George Floyd. Non è la banalità del male

 

Non si può parlare di banalità del male, sicuramente è razzismo, ma soprattutto è schifoso, maledetto sadismo. E questo ci sconvolge o perlomeno mi sconvolge forse di più del male fatto per incapacità di pensare, per incapacità di distinguere tra giusto e sbagliato, anche se quest’assenza di giudizio, nel passato ha fatto danni assai peggiori. Eichmann, secondo Hannah Arendt, non capì cosa stesse facendo. Il poliziotto che ha premuto il ginocchio sul collo di George Floyd, e lo ha premuto a lungo, si è reso ben conto di che cosa stava facendo, glielo ha comunicato la vittima stessa: “Non riesco a respirare, non uccidermi”. Parole forse fatali per il malcapitato, giacché devono aver spinto ancor più l’assassino a compiere l’azione nefanda. Eichmann, secondo Hannah Arendt, non era né perverso né sadico. Credo che il poliziotto americano sia razzista e sadico soprattutto. Ma perché questo mio pensiero? Perché ritengo che solo l’istinto perverso può avere impedito al poliziotto di riflettere, di considerare che togliendo una vita, si stava rovinando la vita.

Renato Pierri

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