Il governo con il favore delle tenebre cancella meritocrazia e trasparenza, stravolgendo i concorsi pubblici

COSTITUENDO COMITATO PER IL NO ALLA RIFRMA DEI CONCORSI NELLA P.A

Comitato.noriformapa@gmail.com

 In questi giorni il Governo sta modificando le condizioni di accesso ai pubblici concorsi per sperimentare forme di assunzione semplificata, sulla base di titoli e colloquio orale, con modalità allarmanti.

L’art. 255 del D.L. Rilancio è il primo esempio. Si autorizza con questa disposizione il Ministero della Giustizia, Bonafede, a bandire due concorsi, Direttori servizi amministrativi e Cancellieri esperti, per un totale di 4244 che richiederanno titoli superiori e abnormi rispetto a quelli canonici stabiliti dal D.M 09.11.2017, ovvero la laurea per il primo e il diploma per il secondo. Questa selezione innaturale, rispetto alla legislazione vigente, rappresenta uno sbarramento per tutti coloro che avrebbero pieno diritto di partecipare alle procedure concorsuali. Sempre nell’ambito delle procedure in oggetto, la graduatoria di accesso all’orale sarà stilata tramite indicazioni che non lasceranno spazio ai candidati che non hanno esperienza nel settore tramite esperienze prolungate nel tempo e accertabili nel settore giustizia. Si stabilisce, inoltre, che la prova orale sia l’unica a doversi svolgere lasciando massima discrezionalità alle commissioni esaminatrici. Lo scenario che si prospetta creerebbe il presupposto per preoccupanti procedure opache.

Pur comprendendo le esigenze di speditezza dell’azione amministrativa e di sanità pubblica, le procedure concorsuali non possono essere attivate comprimendo completamente il favor partecipationis. Parimenti, non si comprende perché, tra i tanti possibili meccanismi, si è scelto quello che meno sposasse le richieste di automatizzazione e informatizzazione dei procedimenti amministrativi e concorsuali.

Analoga procedura è stata prevista per assunzioni nel Ministero dell’Economia (art. 265 D.L. Rilancio).

Si parla, anche, della generica introduzione di “soft skill” da valutare nei futuri bandi, ovvero competenze trasversali, che sono dei veri e propri requisiti soggettivi.

Sono troppo consistenti e mono-orientati le indicazioni di un prossimo stravolgimento dei concorsi pubblici per non destare preoccupazione, specie alla luce di tutti i prossimi concorsi, così urgenti da essere attesi da anni, per decine di migliaia di posti nelle amministrazioni centrali e periferiche.

Se si vogliono bandire concorsi fatti di una unica prova, avremmo di gran lunga preferito che fosse una più celere e sicura prova scritta, anche a quiz. Sembra assurdo che un Paese del primo mondo non sia in grado di organizzare prove scritte sicure per tutti i concorsi, e non solo quello docenti di prossimo espletamento (https://bit.ly/2WInRJ3) o gli analoghi test per l’accesso alla facoltà di medicina (https://bit.ly/3e1wbt9), cautelando diritti costituzionali fondamentali, mentre si può andare in palestra o al ristorante e dal 15 giugno anche a concerti con 200 partecipanti (https://bit.ly/2AGTCK7).

Si preferisce, invece, estendere alle amministrazioni pubbliche le contestatissime procedure di assunzione delle società pubbliche, più vicine al settore privato, e sottratte da tempo alla disciplina dei pubblici concorsi, il tutto condito da un gravosissimo sbarramento per titoli professionali cui ci opponiamo.

In data 18.05.2020, con una diretta sul suo profilo Facebook istituzionale, il Ministro Fabiana Dadone ha confermato le nostre ipotesi.

Noi aspiranti candidati reputiamo questa nuova modalità di svolgimento dei concorsi pubblici adeguata a raggiungere un unico risultato: tagliare fuori i giovani disoccupati alla ricerca di un impiego dal mondo del settore pubblico non premiando il merito e introducendo procedure dubbie.

Il costituendo Comitato per il No alla riforma è contrario a questo scempio lesivo dei valori della Costituzione Italiana.

La pandemia, dietro cui ci si nasconde, avrà sicuramente una fine. Ci si augura che i diritti costituzionali della collettività a una pubblica amministrazione sì celere, ma anche meritocratica, equa, inclusiva e trasparente le sopravvivranno.

I portavoce del comitato

COMITATO NO RIFORMA CONCORSI PA

comitato.noriformapa@gmail.com

 

Il comitato “no riforma concorsi pa” in rappresentanza di migliaia di giovani interessati a partecipare ai prossimi concorsi pubblici chiede che vengano emendati gli articoli 252 e 262 del dl “Rilancio” (D.L. 19 maggio 2020, n. 34), nella parte in cui si prevede una procedura concorsuale per titoli ed esame orale su base distrettuale.

Più precisamente, si chiede la modifica del comma 2 dell’art. 252 , che, in deroga alle modalità previste per legge vigente, motivata dalla urgente necessità di far fronte alle scoperture di organico, prevede l’accesso alla procedura concorsuale per l’assunzione di Direttori e Funzionari esclusivamente in presenza di determinati titoli quali l’aver svolto per 5 anni servizio nell’amministrazione giudiziaria; l’aver svolto per almeno 5 anni le funzioni di magistrato onorario; l’essere iscritti per almeno 5 anni consecutivi nell’albo Avvocati; l’attività di docente per 5 anni e l’attività di ricercatore per 2 anni. Si ritengono questi titoli eccessivamente preclusivi della partecipazione alla procedura la quale riguarda una posizione accessibile con il semplice possesso della laurea (laurea vecchio ordinamento o magistrale).

SItuazione sovrapponibile per quanto riguarda il comma 6 relativo alla procedura concorsuale per il profilo cancellieri esperti che restringe l’accesso al concorso tramite la richiesta di titoli (3 anni di servizio nell’amministrazione giudiziaria; l’iscrizione nell’albo Avvocati per almeno 2 anni; ecc…). Riteniamo illogica questa restrizione e chiediamo una eliminazione di questo comma in modo che si consenta l’accesso alla procedura concorsuale con il semplice possesso del titolo di studio di scuola secondaria superiore – così come previsto dal decreto 9 novembre 2017 Rimodulazione dei profili professionali del personale non dirigenziale dell’Amministrazione giudiziaria – e lo svolgimento di prove concorsuali per esami, in modo da poter garantire il merito nella selezione.

Analogo discorso riguarda la procedura del Ministero dell’economia e delle finanze di cui all’art. 262 del Decreto che prevede una restrizione eccessiva ed illogica tramite titoli.

In conclusione si chiede l’emendamento dei commi 2 e 6 dell’art. 252 e il co. I dell’art. 262 che prevedono procedure concorsuali per titoli ed esame orale su base distrettuale, chiedendo, invece, che la procedura avvenga normalmente con una procedura per esami; riteniamo che soltanto garantendo la partecipazione si possa garantire il merito nelle selezioni pubbliche, requisito imprescindibile a cui l’amministrazione dovrebbe sempre mirare nelle procedure concorsuali. In ultimo si rileva che la giustificazione sostenuta nel Decreto Rilancio, il cui CAPO XII contiene, una serie di misure atte a garantire l’accelerazione dei concorsi pubblici nel rispetto delle misure di contrasto al fenomeno epidemiologico da Covid19, c’entrino ben poco con l’inserimento dei titoli inseriti e basterebbe di fatto il decentramento concorsuale per ovviare al problema assembramenti e dare la possibilità a tutti di partecipare. Si consideri che altre procedure concorsuali stanno continuando le procedure adottando i dovuti accorgimenti dovuti alla situazione di emergenza oppure adattandosi tramite le procedure telematiche o decentrate come previste dal Decreto stesso. Modifiche che comunque garantiscono uno svolgimento rapido e sicuro ma non rinunciano ad una selezione effettiva dei partecipanti.

Infine, riteniamo sia nell’interesse pubblico che si proceda ad un’interrogazione parlamentare per accertare quali siano le intenzioni della Ministra della Pubblica Amministrazione che ha dichiarato la volontà di far inserire, tramite un prossimo Regolamento, le c.d soft skills come criteri di valutazione nelle prove orali. Sarebbe auspicabile che la Ministra chiarisse nel dettaglio la loro applicazione e, soprattutto, quali accorgimenti intenda adottare per scongiurare eccessive discrezionalità da parte delle commissioni giudicatrici.

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