‘Africa, impresa possibile’ analisi della rivoluzione imprenditoriale africana
Edito da Paesi Edizioni, in uscita il 12 marzo, il libro di Alessandro Vinci descrive sfide e potenzialità della seconda regione del pianeta per crescita economica dopo l’Asia
Una fotografia della rivoluzione imprenditoriale in atto nel continente africano: numeri, analisi, testimonianze e schede Paese aggiornate per conoscere opportunità e rischi di investimento nella regione del futuro. Questo è ‘Africa, impresa possibile’, libro scritto da Alessandro Vinci in uscita il 5 marzo per la Collana Machiavelli di Paesi Edizioni. Sfide e potenzialità di un continente: con una crescita del PIL 2019 del 3,2% e del 3,6% prevista per il 2020 – dati FMI – e con il Trattato di Libero Commercio Continentale Africano AFCFTA – al via il prossimo 1° luglio 2020 – l’Africa è il secondo continente del pianeta per crescita economica dopo l’Asia.
Collaboratore del Corriere della Sera, il giornalista Alessandro Vinci propone in questo saggio un’analisi lucida del momento epocale che sta vivendo il continente africano. Il suo obiettivo è focalizzato sui principali Paesi da cui proviene oltre il 60% dei migranti che sbarcano lungo le nostre coste: Eritrea, Nigeria, Gambia, Mali, Sudan, Costa d’Avorio, Somalia, Guinea e Senegal. Per ogni Stato viene riportato un aggiornato quadro politico, economico e sociale. Il tutto è arricchito da una serie di interviste a imprenditori e rappresentanti politici italiani e africani che ben conoscono potenzialità e problematiche del continente del futuro.
Tra gli interventi più autorevoli, quelli del Viceministro degli Affari Esteri Emanuela Del Re, del presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo Giovanni Ottati, e degli ambasciatori in Italia di Somalia, Costa d’Avorio e Guinea. Da queste testimonianze emergono i tratti di una stagione di risveglio, che però rischia di tagliare fuori l’Europa, troppo impegnata a dividersi sulla complessa gestione dei migranti e incapace di tenere il passo di competitor più «pragmatici» come la Cina. Non tutto comunque è perduto e Paesi come l’Italia – ponte naturale tra le due sponde del Mare Nostrum – possono ancora dire la loro.