….o un semplice innalzamento delle paratie, come si usa fare per alzare un camion con un martinetto idraulico che, abbassatolo agendo sulla valvola di pressione, si scopre poi che il mezzo comunque non funziona ?
Da anni, almeno una ventina circa, mi occupo giornalisticamente dello strumento “Mose” che, come ormai tutti sanno, dovrebbe salvare Venezia dall’acqua alta.
Da sempre sono stato contrario a quest’opera, insieme con l’allora Sindaco di Venezia Massimo Cacciari e l’Assessore Gianfranco Bettin, tant’è che poi sono stato preso da una sorta di assuefazione mentale che ha fatto sì che si instaurasse dentro di me una sorta di convivenza forzata con un progetto che, sin qui, si è appalesato come la truffa più grande a danno dei cittadini: 7 miliardi circa buttati a mare. Assuefazione, quanto a disappunto, come quella con la quale, per altri versi, dovremo convivere ancora per anni a causa del Covid-19…
E non è finita in quanto, ove detto progetto dovesse andare in porto (ma non credo nei termini e soprattutto nella maniera utile come si tenta di far credere) ogni anno si dovranno spendere più di 100 milioni per la manutenzione, cifra che, all’italiana, sarà suscettibile di vari raddoppi, per cui mi piacerebbe tanto che qualcuno, molto onestamente, dicesse quando in appresso.
Premesso che quella di ieri non si può chiamare inaugurazione, ma una semplice prova di innalzamento delle paratie mobili, tra l’altro già malconce per la sabbia e per la dimora di quintali di vongole (a questo proposito si potrebbe, in caso di fallimento, cambiare destinazione al progetto trasformandolo in un…allevamento di mitili, ma questa è una boutade !), andrebbe detto che c’era già stata una inaugurazione (inizio opera) da parte di Berlusconi nell’anno 2003, mentre due anni prima erano stati programmati dei fondi, per cui il discorso mi richiama le varie inaugurazioni “farsa” del tratto autostradale della Salerno-Reggio Calabria che, se non vado errato, non è ancora finito a dovere.
A questo punto, come ho detto e scritto più volte, anche per mettere a tacere la coscienza nazionale, bisogna dare una parvenza di “coerenza” ai lavori che sono costati 7 miliardi per cui, anche una persona dall’intelligenza precaria, non potrà che optare per l’ultimazione di un opera che sicuramente avrà un’efficienza infinitesimale rispetto ai soldi che sono stati sprecati. Insomma, per pochi “spiccioli” vale la fine di completare un’opera che, obsoleta sin da ora per un sacco di motivi (clima, abbassamento di Venezia e tante altre cose), farà ancora parlare di sé. Eccome !
Chi sarà a salvare la faccia ai progettisti in correità con la politica ? La risposta è semplice e demandabile alla natura umana.
Sarà il tempo che, man mano che passa, farà dimenticare le vicissitudini connesse a questo truffaldino processo evitando anche alle persone che ci hanno “mangiato sopra” di poter rispondere penalmente dei loro malfatti per decorso dei termini esistenziali disegnati dal Padreterno.
Sarebbe già un sollievo non sentirne più parlare, ma temo che non sarà così ancora per molti anni.
Arnaldo De Porti
(Belluno-Feltre)