei cimiteri? Sì, ovunque guardiamo, possiamo solo vedere la distruzione causata dai mullah. E porremo sicuramente fine a questo.

I mullah al potere devono rispondere: perché il valore della valuta ufficiale del Paese è precipitato così tanto? Perché non è possibile creare posti di lavoro? Perché l’Iran è uno dei quattro Paesi al mondo con i più alti tassi di inflazione?

A proposito, dovete dirci: cosa è successo con le entrate petrolifere del valore di tremila miliardi di dollari sotto il dominio di Khamenei?

E dovete dirci: da dove Khamenei ha accumulato 100 miliardi di dollari nel suo quartier generale esecutivo?

Da dove hanno ottenuto il Corpo dei Pasdaran, la Forza di Sicurezza dello Stato (SSF), Astan-e Qods e la Fondazione Mostazafan centinaia di miliardi di dollari?

Le 15 istituzioni e fondazioni sotto il controllo di Khamenei hanno un patrimonio totale di mille miliardi di dollari.

Sì, questo è il risultato diretto dell’avere spinto almeno 60 milioni di iraniani sotto la soglia di povertà.

Maledizione a questo regime depravato e criminale dei mullah.

 

Il nostro impegno davanti al popolo e alla storia iraniani

Compatrioti, cari amici,

Il nostro impegno è rovesciare il regime, riprendere l’Iran e ripristinare tutti i diritti violati e saccheggiati del popolo iraniano.

Il nostro popolo deve godere del diritto alla salute, a un alloggio, al lavoro, all’associazione e al sindacato, il diritto all’autonomia delle minoranze etniche, il diritto alle pari opportunità, alla partecipazione alla gestione degli affari della società e alla sovranità popolare.

Sì,

Gli iraniani devono essere liberi dalla schiavitù religiosa e dallo sfruttamento sessuale. Devono godere della libertà di espressione e di opinione, della libertà di scelta. Devono essere tirati fuori dalla povertà ed essere liberi dalla paura; questo significa porre fine alla tortura, alle esecuzioni e all’insicurezza sociale ed economica.

 Ci siamo impegnati a ripristinare tutte queste libertà e questi diritti. Assumiamo questo impegno davanti al popolo e alla storia iraniani. Questo è il nostro impegno per 120.000 martiri che erano innamorati della libertà.

Cari amici,

Oggi, in Iran, una delle più grandi battaglie e una delle più grandi prove del nostro tempo infuria tra libertà e fascismo religioso, tra democrazia e fondamentalismo religioso. Questa è una battaglia intrecciata con il destino dell’umanità contemporanea e con la pace e la sicurezza globali.

Esortiamo tutti i governi e gli organismi internazionali a stare con il popolo iraniano in questa storica resa dei conti contro la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza nel mondo.

La recente risoluzione adottata a maggioranza dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti fornisce un modello credibile da seguire per tutti i governi e per la comunità internazionale per quanto riguarda l’Iran e il popolo iraniano.

 

Il processo al diplomatico-terrorista del regime in Belgio

Le autorità del regime iraniano hanno pianificato di lanciare un grave attacco terroristico contro il Grande Raduno Iran Libero a Parigi, nel 2018. I terroristi in possesso della bomba sono stati arrestati dalla polizia belga. Il diplomatico terrorista del regime che aveva consegnato la bomba ai suoi complici è in prigione da più di due anni.

Due giorni fa, il processo a questo diplomatico e ai suoi tre complici è iniziato in Belgio.

Per la prima volta, un diplomatico in servizio è sottoposto a processo in Europa per coinvolgimento diretto nel terrorismo. Questa è una grande vergogna per il regime e dimostra che il regime non risparmia gli sforzi, commetterà qualsiasi crimine e pagherà qualsiasi prezzo per annientare la sua alternativa.

Godendo dei privilegi diplomatici, il diplomatico del regime arrestato ha diretto questo complotto sotto la supervisione degli alti funzionari del Ministero dell’Intelligence del regime.

Il processo contro i quattro terroristi detenuti come autori di questo atto terroristico è un passo necessario. Ma, come ho sottolineato quando ho testimoniato per sette ore e ho fornito ampi documenti e prove, i veri responsabili delle decisioni erano Khamenei, Rouhani, Zarif e il ministro dell’Intelligence Mahmoud Alavi.

Questo dossier è un caso sufficiente e definitivo in base al quale il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può perseguire Khamenei e i suoi complici come principali sponsor mondiali del terrorismo. Naturalmente, questo si aggiunge al caso del massacro dei prigionieri politici nel 1988. Ed è un imperativo porre fine al terrorismo sfrenato dei mullah.

 

Compatrioti!

Siamo alla vigilia di numerosi grandi vicende storiche indimenticabili.

La rivolta del 21 luglio 1952, a sostegno del grande dottor Mossadeq, l’anniversario della fondazione del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a Teheran nel 1981 su iniziativa di Massoud (Rajavi), l’Operazione Quaranta Stelle e il massacro di 30.000 prigionieri politici nel 1988 sulla base della fatwa di Khomeini.

Dalla rivolta del 21 luglio 1952 alla rivolta del novembre 2019, la nostra nazione ha pagato il prezzo della sua libertà, e senza alcun dubbio, è degna di libertà e otterrà la libertà.

La missione della nostra generazione è rovesciare il regime criminale dei mullah e ripristinare i diritti calpestati di tutto il popolo iraniano. Per compiere questa missione, abbiamo dovuto sopportare torture, frustate, esecuzioni e calunnie.

Come ho ripetuto più volte, non siamo venuti per ottenere qualcosa per noi stessi; siamo venuti a sacrificare e pagare il prezzo richiesto.

Siamo determinati a ripristinare la libertà e la sovranità del popolo iraniano e questo accadrà.

 

Viva la libertà

Gloria al popolo iraniano

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