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Iran: Il bilancio delle vittime del Coronavirus supera 50.300 in 327 città

 Oltre 50.000 morti per Coronavirus (COVID-19) in Iran – fonti dell’OMPI

• Il viceministro della Sanità: se non ci impegneremo con attenzione, il numero delle vittime potrebbe arrivare a duecentomila o trecentomila

• Il quotidiano Asr-e Iran: il Coronavirus ha causato più vittime iraniane della guerra Iran-Iraq, ma è silenzioso, ed è qui che siamo ingannati. Siamo entrati nella seconda ondata del Coronavirus e sono in arrivo più morti, più che in una guerra militare

• La signora Maryam Rajavi: la perdita di vite umane in queste dimensioni si sarebbe potuta prevenire. Il bilancio delle vittime in Iran è incomparabile con quello di altri Paesi del Medio Oriente. Khamenei e Rouhani sono direttamente responsabili del numero crescente di vittime e devono essere chiamati a risponderne

L’Organizzazione del Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI / MEK) ha comunicato lunedi 8 giugno 2020 che il bilancio delle vittime del Coronavirus in 327 città dell’Iran è salito a 50.300. Il numero delle vittime a Teheran è di almeno 10.400, in Khuzestan 4.015, in Sistan e Baluchestan 1.705, in Alborz 1.685, in Kermanshah 1.215, in Kurdistan 985, in Hormozgan 285.

Iraj Harirchi, il viceministro della Sanità del regime, ha dichiarato il 6 giugno alla stazione televisiva statale Aflak a Khorramabad: “Non pensiamo che il bilancio delle vittime di 5.000, 8.000 o 9.000, sebbene ciascuna di loro sia importante, [sia alto], tuttavia, se non ci impegneremo con attenzione, sfortunatamente [raggiungeremo] cifre di 10.000, 15.000 e –Dio non voglia – il numero potrebbe arrivare a duecentomila o trecentomila”.

Il numero delle vittime è tale che un sito web gestito dallo Stato, Asr-e Iran, ha scritto il 6 giugno: “Il Coronavirus sta causando più vittime fra il popolo iraniano che la guerra [con l’Iraq], ma poiché è silenzioso, inganna […] Loro [le autorità] hanno normalizzato tutte le attività, e solo per dire che hanno preso tutte le precauzioni ripetono enfatizzando l’osservanza dei ‘protocolli sanitari’, come se queste parole spaventassero il Coronavirus! […] Siamo entrati nella seconda ondata del Coronavirus e sono in arrivo più morti, più che in una guerra militare”.

A Teheran, Alireza Zali, capo dell’Unità Operativa Nazionale per la Lotta al Coronavirus, ha dichiarato ieri all’agenzia di stampa statale Mehr: “Il numero di persone con infezione da Coronavirus a Teheran è salito al 12 per cento nelle ultime 24 ore, aumentando del 2 per cento rispetto a ieri”.

A Kermanshah, secondo l’agenzia ISNA oggi, il governatore ha definito il secondo picco attualmente in corso “peggiore del primo picco”.

Secondo l’agenzia di stampa Fars ieri, il portavoce dell’Università di Scienze Mediche Ahvaz nella provincia del Khuzestan ha detto che 875 persone erano state infettate in 24 ore, aggiungendo: “Il numero totale di coloro che sono stati infettati ha raggiunto 19.081”. Questo è il più alto numero di infezioni in Khuzestan in 24 ore.

A Kerman, il presidente dell’Università di Scienze Mediche di Jiroft ha dichiarato ieri all’agenzia di stampa Tasnim: “Le disposizioni sanitarie e di assistenza sanitaria nel Kerman meridionale sono inadeguate. Da un mese, il numero di infetti è aumentato. Ieri, altre 67 persone sono state trovate positive nel Kerman meridionale”.

In Hormozgan, il sito web statale Serat ha riferito che il governatore ha detto che i posti-letto in terapia intensiva degli ospedali hanno esaurito la capacità, aggiungendo: “Purtroppo, è questo che è successo a Bandar Abbas”.

In Kurdistan, il presidente dell’Università di Scienze Mediche ha dichiarato ieri all’agenzia di stampa Mehr: “La tendenza di diffusione del Coronavirus in tutta la provincia, specialmente a Sanandaj e Qorveh, è estremamente allarmante. Sanandaj è entrata in un secondo picco del virus e la situazione potrebbe essere definita critica”.

La signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), reagendo all’orribile e tragico numero di vittime, che hanno superato le 50.300, ha dichiarato che la catastrofe si sarebbe potuta prevenire, così come la perdita di tante vite. I dati sulla mortalità in Iran, anche quelli ufficiali, non possono essere confrontati con quelli di altri Paesi del Medio Oriente, le cui infrastrutture economiche e sociali sono molto più deboli che in Iran. La signora Rajavi ha aggiunto: Khamenei e Rouhani sono direttamente responsabili del numero crescente di vittime e devono essere chiamati a risponderne. Invece di pagare gli stipendi degli operai e degli impiegati per alcuni mesi dalle vaste risorse dei cartelli economici controllati da Khamenei e dall’IRGC, hanno mandato il popolo iraniano al lavoro e all’altare di sacrificio del Coronavirus.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)

8 giugno 2020

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