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Nicla Vassallo – Vita umana e scandalo della ragione

Non potevo dialogare con Nicla Vassallo senza porre una delle domande più tipiche della filosofia: chi sei? È da lì che ho iniziato.
Chi è Nicla Vassallo?
Una filosofa libera di pensare, ragionare, che ha optato per la trasgressione. Il vero filosofo non può non essere trasgressivo. Molta filosofia pare non accorgersi delle domande drammatiche, esistenziali e non solo, domande che la situazione attuale ha già creato, crea, e creerà. Detesto, e non ho mai praticato, quella filosofia, che ama il potere ed è cieca rispetto agli avvenimenti.
Tempo di Pandemia. Tra informazioni contraddittorie e fake news, come possiamo distinguere le notizie vere da quelle false?
Considero veri e propri delinquenti coloro che diffondono le fake news. Se non si dispongono di buone ragioni epistemiche meglio senz’altro tacere piuttosto che ingannare l’altro-da-sé. Le persone comuni si domandano ingenuamente chi sia il “colpevole”, reagendo troppo spesso in modo iperbolico di fronte all’emergenza: in loro domina il “bestiale”, per nulla razionale. E, se un tempo, venivano giudicate bestiali le femmine, mentre razionali i maschi, il Coronavirus, ha spazzato via parecchi pregiudizi. Alla fin fine, tuttavia, questi riemergeranno potenti al “termine” di questo virus, e, forse, più prepotenti di prima, in virtù del fatto di un’inevitabile crisi economica, in cui il timone si troverà in mani del tutto maschili.
Quale altra voce femminile mi consiglieresti di ascoltare?
Fabiola Gianotti, l’attuale direttrice generale del CERN di Ginevra. Ha avuto il coraggio di mettere in stand by gli esperimenti in corso, per offrire strumenti e risorse del CERN al tentativo di capire qualcosa di più del Coronavirus.
Esiste la verità? Che cos’è?
Mi verrebbe da risponderle: non ha una seconda domanda? Per quando riguarda la verità, noi epistemologi abbiamo a disposizione diverse teorie, su cui ragionare e argomentare. Da parte mia rimango ancorata alla teoria della corrispondenza, stando a cui la verità consiste nella relazione tra una certa proposizione p e i fatti, o gli stati di cose, che rendono vera p. In altre parole, una proposizione è vera se corrisponde ai fatti o agli stati di cose. C’è da rilevare, che il corrispondentismo presenta pecche, pecche cui, metafisici ed epistemologi, tentano di porre rimedio.
Cos’è uno scandalo? Il sapere è scandalo?
Lo scandalo è ancora fonte di disapprovazione? Nella nostra attualità, ove i media italiani, e non solo, hanno, da tempo, abbandonato ogni reticenza, pur di sopravvivere, un essere comune, privo di strumenti epistemici, si trova in balia di pochi tycon che gestiscono l’informazione, manipolandola a loro favore. Del resto, quale sapere il nostro paese ci offre dall’asilo all’univesità? Stando ai dati Istat dello scorso anno, abbiamo meno diplomati e laureati rispetto ai paesi dell’Ue. Risultano maggiori le donne rispetto agli uomini, ma le chance delle donne di trovare un degno lavoro restano assai inferiori, senza nominare i giovani che non studiano, né lavorano. Dal mio punto di vista, ciò costruisce uno spaventoso scandalo.
Quali sono le paure profonde che questa pandemia sta portando alla luce?
Il: timore asfissiante, odioso dell’altro-da-sè, in quanto, se non si mantengono le distanze l’altro ci potrebbe contaminare e infettare. Vi è molta ipocrisia in ciò, oltre che ben poca istruzione. E, davvero, non sappiamo o evitiamo di non sapere. Poi, da veri e propri ‘deficenti’ non amettiamo per nulla di ‘sapere di non sapere’. Sussistono altri timori. Per fare un solo esempio: invece di accettare il diverso da sé, lo allontaniamo per rintanarci nelle nostre “famiglie” di sangue, e, dopo il lavoro (sempre che lo si abbia ancora) ci rinchiudiamo su noi stessi in una sorte di covo, ove domina l’egoismo.

Ci sono altri orrori di cui dobbiamo aver paura oltre alla pandemia?
Dovremmo ormai essere ben addestrati a tempi orribili, causati o no da pandemie. Sempre che si conosca la storia. Orrore? Uno in particolare, ovvero quella di aver gettato la nostra esistenza al vento, in un attimo fuggente.
E la morte?
Rimane una sorta di spartiacque aut aut, che non è affatto paragonabile a ciò che ci auguriamo. Tuttavia, a volte, rispetto “al male di vivere” con disonore, meglio il suicidio.
Pensi mai al suicidio? Quando ci penso trovo che indichi un’insoddisfazione, un desiderio di cambiamento.
Hai mai letto Hume sul suicidio? Aspetta che lo cerco… Eccolo.
“Che cosa significa dunque l’opinione che un uomo, il quale, stanco della vita e perseguitato dai dolori e dalle miserie, vinca coraggiosamente i terrori naturali della morte ed esca da questa scena crudele; che tale uomo, dico, incorra nell’indignazione del creatore per aver violato l’opera della provvidenza e turbato l’ordine dell’universo? Affermare questo è affermare il falso; la vita degli uomini è soggetta alle stesse leggi cui è soggetta la vita di tutti gli altri animali; e tutte queste esistenze sono soggette alle leggi generali della natura e del moto”.
Io la penso così.
Perché questa società fa fatica a riconoscere e a dare diritto di cittadinanza alle diversità, alle fragilità, alle disabilità? Uso i termini al plurale non a caso.
Si tratta di una società disumanizzante, e, comunque, sempre ben poco liberal democratica, una società qualunquista, le cui radici affondano in un terreno già contaminato di per sé. Una società costruita sulle proprie irraggiungibili icone, che si bea dei propri possedimenti materiali. Una società conservatrice, in cui si prova un irragionevole disgusto per ogni diversità, fragilità, disabilità. Eppure, vi è una “diversità” solo nel caso vi sia una normalità. Ma cosa è la normalità?
Luigi Manconi parla di feroce inciviltà dello Stato nei confronti della disabilità.
Tale inciviltà non nasce, purtroppo, da qualche Stato, ma ben prima si attesta con un imprinting inesorabile. È un giudizio che può essere esteso a tutte le forme di diversità? E poi diverso da chi e da che? Civiltà e inciviltà variano nel corso della storia. Con ciò intendo affermare che il concetto di ‘civiltà’ e quello di ‘inciviltà’ variano a seconda dei punti di vista, al pari di quello di ferocia.”
Possiamo affermare che la sistematica emarginazione operata dallo Stato nei confronti dei soggetti “diversi” sia il retaggio di un credo assoluto del nazismo, che tenta di annullare le “vite inutili” attraverso politiche eugenetiche?
A mio avviso, nessuna vita umana è inutile, vana, magari vaga, ma non vana
Il succo dell’eugenetica è: favorire la procreazione di soggetti desiderati e impedire quella degli indiserati. Non vi trovo nulla di oggettivo in ciò. Cosa si intende con il termine “desiderio”? Il dizionario parla chiaro: si tratta di un sentimento di quanto è recepito confacente alle proprie personali esigenze.
Abbiamo bisogno di filosofia?
Secondo lei, non necessitiamo forse di ragionare bene, per obiezioni e risposte, nonchè, di intelligenza e a competenze specifiche? Senza alcun fronzolo per essere più noti. Abbiamo bisogno di buona filosofia e di non limitarci alla storia della filosofia.
Se dovessi rispondere io direi di sì. Abbiamo bisogno di filosofia.
Glielo dico. Mi ascolta. Ha una bella capacità di silenzio.
Sì. Perché la filosofia mi ha aiutato a sopravvivere.
Sì. Perché la filosofia, e con essa il sapere, è strumento per intervenire sulla realtà.
Come hai vissuto il lockdown?
Purtroppo sono stata costretta ad alterare i miei progetti, sia quelli filosofici sia quelli sportivi. Non so quando potrò tornare in Inghilterra. Ma quello che mi fa paura è che i politici stiano decidendo di riaprire sulla base di un non sapere. Ben poco sappiamo di questo virus.
Ho visto che hai scritto due volumi di poesie. Qual è il tuo rapporto con la poesia?
L’importante è non fare invasioni di campo. La mia filosofia non è poetica e la mia poesia non è filosofica. È comunque importante evitare una certa retorica poetica. Mentre invece sento profondamente filosofico il mio fare dello sport.
Fin da piccina ho confidato nella pratica sportiva, al pari di Platone. Di sport ne ho praticati parecchi, a livello agonistico, spesso al fine di confrontarmi con la “natura”. Le condizioni estreme non mi hanno mai impaurito. Solo due esempi: oltre i 3000 metri a Zermat, ho spesso sciato sul ghiacciaio, con vento forte; ho spesso regatato sul Laser, una deriva single, con Mistral forte e onda corta. Dopo sei/otto ore si vibra. A contare sei tu sola, il tuo precedente allenamento, l’attrezzatura che hai scelto.
Quello di Nicla Vassallo è  un procedere lucido, accompagnato da una passione della ragione che interroga la natura nelle sue leggi, anche attraverso il corpo.

Tratto da Viaggi in carrozzina di Gianfranco Falcone  – L’Espresso

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