Il Coronavirus e le inondazioni mix letale che mette a rischio la vita di almeno 5,2 milioni di bambini malnutriti in Somalia, Etiopia e Kenya
Il ritorno degli sciami di locuste del deserto, con altre uova che potrebbero dischiudersi nel mese in corso, gli effetti dell’emergenza Covid-19 e il riaffacciarsi della stagione delle inondazioni rappresentano una combinazione letale che mette a rischio la vita dei bambini malnutriti in Somalia, Etiopia e Kenya, è l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
In questi tre Paesi, sottolinea Save the Children, almeno 5,2 milioni di bambini sotto i cinque anni di età stanno già soffrendo la malnutrizione acuta, e di questi circa 1,3 milioni sono colpiti da forme ancora più gravi di malnutrizione e rischiano di morire di fame.
Questo mese le comunità di tutto il Corno d’Africa, che già stanno facendo i conti con le conseguenze del Coronavirus, si trovano a fronteggiare nuovi sciami di locuste. Il periodo insolitamente piovoso tra la stagione breve delle piogge del 2019 e quella lunga del 2020 ha infatti favorito la deposizione delle uova da parte degli sciami, con nuove ondate di locuste già osservate in alcune parti dell’Etiopia e della Somalia. Una singola locusta femmina può deporre fino a 158 uova alla volta[1], e con decine di milioni di locuste che attualmente stanno deponendo le uova, si prevede che una volta schiuse a maggio, nuovi sciami si formeranno nei mesi di giugno e luglio, in concomitanza con il periodo dei raccolti, decimando così colture fondamentali per la popolazione. Con le restrizioni dovute al Covid-19, inoltre, gli interventi messi in campo dai governi per controllare le locuste, tra cui la formazione del personale e l’irrorazione di pesticidi, stanno incontrando numerose difficoltà.
Le piogge hanno anche portato a un drammatico aumento delle acque del bacino fluviale di Shabelle, che attraversa sia l’Etiopia che la Somalia, con il fiume attorno alla città di Beledweyne che si è alzato fino a 6 metri. Si teme che in questi giorni possa esserci un’inondazione che metterebbe in pericolo oltre 240.000 persone, molte delle quali sono già state colpite da devastanti inondazioni che hanno colpito la regione a ottobre e novembre scorsi.
I nuovi sciami di locuste, i ripetuti eventi meteorologici estremi e la dipendenza da forme di reddito che stanno subendo gli effetti delle restrizioni per il Covid-19 – come il turismo e le rimesse – stanno avendo un impatto senza precedenti su famiglie già vulnerabili e che già soffrono di malnutrizione in tutto il Corno d’Africa. I prezzi delle materie prime sono già aumentati di oltre il 2% in Somalia – un aumento sostanziale per le famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà – e lo staff di Save the Children sul campo ha potuto constatare che questa situazione sta portando le famiglie a saltare i pasti. Anche le rimesse, un meccanismo fondamentale per assicurare la sussistenza e il supporto alle famiglie in tutta la regione, sono state colpite dai blocchi, dai licenziamenti e dalle interruzioni delle attività commerciali.
Considerati i dati attuali sulla fame, la devastazione dei raccolti da parte delle locuste, l’impatto del Covid-19 e i fenomeni meteorologici irregolari, gli esperti di nutrizione temono quindi che possa esserci un aumento sostanziale dei bisogni alimentari in condizioni di emergenza nei prossimi mesi. I bambini con una dieta povera, in particolare nei primi mesi e anni di vita, rischiano più di ogni altro di contrarre malattie e infezioni e subire ritardi nella crescita, che possono incidere gravemente sul loro sviluppo cognitivo e sulla loro salute anche in età adulta.
Secondo un rapporto sull’impatto della prima ondata di locuste del deserto in Etiopia, al quale ha collaborato anche Save the Children, quasi un milione di persone ha già bisogno di assistenza alimentare d’emergenza, come diretta conseguenza dell’arrivo delle locuste[2]. L’analisi ha inoltre evidenziato che fino a 1,3 milioni di ettari di terreni agricoli sono stati danneggiati dalle locuste e che i prezzi dei cereali sono aumentati di circa il 50% dal 2019. In attesa che questo tipo di analisi vengano completate anche per quanto riguarda il Kenya e la Somalia, si teme che le locuste, nel corso della prima ondata, possano aver causato danni simili se non peggiori.
“Il 2020 sarà un anno cruciale per un’intera generazione di bambini in tutto il Corno d’Africa. L’emergenza Coronavirus arriva in un momento in cui i bambini e le loro famiglie stanno già affrontando diverse crisi, come gli shock climatici ricorrenti, i conflitti e l’invasione delle locuste, che hanno completamente devastato i già fragili mezzi di sussistenza della popolazione”, ha affermato Yvonne Arunga, Direttore dei programmi regionali di Save the Children in Africa orientale e meridionale.
“Il nostro staff sul terreno in Somalia, Kenya ed Etiopia è al lavoro per salvare vite e aiutare le famiglie vulnerabili, ma le dimensioni di quanto sta accadendo al momento sono davvero travolgenti. Anche il nostro personale sta soffrendo e molti di loro provengono dalle stesse comunità in cui lavorano. Devono adattarsi per continuare a fornire servizi essenziali alle comunità e fare in modo da garantire la loro sicurezza e quella dei bambini. Affermare che siamo di fronte a una situazione senza precedenti è semplicemente un eufemismo. Abbiamo bisogno di risorse, di persone e di sostegno a livello globale. Anche se tutto il mondo sta affrontando un momento molto complicato, in questo momento non possiamo dimenticare i più vulnerabili”, ha concluso Yvonne Arunga.
Save the Children sta attualmente lavorando a stretto contatto con i governi, le Nazioni Unite e i partner nel Corno d’Africa per garantire che i programmi sanitari e di screening nutrizionale possano continuare nonostante le sfide poste dal Covid-19. Le modalità di lavoro sono state riadattate all’emergenza in corso, grazie anche a iniziative come la formazione a distanza del personale che si occupa di nutrizione, la promozione e il sostegno della pratica dell’allattamento al seno, il raddoppio delle distribuzioni di prodotti alimentari alle famiglie per ridurre il numero di volte in cui queste vengono a contatto con le strutture sanitarie e il supporto alle strutture cliniche per ridurre i rischi legati al Covid-19