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Di male in peggio…quanto ad affermazioni della scienza medica?

Mi occupo giornalisticamente della questione coronavirus da quando questa maledetta patologia è venuta alla…ribalta e mi par di poter dire, come del resto ho già detto più volte anche su questo giornale sulla scia delle quasi quotidiane discordanti affermazioni da parte degli apici della sanità, che sarebbe quanto mai opportuno che molti dei cosiddetti “uomini della scienza” stessero zitti una buona volta evitando di fare le…”prime donne”  da avanspettacolo in tv, come succedeva qualche decennio fa ad opera delle compagnie teatrali di Bramieri, di Macario, Walter Chiari, tanto per citare quelle che mi vengono in mente ora. Infatti, attraverso le loro “performance”,  essi, più che informare correttamente la gente, stanno progressivamente, ogni giorno, deviando la pubblica opinione. Mascherine sì, mascherine no, guanti sì guanti no, asintomatici infettano, asintomatici non infettano,  sappiamo tutto del genoma però non sappiamo…niente  (perché questa è la realtà oggettiva !), il virus è clinicamente morto, anzi no, esso è più vivo che mai anche in altri paesi, un big della scienza dice una cosa e l’altro controbatte dicendogli che si tratta di stupidaggini…  ecc.ecc.

D’accordo,  la medicina non è una scienza esatta come la matematica, ma i cervelli sono fatti tutti alla stessa maniera, almeno dal punto di vista delle circonvoluzioni cerebrali, per cui, ad un certo livello scientifico, ci vorrebbero una certa prudenza,  un senso di responsabilità sanitaria, prima di esplicitare pensieri del tutto soggettivi che, di certo, finiscono per arrecare pregiudizi alla salute psico-fisica di chi li ascolta,  soprattutto di chi, come lo scrivente, è a digiuno dello specifico  contesto scientifico.

Oggi la scienza medica, con tutte le eccezioni del caso, non si rende conto che, oltre a non saper ancora nulla del coronavirus, o molto poco non provato scientificamente, sta dando i natali ad un altro tipo di pandemia: quella di natura psichiatrica. E ciò, col supporto della stampa che, bene o male, deve fare il suo lavoro invitando a riempire gli… schermi, a prescindere da quanto dicono gli invitati, che, se dicono fesserie, implementano anzi il lavoro successivo.  Non voglio ripetermi su questa dicotomia avendone già parlato abbastanza le volte scorse, tuttavia, sento il dovere di dire alla classe medica che appare troppo spesso in tv, che in questo momento dovrebbe  solo contemperare la necessità di fronteggiare il virus in atto e di considerare i risvolti negativi delle loro affermazioni che, potenzialmente, potrebbero diventare peggiori del virus stesso.

Io sarò anche un po’ diffidente, se vuoi anche in funzione della mia pregressa professione, tuttavia, vorrei esprimere una personale perplessità sui risultati sin qui ottenuti da parte della scienza. Mi pare infatti piuttosto preoccupante constatare che, all’inizio del terzo millennio, in presenza di strumenti scientifici capaci di analizzare un insieme di particelle solide o liquide che si trovano in una nullaggine di  pulviscolo atmosferico, nonché delle conoscenze  di macroscopico spessore scientifico,   si continui a ruotare  da mesi attorno al genoma del coronavirus…

Non sarà che la scienza stia privilegiando il chiacchiericcio televisivo a cui si da spazio per questioni di share invece di occuparsi con determinazione e fatica intellettuale alla scoperta del vaccino di cui tanto discutono a vuoto ?  A questo proposito, ma questa è un opinione personale che voglio assolutamente esprimere, a me fa venir l’orticaria quando vedo in tv certe ragazze, istituzionalmente agli apici della scienza sanitaria, le quali,   capelli e trecce sul viso secondo i canoni delle prime pagine di certi rotocalchi,  danno l’impressione di impersonare delle … beauty-model, anziché  tranquillizzare la pubblica opinione e soddisfare quella sete di conoscenza richiesta dall’attuale pandemia. Con questo non voglio mettere in discussione l’  attrazione fisica di talune, con pose telegeniche,  ma, come dicono i latini ci vorrebbe  un po’ di  “modus in rebus”, in quanto, in un momento di forte preoccupazione e di morte,  come stiamo vivendo, anche la situazione nel suo insieme richiederebbe  un opportuno modo di porsi. Altrimenti si corre il rischio, per chi osserva e piange,  di trasmettere il messaggio secondo il quale sembrerebbe essere prioritario lo spirito di un salone di bellezza rispetto al ricordo di tanti feretri, come quelli visti ultimamente per il coronavirus,  infettandoli (visto che si parla di pandemia),   al suono di una … allegra polka alla fisarmonica.

Arnaldo De Porti

(Belluno-Feltre)

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