ALBERTO CALLE A COLLOQUIO CON FABRIZIO COMPAGNONE PER PARLARE DELLO SVILUPPO E FUTURO NEL MUNICIPIO VI

Alberto Calle ha avuto un colloquio con Fabrizio Compagnone per parlare dello sviluppo nel VI municipio di Roma e del ruolo che sta svolgendo il Partito Democratico.

 

1) A distanza di quattro anni dalle ultime elezioni amministrative, dove il centro sinistra nel territorio del Municipio VI non è arrivato neanche al ballottaggio, come valuta in generale il dibattito politico, e come si sviluppa nel Pd?

 

Premetto che, seguo molto attentamente tutte le dinamiche della politica territoriale soprattutto quelle tra il M5S e le Destre; un dibattito veramente poco entusiasmante, in cui si rivendica (da parte di chi governa il municipio) una azione amministrativa che in realtà non c’è stata, con “risultati” insoddisfacenti, se non del tutto assenti. Purtroppo, il livello di discussione della politica locale in VI, è sempre più deludente e approssimativo, anche in Aula; chi segue i lavori sa che spesso siamo soli noi ad alzare il livello del confronto. Per soli intendo il Partito Democratico che, tra l’altro, è composto da soli due consiglieri, ovvero il sottoscritto ed il Consigliere Gasparutto. Insieme cerchiamo di rappresentare, ove possibile, le esigenze di tutti i quartieri (più di quaranta) e dei cittadini che vi risiedono, non potendo, oltrettutto, essere presenti in tutte le commissioni; a volte veramente si va oltre il possibile! Certo, dopo il risultato elettorale del 2016, per noi è stata complicata e lo è ancora, l’opera di ricostruzione e di penetrazione delle nostre proposte nel tessuto sociale di questo territorio, e lo sarà ancor più, se non coltiveremo l’ambzione di un progetto, categorie e strumenti adeguati alla sfida che, oggi, è contro una destra aggressiva e pericolosa e in perenne campagna elettorale.

 

2) Come pensa che il possa e debba interpretare il proprio ruolo in terrotiri così difficili?

 

Per rappresentare un territorio così difficle e vasto come il Municipio VI, c’è bisogno di rimettere la Politica vera al centro della discussione, altrimenti si rischia una svilente e riduttiva rappresentazione dello stato delle cose. Il territorio ha bisogno di un pensiero politico lungo, serio e probonibile, ad ampio respiro. Ma, per avere pensieri lunghi bisogna capire e pensare. Capire innanzitutto i bisogni dei cittadini e proporre soluzioni. Dobbiamo, in altre parole, mettere al centro la sfera di interessi e bisogni individuali che non trovano più una rappresentanza nella sinistra tradizionale per come l’abbiamo conosciuta e ereditata.

 

3) Quali sono le situazioni del territorio che, risolte, cambierebbero veramente la vita dei cittadini?

 

Le criticità sono molteplici; bisognerebbe cominciare nel dire che, per amministrare bene un Municipio, è indispensabile conoscere sia la macchina amministrativa che il territorio. Ed essere attivi nel proprio ruolo istituzionale. Io, per esempio, ho una costante presenza nelle commissioni, consigli e come atti presentati in aula. Questo è molto importante, se si vogliono conoscere a fondo le problematiche e le situazioni del territorio. Comunque, per rispondere alla domanda, quello che sicuramente occorre, è ristabilire un patto sociale con le rappresentanze dei cittadini, a tutti i livelli, rivedendo (se necessario) anche i ruoli dei comitati e associazioni di quartiere, rendendoli più incisivi e partecipi alla vita decisionale dell’amministrazione. Oggi manca quel coinvolgimento civico e libero tanto decantato; quello che era protagonista nella prima stagione del Sindaco Veltroni. Inoltre, l’emergenza sanitaria del covid 19, ha evidenziato grandi difficoltà della macchina amministrativa comunale nel rapportarsi con i municipi, soprattutto negli interventi sul welfare, con una grave carenza di interventi adeguati e diffusi. Ma penso anche ai trasporti, al problema dei rifiuti e all’ambiente, alla cultura… Occorre, insomma, un cambio di passo per far uscire la Città di Roma dal degrado e dalla crisi profonda in cui si trova e sicuramente, il rilancio del tema del decentramento amministrativo, potrebbe rappresentare per il PD, una delle priorità da inserire nel programma elettorale per Roma.

 

4) Vede una forza Politica che, a prescindere del consenso, sia adeguata a Governare il Municipio?

 

Purtroppo, quello della classe dirigente politica, è un problema trasversale, che colpisce tutte le forze e coalizioni politiche. Ma proprio per questo, si dall’inizio della consiliatura, stiamo cercando (tramite un percorso specifico) di formare una nuova classe dirigente che possa affrontare con adeguata preparazione ed impegno, le sfide che abbiamo davanti. Prima fra tutte quella per Roma. Sicuramente, una scelta ineludibile da compiere riguarda il futuro di questa città e delle periferie nei prossimi 10 anni. Finita l’emergenza covid, bisognerà gettare le basi di un nuovo modello di sviluppo del territorio. In questi anni di amministrazione 5S, abbiamo assistito ad un progressivo degrado e mancanza di interventi risolutivi: molti progetti spot che, a volte, non hanno neanche un sostegno da parte dell’amministrazione centrale. Per questo, il nostro impegno principale, resta quello di progettare un equilibrato sviluppo, che punti sulla riqualificazione dei territori e sulla loro complessiva qualità urbana, sotto il profilo abitativo, ambientale, infrastrutturale, migliorando e facilitando la mobilità all’interno dei diversi nuclei urbani e tra di essi, avendo sempre come punto di riferimento la qualità della vitae il suo miglioramento, grazie ad interventi di utilità sociale e di promozione della partecipazione.

 

5) L’alternativa sembra essere la destra … o ci siete anche voi?

 

Sinceramente a destra la percezione che abbiamo, è quella di una “grande ricorsa all’oro”, con tante contraddizioni. E a volte non riesco proprio a capire alcuni comportamenti, anche da parte “nostra”, che non fanno altro che spalancare le porte alla peggior Destra che Roma potrebbe avere. Voglio essere più chiaro: il Partito Democratico, anche nel nostro territorio, non può e non deve concentrare i propri sforzi nella complessa, quanto autoreferenziale, gestione della sua vita interna. Perché così, si allontanano passioni e competenze. Per evitare ciò, occorre un lavoro serio di ricucitura sia all’interno del PD, dove per troppo tempo, una certa autoreferenzialità, ha contribuito ad interrompere ogni canale di dialogo con la società, sia all’esterno, con i mondi civici che abbiano sensibilità e valori vicini al centro-sinistra. E’ molto importante, se non fondamentale, se vogliamo un modello di società che punti all’inclusione, alla partecipazione, alla sostenibilità e solidarietà. Come partito potremo recuperare consenso, solo se sapremo costruire una alternativa credibile in termini di soluzioni per la vita delle persone; parlo di lavoro, redditto, servizi, diritto a curarsi… Le alleanze sociali con pezzi organizzati dentro la società, nascono da questa chiarezza. Se invece il cofronto tra noi si rinchiude nelle logiche di partito con filiere mobilitati dietro questo o quel candidato, rischiamo di accentuare la distanza tra di noi e i cittadini.

 

6) Quindi la possibile scelta rimane all’interno della vostra organizzazione?

 

Il punto è proprio questo, non è pensabile poter amministrare un territorio di rica 260 mila persone, facendo un ragionamento rivolto solo alla propria organizzazione politica. La parole d’ordine è allargare, n maniera ordinata e sensata, ovviamente con criteri che stabiliscano le condizioni necessarie come quella di appartenere a una cultura riconducibile al centro-sinistra. Ci sono molte realtà territoriali e civiche positive, propositive con le quali poter mettere le basi per un percorso condiviso e vincente. Nei municipi dove si andati è andati al voto prima, si è utilizzato lo strumento delle Primarie per la scelta del candidato Presidente. Ebbene, penso sia necessario ribadire l’importanza di questo strumento partecipativo, democratico e in grado di coinvolgere differenti realtà.

 

7) Se dovesse fare un bilancio di questa consiliatura a 5 stelle?

 

Il M5S alle ultime elezioni del 2016, aveva posto l’asticella delle aspettative molto alta, ma a poco più di un anno dalla fine della consiliatura possiamo dire in maniera certa, che sono molte le cose che non riusciranno a risolvere. Tanti cittadini “sedotti ed abbandonati”, si stanno rivolgendo altrove per trovare quelle risposte. Per quanto ci riguarda, dobbiamo essere bravi ad intercettare rappresentare il malessere generale che si sta diffondendo nel Municipio. Cercando di parlare alla testa delle persone e non alla pancia come fa la Destra, abituata a fomentare paure e rabbia, il tutto fatto solo ad uso e consumo di un pubblico da accaparrarsi in campagna elettorale. Per concludere vorrei ribadire l’importanza dell’unità, come valore ma soprattutto come un processo che va coltivato anche attraverso un confronto tra opinioni diverse. Le contrapposizioni interne sono spesso il frutto della mancanza di discussione aperta e senza veli, quindi oggi sento di dover far appello ad una unità che faccia i conti con la chiarezza di cosa vogliamo essere e quale parte della società scegliamo di rappresentare, promuovere, emancipare. Per riprendere quanto affermato dal segretario Zingaretti, sul modello vincente, basato sull’unione di forze di centrosinistra e liste civiche: “Non dobbiamo vivere il pluralismo come un problema e se ci sono posizioni diverse convivano, o quantomeno proviamo a farle convivere. Dobbiamo mettere l’accento su parola unità e non divisione, sulla parola collegialità e non solitudine, e questa Alleanza ci consegna un campo molto ricco di esperienze”.

 

Alberto Calle ha ringraziato Fabrizio Compagnone per il suo resoconto dell’attuale situazione nel Municipio VI, ed ha espresso il suo parere personale in merito alla decisione dell’Ue della riapertura delle frontiere di non chiudere le frontiere agli Stati Uniti d’America, ricordando quanto loro hanno fatto per rilanciare l’Europa dopo la seconda guerra mondiale con il piano Marshall, capendo naturalmente i validi motivi per la situazione del covid-19, ma con lo stesso nello personale ha detto valuterebbe la possibilità di non chiudere le frontiere agli Stati Uniti d’America, dopodiché, ha ribadito con forza il suo appello ad accelerare con il vaccino in modo di metterli a disposizione del Popolo in tempo record per ritornare finalmente alla normalità e con essa alla fase tre.

 

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