Sommario: ITALIA AL FALLIMENTO – AUTOSTRADE – TRUMP – VERBANIA MAGLIA NERA
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COVID: L’APPROCCIO SICURO AL FALLIMENTO
Il turismo italiano (1.430.000 lavoratori stagionali l’anno scorso, la più grande industria italiana) sta fallendo registrando a giugno il 92,3 % di turisti stranieri in meno rispetto all’anno scorso.
D’altronde voi verreste in vacanza in un paese dove c’è lo stato di emergenza sanitaria? Ha senso mantenerlo “per prudenza” ed hanno senso i quotidiani titoli allarmistici pur avendo metà dei casi, dei ricoverati e fortunatamente anche metà morti – per esempio – della Francia?
Ma perché dobbiamo continuare a farci del male se le vittime da Coronavirus sono ormai da settimane solo CIRCA L’ UNO PER CENTO DEI DECESSI GIORNALIERI IN ITALIA ed i contagiati sono ormai quasi tutti curabili?
Insisto: serve attenzione, senso di responsabilità e bisogna mantenere delle precauzioni, ma mentre l’economia privata cerca disperatamente di non fallire (vedrete in autunno!) è desolante poi prendere atto che “lo stato d’emergenza” diventa però anche una BUONA SCUSA NEL “PUBBLICO” (dove non si rischia lo stipendio fisso) PER LAVORARE IL MENO POSSIBILE con uffici spesso ancora chiusi all’utenza e dove le pratiche si accumulano.
E di oggi la notizia – per esempio – che i sindacati chiedano ancora la chiusura delle scuole per settembre (eppure sono aperte in tutta Europa…) motivando che non sono stati fatti i lavori di adeguamento. Qualche ministra – più o meno commissariata – non ne porta responsabilità?
PS Sarebbe poi interessante aprire il capitolo della nuova ondata di immigrati e le sue conseguenze dal punto di vista sanitario, ma poiché è un tema scottante meglio tagliare, sopire, dimenticare, minimizzare… Certo che è fantastico e poco coerente chiudere le frontiere con mezzo mondo (o quasi tutto) e poi accettare questi nuovi arrivi!
AUTOSTRADE
Sono 15 anni che scrivo settimanalmente IL PUNTO e i lettori più longevi hanno letto infiniti commenti sulle vicende legate alla concessioni delle autostrade italiane, vere miniere d’oro per poche società e salasso quotidiano per gli automobilisti.
Un traffico para-politico che ha vizi e radici antiche, perché tutti parlano oggi dei Benetton, ma pochi ricordano innanzitutto che ci sono altre società che gestiscono la rete e che in questi anni nessun Magistrato sembra mai avere avuto la volontà di capire fino in fondo come fossero gestite e rese possibili le “concessioni” in cui i pedaggi aumentavano ben oltre l’inflazione, ma nessuno sembrava protestare.
Così come nessuno sembra abbia mai considerato che sulle tratte “concesse” viaggiassero man mano sempre più veicoli di quelli “storici”, altro enorme “extra” per i gestori con una moltiplicazione dei pedaggi.
Invece i lavori di manutenzione languono da sempre: a parte il ponte Morandi vi sono tratti incompiuti o in manutenzione da decenni, lavori sempiterni che non finiscono mai. (Uno per tutti la tangenziale nord di Milano intorno a Cormano, pur essendo uno dei tratti più trafficati d’Italia).
Tutto ciò solo per ricordare che l’intero sistema politico ha avuto generosi “sponsor” in questa partita, soprattutto in chiave x DC, ex Margherita, PD e consoci, con punte di eccellenza nella SVP, il partitino altoatesino che ha sempre il suo posticino nel sottogoverno e un occhio di riguardo per la Verona-Brennero.
Infiniti esempi per sottolineare che forse più che revocare concessioni servirebbe ridurre drasticamente i pedaggi, imporre verifiche e manutenzioni e diffidare di carrozzoni tipo ANAS che non mi sembrano assolutamente in grado di prendere in mano la rete autostradale, soprattutto vedendo anche come sono conciate strade e superstrade in giro per l’Italia.
Le “squadrette di manutenzione” ANAS – chissà perché sempre composte da affaticati uomini “di panza” – non mi hanno mai entusiasmato e sono un visibile esempio di ben scarsa efficienza.
RIFLESSIONE: TRUMP E’ ANCORA IN CORSA
Se dessimo retta ai media italiani Donald Trump a novembre dovrebbe perdere clamorosamente le elezioni. E’ tale la loro antipatia e il preconcetto nei confronti del presidente americano che molti rischiano di perdere obiettività e – come nel 2016 – fallire clamorosamente le previsioni.
Certo, all’inizio dell’anno Trump aveva il vento in poppa: l’economia americana tirava bene, il campo democratico era un rissoso cimitero di candidati e la rielezione sembrava cosa fatta.
Oggi il quadro è più incerto e complesso, nella campagna intervengono anche altri fattori più o meno imponderabili e la partita si è senz’altro riaperta, anche se non è proprio detto che alla fine vincerà Joe Biden che è figura anziana e sbiadita, con minimo appeal, ma è quella che si sono trovati improvvisamente in mano i democratici per tentare di ribaltare i pronostici.
L’immagine di Trump è cozzata contro l’imponderabilità del Coronavirus che l’amministrazione americana ha giocato bene dal punto di vista economico (agli industriali, professionisti, negozianti americani sono arrivati milioni di lettere a firma del presidente con allegato assegni che gli imprenditori italiani neppure potrebbero sognarsi) ma è il contraccolpo economico della pandemia sulla società americana è stato comunque catastrofico, soprattutto in termini di occupazione.
Trump all’inizio ha giocato male la partita, minimizzandola, poi ha corretto il tiro tirando in ballo (con tutte le ragioni) i pasticci cinesi, ma la situazione ora è in bilico soprattutto se perdurasse il contagio in autunno. Poco conta che le responsabilità presidenziali vanno in gran parte spartite con i diversi governatori: i media – in gran parte democratici – hanno vivisezionato ogni dichiarazione di Trump per sottolinearne l’inaffidabilità. Immaginate se in Italia qualcuno mettesse in fila le frasi pronunciate negli ultimi quattro mesi da Conte, Azzolina, Di Maio, Speranza e i vari tuttologi, scienziati, virologi ecc.ecc. Ne uscirebbe una infinita serie di marionette, esattamente come si è cercato di fare con Trump.
Anche i numeri citati in Italia sono spesso in malafede: negli USA i “positivi” saltano fuori anche perché si fanno circa 800.000 tamponi al giorno e in proporzione alla popolazione i 130.000 morti sono molti di meno di quelli italiani (35.000), particolare che si tende a dimenticare
Negli USA la crisi ha colpito soprattutto le fasce basse ed è stata logica la crescita dello scontento popolare che ha avuto negli scontri etnici un detonatore impensato. Pochi sanno – soprattutto in Italia – che l’episodio del nero ucciso a Minneapolis è avvenuto sotto un comandante di polizia municipale ispanico e un rampante sindaco democratico (Jacob Frey): l’effetto scatenante della morte di George Floyd si è esteso a macchia d’olio coinvolgendo molti strati sociali. Un cocktail perfetto per i democratici che possono così sfruttare i risentimenti degli afro-americani per portarli al voto a novembre ed è per questo che Biden si è improvvisamente materializzato ai funerali di Floyd implicitamente schierandosi però anche sulle posizioni di chi ha giustificato le successive violenze. Non è detto che sia stata una mossa così vincente come è stata dipinta in Italia: se è vero che Trump sta arroccando i suoi sostenitori su posizioni forse troppo conservatrici (e quindi rendendoli numericamente perdenti) è altrettanto vero che molti elettori democratici si sono irritati per questa adesione. Tutto dipenderà da chi sarà indicato come vice-presidente: se fosse Michelle Obama la scelta di campo sarebbe molto chiara, soprattutto perché negli USA pochi pensano che Biden “durerà” a lungo in carica.
Certamente le esagerazioni pseudorazziste, le dimostrazioni, le assurdità di abbattere monumenti e ritratti “confederali” cominciano a disturbare anche molti democratici che si rendono conto che la demagogia esasperata non porta da nessuna parte.
Una volta di più le presidenziali americane si vinceranno per l’affluenza al voto (sempre molto bassa rispetto all’Italia) e in questo senso la mossa democratica per portare al voto i neri potrà essere stata quella vincente.
Poi – come sempre – è Trump a metterci del suo impersonando la sua figura irriverente ma soprattutto dividente tra amici e nemici.
La sua campagna elettorale è partita male con il flop di Tulsa, ma Trump è un combattente con una base minoritaria ma compatta e gli strateghi della campagna presidenziale non ripeteranno certo gli errori fatti in Oklahoma.
Gli americani chiedono a qualsiasi presidente che l’economia tiri (ed effettivamente fino a febbraio “tirava”), che la borsa vada bene (e per tre anni è andata benissimo) che gli USA la smettano di essere i gendarmi del mondo e in questo campo Trump ha avuto dei significativi successi. Perderà per un microvirus giallo che gli ha sballato tutti progetti? Chissà, certo Biden non è amato, ma per molti diventa “il meno peggio”, anche se molti americani si chiedono chi sia alle sue spalle a tirare i fili di una candidatura partita perdente e diventata automatica per circostanze imprevedibili.
Certamente Trump dovrà dare all’elettorato idee vincenti e non giocare solo in difesa, sicuramente attaccherà Biden nei dibattiti in diretta con la sua verve ben maggiore dell’avversario. Un Biden anziano, anche lui privo di un programma convincente, espressione più di un apparato di partito che non di valori propri, Biden non è certo imbattibile, ma proprio la sua inconsistenza può diventare un problema per The Donald: difficile dipingerlo come un cattivo e pericoloso sovversivo.
Esito aperto, quindi, sbaglia chi già ora dia Trump per sconfitto.
VERBANIA: DAI PRIMI DELLE CLASSE ALLA MAGLIA NERA
Dieci anni fa Verbania era al “top” delle città italiane come qualità della vita ed eco-sostenibilità, ricevendone attestazioni, complimenti e premi.
Siamo man mano spariti in graduatoria e spiace scoprire che la nostra città sia ora l’UNICA in Piemonte ad aver ricevuto addirittura ufficialmente da Legambiente la “maglia nera” per la gestione della piana di Fondotoce.
Il mio sito www.marcozacchera.it è stato recentemente rinnovato e arricchito di informazioni, articoli e notizie: dategli un’occhiata!
Grazie a chi mi invia indirizzi di amici e conoscenti per allargare l’indirizzario degli invii de IL PUNTO.
BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA