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AMARCORD MISTICO…?

Sono stanco di parlare di virus e, appellandomi a quel che rimane del mio ottimismo residuale, voglio pensare al futuro che, per quanto mi riguarda con riferimento ai dati anagrafici, mi determina  qualche preoccupazione, realtà che cerco di attenuare sulla base di quanto ci hanno detto gli scienziati (spero quelli che fanno il mio interesse e non del virus) , secondo i quali le aspettative di vita sono aumentate di parecchio…per cui,  in nome del succitato ottimismo, vorrei togliermi di dosso almeno una…ventina di anni, sperando che il Padreterno dica una buona parola, come l’ha detta ad un amico, Mons. Giulio Gaio, Rettore di un Santuario stupendo dedicato ai Martiri  SS.Vittore e Corona, sito in un’altura panoramica altrettanto stupenda,   ad un chilometro circa dalla Città di Feltre, religioso chiamato alla Casa del Signore all’età di 105 anni compiuti, dopo che soltanto un paio d’anni prima, gli avevo fatto un’intervista nel suo studio-cameretta annessa a detto Santuario per un giornale veneziano.

Preambolo piuttosto lungo, quasi da leggere in apnea, al quale però non ho saputo o voluto inserire un solo punto per non interrompere una frase che non chiedeva mai di finire..

Come detto in premessa, questa volta vorrei parlare di semplicità, di un silenzio che su detto Santuario sembra parlare ancor più forte di una certa umanità smarrita per vari motivi, non esclusi quelli cristiani, la quale,  nell’intento di farsi capire, urla a piena voce trovando come interlocutori solo una marea di…audiolesi, veri o falsi.

Oggi, vorrei parlare della mia ultima intervista a Mons. Giulio Gaio, al quale ho chiesto semplicemente il segreto della sua lunga vita. Risposta succinta: “Nella mia vita ho sempre dato ascolto al “Paron grando” il quale, oltre ad avermi salvato parecchie volte dai tedeschi che più volte hanno fatto irruzione, bastonandomi, nel Santuario-Convento, ho sempre cercato di trasmettere a tutti le parole del Vangelo.

Ma se questa risposta ha avuto una connotazione di natura cristiana come del resto c’era da aspettarselo, ho chiesto, se vuoi anche invadendo quella che oggi si chiamerebbe privacy, sostantivo forse non tanto conosciuti da Mons. Giulio Gaio, come si alimentasse per essere tanto in salute. Risposta altrettanto sintetica: “ Mangio la polenta tutti i giorni che mi prepara mia nipote, Carolina”.

Va ricordato che don Giulio ha guidato la sua “FIAT-Balilla” fino agli ultimi anni della sua vita e che ha smesso di guidare quanto ha avuto un…avvertimento  da parte del “Paron Grando”, consistente in un incidente occorsogli per salire da Feltre al Santuario, stradina piuttosto sconnessa e molto pericolosa per chi non ha conosce bene la guida..

Vorrei concludere con quanto scrissi  verso la metà del 1996 su  “Testimonianze”, in relazione a Mons. Giulio Gaio, parole che non sembrano mai ossidarsi quando si ricorda questo religioso, diventato il simbolo, forse unico per certi aspetti bellico-storico-religiosi,  della città di Feltre:

….omissis …  il tempo scorre inesorabile e, con esso, la nostra vita….allora si cerca qualcosa a cui aggrapparsi per fronteggiare questa evidente e preoccupante consapevolezza, dalla quale, purtroppo non si può prescindere… anche chi crede, stenta a mitigare l’impatto con l’ultimo respiro, mentre chi non crede, si angustia sino al “dramma” finale…

Ed allora nel Santuario dei SS. Vittore e Corona, capita di voler trovare una sorta di rifugio rifacendosi alla vita di Monsignor Giulio Gaio, ricordando il quale, c’è ancora da chiedersi, dopo alcuni anni dalla sua scomparsa , come egli abbia saputo stabilire quel forte reale collegamento con l’aldilà, se è ben vero che, anche dopo la sua morte, egli sembra ancora qui con noi, con la sua pipa, con la sua Balilla e soprattutto con quella serenità capace di creare ancor oggi un filo diretto fra questa terra e lassù.

Suggerirei una visita a detto Santuario, peraltro ben conosciuto anche attraverso internet, in quanto, una volta arrivati lassù, lì si respira un’aria che non si può descrivere se non attraverso una concezione in cui l’uomo diventa un tutt’uno con il trascendente.

Esattamente come diceva Mons. Giulio Gaio.

Arnaldo De Porti

(Belluno- Feltre)

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