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“Una bimba senza bambola come una donna senza figli”

Cose che oggi ci sembrano normali, giuste, morali, potrebbero essere considerate assurde, ingiuste, immorali, dalle future generazioni, così come a noi sembrano assurde cose che sembravano normali in tempi passati. Oggi già tante persone, per fare un esempio, ritengono assurdo, ingiusto, immorale che alleviamo e uccidiamo animali per cibarcene, tra qualche secolo la pratica potrebbe essere considerata da tutti, assurda, strana, impensabile. Qualcuno, nel futuro, potrebbe stupirsi, scandalizzarsi, apprendendo che nel lontano passato esistevano mattatoi e macellerie. “Com’era possibile?”, potrebbe chiedersi un uomo del futuro.

Pensieri ovvi, forse banali, che mi sono venuti in mente leggendo la riflessione bella, ma decisamente sessista, di un uomo coltissimo, intelligentissimo, vissuto nel 1800:  “La bambola è uno dei più imperiosi bisogni e nello stesso tempo uno dei più affascinanti istinti dell’infanzia femminile. Curare, vestire, pettinare, abbigliare, svestire e rivestire, insegnare, sgridare un po’, cullare, vezzeggiare, addormentare, immaginarsi che qualche cosa sia qualcuno; tutto l’avvenire della donna è là. Mentre sogna e bisbiglia, mentre fa i corredini e le fasce minuscole, mentre cuce i vestitini, i corpetti e i piccoli giubbetti, la bambina diviene fanciulla, la fanciulla diviene adolescente, l’adolescente diviene donna. Il primo figlio continua l’ultima bambola. Una bambina senza bambola è quasi altrettanto infelice e altrettanto impossibile che una donna senza figli”. ( Victor Ungo – I Miserabili). Affermazione assurda per noi, oggi, normale per un uomo dell’800, sebbene coltissimo e intelligentissimo.

Quanta sofferenza risparmiata, soprattutto a donne e bambini, se gli uomini di ieri avessero visto chiaramente ciò che vediamo noi oggi, e quanta sofferenza risparmiata se gli uomini di oggi vedessero chiaramente ciò che vedranno gli uomini di domani. Ma così va il mondo.

Renato Pierri

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