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COVID19 – Mettiamoci pure una buona dose di buonsenso

Ieri mattina, dopo aver prenotato con 5 giorni di anticipo, sono andato a donare il sangue al Bambin Gesù di Roma. Dopo un primo “triage”, ovvero un modulo da compilare in una stanza con una gentile infermiera, mi è stata fatta cambiare la mascherina perché essendo dotata di valvola “era sicura per me ma non per gli altri presenti”, sono stato fatto entrare in un’angusta sala d’aspetto con altre 4 persone,dove ho atteso il mio turno compilando la classica serie di domande su un modulo di 4 pagine.

Quando finalmente è arrivato il mio turno, mi sono recato in sala prelievo dove una dottoressa ha letto i miei moduli, ha misurato la pressione, punto il dito per il calcolo dell’emoglobina e risposto alle mie domande.
Per ora tutta la procedura, fermo restando la discutibilità degli spazi e distanze interpersonali, è logica e tutto sommato “normale”.

Mentre la Dottoressa finiva di controllare e riempire la modulistica le ho chiesto se…
subito interrotto mi è stato risposto “NO, non facciamo il test sierologico per il covid19 “. A seguito di un’ampia gamma di domande sul perché non lo facciano, su quanto sia sicuro il sangue di una persona che potrebbe essere un donatore sano, se la domanda fosse comune, come mai non c’era nessuna procedura prevista per i donatori sui test sierologici o tamponi prima di donare, mi sono state offerte un’ampia e gentile gamma di risposte che vado a riassumere di seguito.
In sintesi, mi ha spiegato la Dottoressa, che il virus SARS2-Covid19, non è presente nel sangue anche delle persone infette, a meno che non ci siano evidenti e conclamati sintomi anche se è sempre presente nella saliva (quindi quelle domande del triage escludono che tu possa contagiare qualcuno col sangue) per cui test sierologici e tamponi non servono. Che comunque si è iniziato da poco a fare i test sierologici sul personale sanitario della struttura e che in previsione probabilmente, si arriverà ad estenderlo ad altre categorie. Inoltre, mi è stato detto, che bisognava valutare che questi test sierologici hanno un costo e che quindi non li fanno tanto facilmente (anche se ho ben capito la maggioranza del costo e nel personale e prelievo, quindi visto che sto donando il sangue, il costo non è ridicolo? In più mi sembra che tutti gli esami che fanno hanno dei costi…).

Fin qui tutto chiaro e più o meno accettabile salvo che, visto che si ignora molto di questo virus le mie perplessità potevano avere una valenza importante che ancora sostengo nonostrante tutto, anzi a maggior ragione incassando risposte imbarazzanti.

I miei maggiori dubbi ricadono sul momento storico. Attualmente dovremmo essere in una fase che dovrebbe prevedere uno “screening” della popolazione per capire quanti siano entrati in contatto con il virus in maniera più o meno manifesta per comprendere quanti siano asintomatici o abbiano avuto lievi sintomatologie. A ciò, si aggiunge che alcune regioni tra cui Lombardia, Toscana, Veneto, in previsione di un utilizzo come terapia del plasma iperimmune, hanno creato delle banche del plasma ed invitano a donare il sangue per raccoglierlo (tra l’altro la prima cosa che hanno portato i medici Cinesi in Italia è stato plasma di persone guarite).
Fatte queste premesse e considerazioni ho chiesto, se non sarebbe stato più sensato valutare se ci siano, tra i donatori, quanti abbiano avuto il covid19 (più o meno consciamente). In questo caso sarebbe stato d’uopo iniziare a comprendere quale quantità di anticorpi avessero e decidere di usarlo a scopo terapeutico contro il virus.
La Dottoressa, mi ha cortesemente risposto che al di là delle scelte di alcune regioni, non esiste un protocollo sanitario nazionale per l’utilizzo del plasma ad uso terapeutico e che i test sierologici non sono ancora affidabili senza contare i costi.
In sintesi, al di là di come abbia tartassato la mia interlocutrice, prima e durante la donazione mi sono rimasti dei dubbi sulla lungimiranza del nostro sistema politico/sanitario. Fermo restando una gestione della crisi che diviene valida nella bisogna per poi apparire a fine tempesta come un coacerbo di opinioni, errori ed approssimazioni.  Personalmente ritengo che sia insensato e poco lungimirante avere una platea di persone che ti offrono e vengono a portare il loro sangue gratuitamente e disinteressatamente e non utilizzarli anche per “screening” epidemiologici e sierologici. Perplessità che divengono macigni in considerazione del fatto che ancora l’emergenza coronavirus ci attanaglia ed in giro non ci sono farmaci adatti a debellarla.

di Cesare Bramante

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