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RENZI, TRAVAGLIO E…DOV’E’ FINITA LA MORTE NATURALE ?

Avrei dovuto titolare il pezzo così :  “Tutto in uno” ma, facendolo, forse non suscitavo subito una qualche curiosità  stante l’accostamento invero poco…accostabile.  Quanto infatti sto per dire, per me non è solo un pensiero verificato ed anche collaudato da anni, ma anche una seria (anche qui provata e collaudata) convinzione personale che, alla mia età, potrebbe valere un pochino in più…

Parlando di Matteo Renzi, personaggio che, pur simpatizzando io da sempre per il centro-sinistra (posto che esista ancora), mi ha determinato in ogni occasione delle….discinesie gastriche per il suo atteggiamento bullista, pieno di se, revanscista come Salvini, il primo (Renzi) a seguito della sonora sconfitta dopo il famoso referendum (ma anche per altre cose), il secondo (Salvini)  per essere stato scalzato da un miracoloso Giuseppe Conte, detto questo, per quanto riguarda l’ ex sindaco di Firenze devo dire che egli ha costituito da sempre un vulnus politico destabilizzante per l’intero Paese. Sono in pochi a crederci ancora, ed anche con meno convinzione, e quel crederci residuale è dovuto al suo atteggiamento snello, giovane ed apparentemente furbo (ma per fare i suoi interessi, aggiungo io): detto personaggio  recita in cuor suo:  “non devo far saltare il governo perché salto anch’io, ma se saltasse rimanendoci dentro, io sarei felice…”. Questo è la mia anamnesi su Renzi , fatta  da psicologo senza laurea in psicologia, anamnesi che ho fatto sin dalla sua nomina (in barba a quanto tuttora pensa un mio amico medico-psichiatra) a sindaco di Firenze…, purtroppo senza sbagliare di una sola virgola. Il guaio è che cacciarlo costituirebbe un altro vulnus per la maggioranza per cui, sia pur con qualche rischio sempre latente, si sopporta in base al calcolo “costo-benefici”.  Insomma, a mio avviso, Renzi sta giocando un ruolo che va dalla convenienza personale all’ambiguità istituzionale al punto che, se dipendesse da me, gli direi di andare al diavolo, stante il fatto che, fino a quando il Padreterno mi conserverà ancora il bene dell’intelletto, io non scenderei mai a patti con un personaggio della specie.

Fatta questa prima frettolosa anamnesi, ho notato da molto tempo che anche Marco Travaglio la pensa più o meno come me e non poteva essere diversamente in quanto, alla scuola di Indro Montanelli, uomo che ho amato per la sua schiena dritta nell’affrontare ogni situazione, anche il direttore del Fatto Quotidiano, non solo ha recepito molto dalla scuola del decano del giornalismo, appunto Indro Montanelli, ma lo ha anche superato in chiave moderna, compatibilmente, per quanto ovvio a dirsi, con i tempi che stiamo vivendo. Io, non conoscevo Travaglio quando lavorava con Montanelli, ma quest’ultimo sì, e bene !   Per cui, questa mia impressione, ha senz’altro una valenza non trascurabile.

A questo proposito, per quanto possa valere il mio suggerimento, inviterei Marco Travaglio a continuare su questa strada, col supporto delle sue encomiabili capacità professionali, unite ad una non comune memoria storica che spiazza tutti, circostanza che lo inserisce ogni giorno  fra i “preferiti” di tutte le trasmissioni televisive. A qualcuno potrà sembrare antipatico per il suo porsi sornione e da presa in giro nei confronti di di certuni, anche giornalisti di fama (soprattutto per motivi legati ad una certa linea editoriale), ma io non farei caso a questa sua mimica facciale, anzi rincarerei le dosi…

Dopo aver giustificato l’accostamento (di questi tempi virali sia dal punto sanitario che politico,  sarebbe meglio parlare di…distaccamento fra Renzi e Travaglio), vorrei concludere in sintesi che, almeno per quanto mi riguarda, Renzi farebbe il bene dell’Italia standosene lontano non solo dalla politica, ma anche dall’Italia stessa, mentre per Marco Travaglio, mi spingerei ad attribuirgli la nomea del vero giornalista, all’apice della categoria del giornalismo italiano: un inter-pares fra  lui e Montanelli, o forse di più, compatibilmente con le attuali realtà socio-politiche.  Senza alcuna offesa per tutti i miei colleghi giornalisti.

Mi par poi di aggiungere che Renzi e Travaglio hanno anche un addentellato con quanto sto per scrivere: il primo suggerisce prudenza nell’aprire le attività post-coronavirus (esattamente come la penso pure io), il secondo invece vuol anticipare i tempi senza rendersi conto (o fingendo in assoluta mala fede) che, malgrado quanto ci anticipa la scienza medica (categoria da prendere con le pinze anche questa ma alla quale dobbiamo necessariamente fare affidamento)  se si apre tutto e subito, già alla fine della cosiddetta seconda fase, si correrà il rischio di avere oltre 150.000 ricoveri in terapie intensive e 450.000 ricoveri per il contagio. In questo caso, mi par di poter dire che la dicotomia costi-benefici, propenda per gli ultimi. Esattamente come la penso io e Travaglio e, certamente no, Matteo Renzi.

Una domanda finale che ancora non ha avuto risposte precise. Qualcuno mi sa dire perché oggi non si sente più parlare di decessi “per morte naturale” e sembra che la morte sia sempre  imputabile al coronavirus ? Non sarà che, in base al protocollo sanitario, sia stata bandita la causa “morte naturale”?

O si tratta di altra imprecisione-incertezza di questa nostra scienza sanitaria ?

ARNALDO DE PORTI

(Belluno-Feltre)

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