Su Caporetto il Piave mormorava versi diversi…

 

Centocinque anni fa, il 24 maggio del 1915, il Piave mormorava. Pochi sanno, però, che su Caporetto mormorava versi un po’ diversi. Abbiamo sempre cantato, sentito cantare: «Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento/ e il Piave udiva l’ira e lo sgomento/ Ahi quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto/ poiché il nemico irruppe a Caporetto!», ma i versi in origine recitavano ben diversamente: «Ma in una notte trista/ si parlò di tradimento/ e il Piave udiva l’ira e lo sgomento/ Ah, quanta gente ho vista venir giù, lasciare il tetto/ per l’onta consumata a Caporetto».  “Questi erano i versi della canzone che accompagnò le spoglie del Milite Ignoto fino a Roma, che si trovava stampata su un cartoncino posto nei comodini delle cabine delle grandi navi italiane in viaggio sulle rotte del mondo, che cantarono i reduci, gli scolari, la folla, tutti” (Leoncarlo Settimelli).  E poi che cosa è successo? Perché oggi nella nota canzone di E.A. Mario quei versi non esistono più? Semplicemente perché fu l’autore a cambiarli e li cambiò perché alle autorità militari fasciste, quei versi non erano graditi. Trascrivo da un articolo di Settimelli: “La vicenda si sbrogliò nel 1929, quando «accertati i fatti storici, La leggenda del Piave è modificata nella seconda strofa»: lo annota lo stesso E.A. Mario nella propria rivista “Strenna azzurra”, riproducendo la comunicazione ricevuta dal ministro della Pubblica Istruzione: «Le varianti a La leggenda del Piave – scrive il ministro – rispondono pienamente allo scopo e la ringrazio. Dò [sic!] disposizione affinché vengano introdotte nel testo. Ella ha fatto cessione allo Stato dei suoi diritti d’autore per l’inclusione de La leggenda del Piave nel Canzoniere Nazionale e la esecuzione da parte delle scolaresche…». Ecco dunque cancellata la pagina nera di Caporetto. E da parte del suo stesso autore”.

Renato Pierri

P.S. Qui Mario del Monaco canta la canzone con i versi originali:

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