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PROCESSI PER CONTAGIO LUOGHI LAVORO SI APRE NUOVA FASE

PENALISTA ALLA ‘DIRE’: PROBLEMA PRINCIPALE SARÀ ACCERTARE NESSO DI CAUSALITÀ

Roma – “Quello che stiamo vivendo penso che aprira’ profili nuovi anche nell’ambito del diritto, e mi riferisco in particolare a quello penale, perche’ si dovranno sicuramente esplorare tutte quelle responsabilita’ derivate dal non aver fronteggiato adeguatamente i rischi di contagio sul luogo di lavoro. Tali responsabilita’ possono configurare i cosiddetti ‘reati omissivi impropri’. Senz’altro nel prossimo futuro si potrebbero aprire una serie di procedimenti che

riguarderebbero proprio la mancata adozione di misure cautelari

adeguate sul luogo di lavoro, siamo solo all’inizio di questa

nuova fase del diritto. Pensiamo, solo per fare un esempio, a

tutti i procedimenti aventi ad oggetto le Rsa (Residenza sanitarie assistenziali, ndr) e che potrebbero aprire un percorso in questo senso. Vedremo poi con i consulenti e i periti che cosa si potra’ stabilire in proposito”. Cosi’ l’avvocato penalista Stefano Maccioni, che da anni si dedica alle costituzioni di parte civile per Cittadinanzattiva onlus, con specializzazione nella responsabilita’ medica, interpellato dall’agenzia Dire sul tema.

“Si apre un nuovo fronte – ribadisce l’avvocato Maccioni – di volta in volta volta dovremmo andare a vedere quando e’ stato dato l’allarme del caso positivo, in che tempi, e che cosa si e’ fatto per evitare il contagio tra i lavoratori. Ma prescindendo, e questo lo voglio sottolineare in grassetto, dalla responsabilita’ dei singoli operatori sanitari che si sono rilevati dei veri e’ propri eroi. E parlo sia di medici sia di infermieri, che durante questa emergenza hanno fatto piu’ di quanto umanamente si poteva richiedere, rimettendoci in molti

casi la vita”.

Sara’ pero’ difficile stabilire se il contagio e’ avvenuto sul luogo di lavoro. “Il problema principale sara’ ricondurre il nesso di causalita’- spiega l’avvocato all’agenzia Dire – cioe’ la omessa prescrizione di sicurezza da parte del datore di lavoro sul posto di lavoro, ad esempio con il mancato uso di mascherine e di adeguati sistemi di sanificazione delle aree, con l’avere contratto il virus proprio sul posto di lavoro, perche’ in teoria lo si potrebbe contrarre semplicemente andando a fare la spesa al supermercato. Un altro nodo e’ quello riguardante gli aspetti epidemiologici, perche’ se per esempio in una fabbrica il contagio sara’ in una percentuale molto elevata potremmo dedurre che si e’ lavorato in un ambiente di lavoro dove non si sono osservate determinate regole di sicurezza”. Ma se ci sara’ un singolo caso sara’ “quasi impossibile ricondurre la

responsabilita’ dell’infezione al datore di lavoro – spiega

Maccioni – perche’ la persona avrebbe potuto contrarre il virus in

altri ambienti. Oltre alla problematica riguardante quelli che

hanno una lesione conclamata, c’e’ anche quella dei portatori

sani che potrebbero a loro volta contagiare gli altri. Come Tribunale dei diritti del malato, per lunghi anni abbiamo seguito i processi che avevano a che fare con la vicenda del sangue infetto, che molti forse ricorderanno, che poi ha portato ad una legge che ha fissato degli indennizzi per le vittime e i loro familiari anche a distanza di tempo. Non so se anche per il Coronavirus si potra’ pensare addirittura ad un indennizzo per chi e’ stato colpito o per i familiari che hanno subito dei lutti in famiglia dovuti alla mancata possibilita’ di fronteggiare questa emergenza. Staremo a vedere…”.

Ma qualora il lavoratore risultasse positivo al Covid-19, si potrebbe pensare ‘per legge’ di fare il test a tutti i dipendenti dell’azienda? “Sicuramente – risponde il penalista all’agenzia Dire – Penso che l’estensione a larga scala del test, previsto anche dall’Istituto superiore di Sanita’, sia una delle soluzioni per fronteggiare il dilagare di questa infezione. Se si e’ verificato un caso di positivita’ all’interno di una fabbrica o di un luogo di lavoro occorre sicuramente fare una ricerca su dove si e’ verificato il contagio. È un modo per

arginare il diffondersi dell’epidemia”.

Interpellato poi sui consigli da dare al datore di lavoro per evitare future cause legate al contagio da Covid-19, Maccioni risponde: “Bisogna seguire scrupolosamente le regole che sono state dettate dal ministero della Salute, quindi per quanto possibile e’ necessario mantenere il distanziamento sociale sul posto di lavoro, adottando tutti i presidi necessari, dalle mascherine ai disinfettanti per le mani. Bisogna sanificare gli ambienti e pulire i filtri dell’aria condizionata. Insomma, e’ fondamentale rispettare le varie linee guida che ci sono state date dalle istituzioni”. L’avvocato penalista e’ infine “assolutamente a favore dello smart working e laddove – conclude – va incentivato al cento per cento”.

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