Pantelleria, una perla incastonata tra la Sicilia e l’Africa, riservata a chi ama la bellezza, la natura e gli spazi incontaminati
Se fosse un’isola la meta perfetta per una vacanza post lockdown in questa estate così insolita, sarebbe solo una, l’isola del vento, la mia amata Pantelleria.
Perché se siete in cerca di un luogo ideale che concilia relax, natura selvaggia, sole, vento, mare blu intenso, montagna, campagna, distese di ulivi e viti di Zibibbo (patrimonio dell’Umanità), profumi di macchia mediterranea, distanziamento naturale, panorami e scorci mozzafiato, buon cibo e che cibo, fuori dalle rotte più battute, l’isola di Pantelleria è tutto questo: selvaggia, ruvida e impervia quanto basta ma così accogliente da saper legare a doppio filo il cuore di chiunque abbia la fortuna di visitarla almeno una volta nella vita.
Sì, perché Pantelleria o si odia o si ama, non esistono vie di mezzo. Non è un’isola per tutti ma per chi insegue una vacanza dai ritmi slow e lontana dalla mondanità, per chi riesce a respirarne la forza che emana mettendosi in ascolto, per chi è capace di ammirarla, assecondarla e lasciarsi soggiogare da tanta maestosa bellezza.
“Se dovessi descrivere Pantelleria con poche parole, queste sarebbero acqua, terra, fuoco e vento: il mare profondo e misterioso, la terra selvaggia di un territorio di origine vulcanica poco addomesticabile ma al tempo stesso rigoglioso, il fuoco della pietra lavica di un vulcano ormai spento che crea giochi di vapore in tutta l’isola e il vento che soffia imperterrito, plasmando e forgiando i luoghi e la natura e scuotendo la sua calma apparente. Da qui il suo nome, Bent-el-Riah, Pantelleria, la figlia del vento”, ci racconta Alessandro Gabriele, nato e cresciuto a Pantelleria e proprietario della famosa trattoria simbolo dell’isola, La Favarotta, palcoscenico sulla natura e tappa immancabile per gustare i prodotti e i piatti tipici della tradizione pantesca.
L’isola, detta anche la ‘perla nera’ del Mediterraneo per via della sua terra nera e lavica, situata tra la Sicilia e le coste dell’Africa, ad appena 70 chilometri dalla Tunisia, è un connubio perfetto tra calore siciliano e atmosfere medio-orientali che influenzano non poco il territorio, dai nomi delle contrade al dialetto, dall’architettura fino ai piatti più tipici.
Si dice che i turisti di Pantelleria sono da “lato alba” o da “lato tramonto”: i primi cercano relax e isolamento, caratteristica naturale che da sempre quest’isola sa offrire a prescindere dai tempi in cui viviamo, i secondi amano gli aperitivi vista tramonto, calice di zibibbo alla mano, organizzati sui tetti dei dammusi di Punta Fram o nella più movimentata zona del porto di Scauri, ma sempre caratterizzati da tempi lenti, quasi a godersi i ritmi dettati dalla natura.
Da non perdere, a mio avviso, l’alba all’Arco dell’Elefante, nella parte orientale dell’isola, vicino a Khamma, un faraglione la cui forma ricorda proprio un pachiderma, e il suggestivo tramonto nella sauna naturale di Montagna Grande, situata nella zona protetta del Parco nazionale, che dall’alto dei sui 836 metri regala un microclima unico, la possibilità di fare trekking percorrendo antichi sentieri e un panorama mozzafiato con vista sulla costa dell’Africa, intriso dal profumo intenso e selvatico dei fiori di cappero.
Qui non esistono villaggi turistici, calca e strusci serali: il vero lusso di Pantelleria è connettersi con la natura dormendo nei dammusi, le caratteristiche costruzioni pantesche in pietra lavica e tetti a cupola bianchi disseminate per tutta l’isola, anch’esse eredità della civiltà araba, avvolte dalla luce bianchissima e dai colori brillanti della terra. Si va dai dammusi più lussuosi e defilati di Sikelia, unico 5 stelle sull’isola, al retreat eco-chic della Tenuta Borgia, fino ai dammusi autonomi immersi su versanti soleggiati vista mare.
Se per voi vacanza significa mare, dimenticate la parola “spiaggia” come sinonimo di “sabbia”: sono molte le discese a mare che avrete a disposizione, alcune un po’ tortuose e non facili da percorrere, ma una volta arrivati a destinazione sarete ampiamente ripagati da fondali trasparenti e scorci mozzafiato.
Tra le mete da non perdere, la suggestiva Balata dei Turchi con gli immensi scogli che si tuffano nel blu, Cala Tramontana, dotata di un piccolo approdo, amata dai sub ma anche dalle famiglie con bambini grazie all’accesso a mare più semplice, Punta Spadillo, uno sperone roccioso che scivola verso la piscina naturale del Laghetto delle Ondine, l’Arco dell’Elefante e Martingana, una delle zone balneari più belle dell’isola.
Infine, è doverosa una visita a Cala Gadir, graziosa insenatura sul versante orientale, famosa per le vasche termali naturali e il mare cristallino. Vi consiglio caldamente una sosta presso il ristorantino di Salvatore Murana (che sta riservando una nuova location per la stagione in arrivo): non solo potrete godere della cornice di un paesaggio incantevole, ma avrete la possibilità di degustare i suoi famosi fiori di zucca ripieni, accompagnati da un calice (o più di uno) del suo Gadì, zibibbo in purezza dal sentore straordinario, a mio avviso il più buono dell’isola.
Se volete ammirare i paesaggi e i luoghi più suggestivi dell’isola, vi consiglio le escursioni in barca, che vi porteranno alla scoperta delle calette più difficili da raggiungere via terra, delle coste dai mille colori create dalle stratificazioni vulcaniche, delle grotte e dei faraglioni, come quello del Fico o Faraglione Grande, ma anche delle insenature e dei fondali, mete predilette per lo snorkeling e le escursioni subacquee. Chiedete al porto di Pantelleria di Filippo Grimi: vi regalerà una splendida gita in barca tra gli angoli più pittoreschi, accompagnata dalla pasta con sarde e mandorle più buona dell’isola e da calici ghiacciati di zibibbo.
Parlando di luoghi suggestivi, impossibile non citare il Lago Specchio di Venere, situato nella parte settentrionale dell’isola: una vera e propria Spa a cielo aperto a costo zero, alimentata da sorgenti termali e piogge, i cui fanghi nero-verdastri ricchi di minerali, sodio e potassio, sono perfetti per peeling esfolianti e per un itinerario termale a tutto relax.
Questa fantastica isola, inoltre, offre la possibilità di degustare i prodotti della terra in luoghi prettamente agricoli come la famosa Piana di Ghirlanda. Ne è un esempio Agrisola, in località Tracino, famosa per i suoi imperdibili aperi-tipici da degustare sulla suggestiva terrazza rivolta verso le vigne della Piana, che produce nel suo laboratorio conserve e marmellate che raccontano Pantelleria, lo zibibbo, il passito, i capperi e gli agrumi, attraverso abbinamenti unici che regalano un’esperienza a cinque sensi indimenticabile.
Tappa imperdibile, la tenuta della famiglia Donnafugata, nella contrada di Khamma, un anfiteatro naturale costituito da vigneti coltivati su piccoli terrazzamenti, delimitati da muretti a secco in pietra lavica, in cui degustare i vini Donnafugata e apprezzare il famoso Passito di Pantelleria Ben Ryè, simbolo d’eccellenza nel mondo, non senza lasciarsi rapire dalla bellezza della vigna centenaria e del suo Giardino Pantesco, donato al FAI nel 2008.
L’aggettivo ‘pantesco’, l’ho imparato attraverso le mie papille gustative, passa attraverso una serie di eccellenze gastronomiche legate al territorio alle quali è impossibile resistere. Trascorrere una vacanza sull’isola, significa anche fare amicizia con il bacio pantesco, le cassatelle pantesche, il pesto pantesco, i ravioli panteschi, l’insalata pantesca o il coniglio pantesco, specialità che si affiancano spesso e volentieri a un buon calice di vino, una presenza costante di Pantelleria, e non solo per il rinomato Passito, ma anche per i rossi e i bianchi. Segnate in agenda, nel mese di settembre, il Pantelleria DOC Festival, manifestazione che prevede un programma denso di degustazioni ed eventi nelle varie contrade dell’isola.
Quali sono gli indirizzi gastronomici da non mancare?
La colazione a base di cassatine, baci panteschi e mustazzoli, dolcetti a base di miele d’uva, ma anche di croissant alla crema ineguagliabili, va rigorosamente fatta Da Giovanni, Bar e Pasticceria in Piazza Cavour.
Se Pantelleria per voi significa andare alla scoperta delle sue specialità tradizionali come la sciakisciuka, una sorta di caponatina a base di melanzane, patate, peperoni, pomodori e cipolle, l’insalata pantesca, un’esplosione di sapori mediterranei a base di pomodoro, capperi, patate lesse, cipolla rossa, basilico, olive, pioggia di origano, olio extra vergine di oliva e biscotto d’orzo, e il couscous di pesce e verdure, molto simile a quello tunisino, non potete far a meno di assaggiare i piatti, preparati con maestria da chef Michele Liuzza, ai tavoli di La Favarotta, storica trattoria situata in contrada Kamma Fuori, dove il padrone di casa Alessandro Gabriele vi accompagnerà in un vero e proprio tour gastronomico alla scoperta dei sapori più autentici e genuini dell’isola, sotto il cielo stellato e all’ombra di un carrubo secolare.
Il viaggio per raggiungerla, circa un chilometro da percorrere tra vigneti e capperi, ripaga con una location da sogno che regala la frescura della montagna con vista mare, il silenzio e i colori della tipica campagna isolana.
Le specialità? Avrete l’imbarazzo della scelta: si va dai ravioli panteschi di ricotta, tumma e menta, in cui il delicato ripieno di ricotta si incontra con l’originale sapore di menta, fino alle famose pennette alla pantescana, dette anche dagli ospiti ‘le pennette che creano dipendenza’, a base di melanzane, zucchine, capperi, pecorino e ricotta salata. Senza dimenticare il coniglio alla pantesca, orgogliosamente uno dei grandi classici de La Favarotta.
A fine pasto, imperdibile, il bacio pantesco, due frittelle di pasta fritte e farcite con ricotta ovina dolce, anche se personalmente vi consiglio di assaggiare anche il tiramisù al passito e il semifreddo alle mandole. Tutti succulenti piatti della tradizione che dallo scorso anno si sono guadagnati l’hashtag #pantellerianelpiatto.
Piatti raffinati si gustano anche all’Osteria Il Principe e il Pirata, ristorante romantico a Punta Karace, fra Cala Gadir e l’Arco dell’Elefante, con tavoli all’aperto su una caratteristica terrazza con vista mare, location che vi consiglio in pausa pranzo per godere delle mille sfumature di azzurro. Da assaggiare, i piatti a base di pesce fresco del giorno, le linguine allo scorfano con pomodori, capperi e olive e la Mousse al pistacchio di Bronte e morbido all’arancia.
Infine, merita sicuramente una visita il ristorante Dammuso sul Lungomare di Pantelleria, fiore all’occhiello dell’isola, anche solo per assaggiare i suoi squisiti spaghetti gamberi e pistacchio, i secondi di pesce, i piatti vegetariani, il cannolo pantesco e il pane caldo appena sfornato direttamente dalla sua cucina. Il mio consiglio: chiudete il menù e lasciatevi guidare dai consigli del signor Franco.
Se siete in cerca di un locale per tuffarvi nella movida pantesca, l’indirizzo da segnare in agenda è quello della Dispensa Pantesca, in località Scauri: un’esperienza indimenticabile per un aperitivo o aperi-cena da vivere sulla terrazza di un antico dammuso ristrutturato, per godersi un tramonto infuocato tra profumo d’Africa e zibibbo.
Un’isola magica dal fascino unico e dagli spazi incontaminati incredibilmente vasti, dove il silenzio assordante miscelato alla straripante natura più vera e impetuosa, alla forza del mare e alle notti stellate, regala quella pace e tranquillità che aiutano a ricaricarsi e a ritemprarsi. Personalmente, in questo momento, non sento il bisogno di altro.
“Non credo esista al mondo un posto più appropriato per pensare alla luna”, scriveva Gabriel García Márquez. Inspirate ed espirate (sì, perché potete farlo anche sui tetti di un dammuso), siete a Pantelleria.
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photo: credits Katia Sabato