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IL RITORNO ALL’ESSENZIALE

Alessandra Loiero – Milano

In questi mesi si assiste ad una netta inversione di tendenza, con il ritorno alla tradizionale, quella legata al territorio, con la quale è stata scritta la nostra storia.

La nostra generazione è in un certo senso la generazione dei nostri nonni.

Osservando le vicende di questi ultimi mesi e i primi giorni di questa fase 2, il clima che si respira è quello della precarietà assoluta. Rabbrividiamo nel vedere le sollevazioni di prime rivolte, per fortuna ancora pacifiche, e i primi scontri con le forze dell’ordine, che addirittura multano ristoratori milanesi per essersi permessi di farlo. Sarebbe interessante ripensare a quale tipo di esistenza dovettero affrontare donne e uomini del primo Novecento. Gli scenari dei nostri nonni e bisnonni furono quelli drammatici della Prima Guerra Mondiale, della pandemia “Spagnola”, della dittatura fascista, nazista e sovietica, della Grande Depressione e della Seconda Guerra Mondiale. Decenni dove il cibo scarseggiava, le cure mediche erano costose e insufficienti, il lavoro era sottopagato e dove il futuro era lugubre. Durante i due conflitti mondiali le famiglie erano unite e rintanate in casa. Qualche somiglianza?

Oggi nelle nostre case si respira l’aria di tempi andati. Si cantano le vecchie canzoni dai balconi in segno di sostegno e solidarietà, e si dà il via alla creatività in cucina per trascorrere il tempo.

L’avvento delle cucine etniche, derivato dalla globalizzazione, ha caratterizzato gli ultimi anni. D’altronde in un’epoca in cui il mondo va a mille e la vita è frenetica, il cibo si è dovuto adattare. Chi avrebbe voglia di trascorrere ore in casa cucinando? Ma il virus ci impone un cambio rotta. Le ore spese in cucina stanno diventando un tempo accettabile. In questi mesi, l’isolamento forzato ci ha dato l’occasione di riscoprire ciò che avevamo dimenticato. E’ stato questo il momento di spezzatini, brasati, zuppe, bolliti, pane e pasta fatti in casa. Come le nostre nonne e bisnonne facevano alla loro giovane età. È in particolare l’Italia, da sempre culla della cultura culinaria, a sperimentare questa tendenza.

Sui social network, Instagram e Facebook, nascono nuovi profili che durante la quarantena hanno intrattenuto gli users con le ricette dei dolci e dei cibi più tradizionali. dolce.is.better , cucinatranquilla , lecchiamoci_ibaffi e molti altri; non solo, nascono anche competizioni su gruppi Facebook come “lapadellaèsemprelastessa”, dove nonne, zie, mamme, ma anche adolescenti e bambine, abbandonano i loro cellulari e si mettono il grembiule per dedicarsi ai piatti “di una volta”.

Questo isolamento ci ha ricongiunto con le nostre origini, non solo in cucina, ma ci ha anche spogliato delle nostre maschere, ci ha resi nudi, fragili e impauriti. Ci ha fatto tornare all’essenziale. Ci ha permesso la  riconciliazione con gli affetti più cari, i rapporti interpersonali sono stati ridotti al minimo. E con il passere delle settimane siamo stati costretti ad una riflessione profonda su noi stessi e sul mondo. In molti di noi sta avvenendo la riscoperta dell’interiorità. La revisione dei nostri comportamenti, in termini di baci e abbracci, pulizia e distanza, sembrerebbe equivalere alla revisione dei comportamenti interiori. Questo silenzio forzato, ci ha obbligati a stare soli con le nostre incertezze, ci ha costretti ad ascoltare le nostre preoccupazioni più profonde, che con il baccano dell’esterno abbiamo sempre teso a soffocare. Il frastuono della quotidianità, ci ha resi incapaci di smettere di pensare; è stato questo il male terribile, che ha caratterizzato gli ultimi decenni, ma non ce ne siamo mai resi conto, perché era considerato normale.

Un brusio mentale che col tempo ha creato una falsa identità, e impediva di trovare quella quiete interiore.

Sembrerebbe che in un mondo apparentemente cambiato ed evoluto, stessimo vivendo un flashback lampante, che risalta i veri valori e i veri diritti da salvaguardare, quali salute, lavoro e libertà.

La fase 2 è iniziata e le regioni fremono per la riapertura. La voglia è quella di ripartire e di rimettersi in gioco.

Ma saremo in grado di ricordarci di quei valori ritrovati quando tutto tornerà alla normalità, o ci faremo fagocitare nuovamente dall’arrivismo e dall’egoismo che per qualche decennio sono stati il motore del mondo?

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