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SE ALMENO IL VIRUS   ( PER ORA DORMIENTE ?)   POTESSE INTANTO RIPRISTINARE UN PO’ DI UMANITA’…

Al di là del disastro in termini di vite umane a cui si deve por mente con tanta tristezza e dolore, ma non sottacendo anche le conseguenze economiche che la pandemia ha inflitto ai vari contesti sociali, in particolare a quelli più precari, vorrei sperare che, almeno in parte, in quanto l’egoismo dell’avere continuerà a far parte di una certa specie umana che, per fortuna, non costituisce la maggioranza, sia maturato il concetto di esistenza, alias di vita, dopo aver toccato con mano che la caducità, la fragilità del sistema a seguito di un virus, possono annientare e turbare per il resto della vita. Una sorta di “memento homo” che deve far riflettere tutti, a partire dalle categorie imprenditoriali per finire alla classe operaia, categoria quest’ultima che, da molti anni non esiste più.

Bisogna partire urgentemente dalla consapevolezza che è finita un’era e che, sia pur a fatica, ne sta per incominciare un’altra che non ha nulla a che vedere con quella precedente: se non si parte da questo concetto, si finirà per sprofondare sia sotto l’aspetto della necessaria convivenza civile che sotto l’aspetto economico-finanziario che, fino ad oggi, si è spesso retto su alchimie  che non possono più stare al passo. Gli imprenditori lo hanno già capito molto bene ed, anche per questo, ci pensano più volte prima di investire per creare lavoro ed occupazione in quanto l’avvio di una nuova era industriale si presenta zeppa di insidie in mano all’imponderabilità degli eventi di qualsiasi natura, non esclusa l’ultima di tipo virale, anche se del tutto, finora mai presa in considerazione, come l’attuale.

Ci vorrebbe una sorta di Vangelo imprenditoriale per “moralizzare” certe gestioni imprenditoriali, dalle più grandi alle più piccole, ma il mercato della libera concorrenza ha finito per determinare anche grandi danni: a furia di ridurre il costo dei prodotti da immettere sul mercato si è finito per arrecare un tale pregiudizio al conto economico da mettere in crisi le aziende stesse fino al fallimento. Sia ben chiaro, e questo va detto, che, fra tanta gentaglia,  esistono anche molti imprenditori onesti che, investendo i loro capitali chiamati “di rischio aziendale”, hanno perso tutto dopo aver dato da mangiare a tante famiglie. Quale è stata la risposta degli operai, pur senza fare di ogni erba un fascio: “sciopero”,  come se l’astensione dal lavoro rimettesse in sesto l’azienda.

Non c’è bisogno di spiegarlo che, come contraltare a questi imprenditori onesti, è esistita e tuttora esiste una fascia di imprenditori di tutt’altro spessore morale: sono quelli che falliscono con i soldi dopo averli in anticipo trasferiti nei cosiddetti paradisi fiscali.   Solo in questo caso la parola “sciopero” ci sta tutta, anzi è poca  e, in  questa occasione, gli operai hanno ragioni da vendere!

Detto questo, per sommi capi, lasciando a chi legge di sviluppare gli argomenti, oggi si presenta l’urgente necessità di instaurare un nuovo clima sociale, imprenditoriale, oserei dire civile, capace di contemperare, con l’aiuto, questa volta di…Due Vangeli, quello cristiano e l’altro sicuramente meno cristiano, le nuove prospettive che da oggi in poi si parranno di fronte ai nostri occhi in quanto, mettiamocelo bene in testa, oggi più che mai l’umanità si trova di fronte ad un bivio storico: vivere serenamente o…ammazzarci per sopravvivere.

Il percorso non sarà semplice, anzi molto arduo, per cui sarà necessario rimodulare i nostri passi per far sì che la vita non si trasformi, giorno dopo giorno, in un problema angoscioso da affrontare: esattamente come succede ora, senza che ce ne accorgiamo più di tanto,  e questo, solo perché la sensazione d’angoscia collettiva sembra essere stata metabolizzata. Insomma, una sorta di convivenza con un virus di altra specie.

Se per risolvere questa situazione dovessimo ringraziare il virus (si fa per dire) allora dovremmo davvero prendere atto, con profonda amarezza, dello status  nel quale ancora ci troviamo e dal quale  ci sforziamo per uscirne, sia pur con le ossa rotte.

Arnaldo De Porti

(Belluno-Feltre)

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