Lettera aperta parlamentari M5s su proposta De Masi

Di recente Nino De Masi ha indicato misure concrete per la ripartenza dell’economia calabrese. A favore del Sud egli ha ipotizzato aree No Tax, tra cui una corrispondente alla regione Calabria. Subito abbiamo sposato la proposta, che tra l’altro prevede prestiti a tasso zero per le piccole imprese, da restituire in 15 anni, e l’obbligo di reinvestire sul territorio una quota degli utili delle banche che beneficino di fiscalità di vantaggio. Lo stesso imprenditore, noto anche all’estero per la lotta alla ’ndrangheta e all’usura bancaria, ha insieme sottolineato l’esigenza di individuare strumenti a favore della formazione professionale e della riconversione delle attività. È un piano possibile, oltre che necessario. Perciò abbiamo annunciato che a breve lo porteremo all’attenzione del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, senatore del Movimento 5 Stelle. Inoltre abbiamo rivolto alle altre forze politiche un appello a confrontarci nel merito, partendo dagli alleati di governo.

Infatti crediamo che la crisi determinata dal coronavirus debba avere soluzioni condivise: con l’intera rappresentanza parlamentare calabrese, l’esecutivo e i consiglieri regionali. Occorre pensare soltanto alla Calabria, stavolta abbandonando le differenze e divergenze politiche. Presto bisogna mettersi all’opera e bussare alla porta del governo nazionale con un documento unitario che contenga precise richieste per invertire la rotta.

L’esperienza del passato e la coscienza della realtà possono esserci molto utili e costituire la base di un ragionamento obiettivo e fecondo, in rapporto a quanto indicato da De Masi. Per esempio, a Gioia Tauro – e non solo – diverse aziende ottennero enormi finanziamenti, ma senza produrre alcunché, senza generare ricchezza e senza pagare il conto alle aziende locali.

Altro fenomeno da richiamare è il diffuso assistenzialismo in Calabria, frutto di un remoto matrimonio di interessi tra Stato ed enti locali, che nei decenni ha compresso la cultura e lo spirito d’impresa, con gravi danni per l’occupazione e la crescita collettiva. A ciò si aggiunga il frequente errore del potere politico e amministrativo di alimentare postifici. A riguardo non si è mai stimato l’impatto reale, scarso e perfino deleterio, sui livelli di servizi e diritti – in Calabria – delle troppe assunzioni in uffici, aziende e agenzie del sistema pubblico nostrano. Questo è un tema dominante nella narrazione antimeridionalista, rispetto al quale manca un’analisi di prospettiva che ci induca a cambiare registro, a investire altrimenti le risorse disponibili.

Ultima annotazione è che di per sé non conta l’entità, pur se a molte cifre, dei vari fondi per lo sviluppo regionale, se la relativa spesa è rinviata, non rispondente alle potenzialità del territorio o addirittura virtuale, cioè subordinata alla stesura di atti o programmi specifici.

In questo senso – fermo restando che la spesa pubblica per il Meridione va proporzionata alla popolazione residente e che i fondi europei siano aggiuntivi come richiesto da Agenda Sud 34%, evitando, sull’onda della pandemia, di sottrarre ulteriori risorse al Mezzogiorno –, siamo chiamati a guardare avanti: a superare la seduzione del dato complessivo dei trasferimenti destinati all’ammodernamento strutturale e alla coesione sociale. In sintesi, ora pensiamo a sostenere l’impresa, al suo valore economico e sociale, a quanto in proposito renderebbe, già nell’immediato, la possibilità di operare in una regione con fiscalità di vantaggio, anche per attrarre investimenti e creare posti di lavoro vero, dunque servizi pubblici migliori e benessere generale.

Il nostro Reddito di cittadinanza, che intendiamo estendere a stretto giro, ha tolto “personale” alle organizzazioni criminali e sollevato tante famiglie dalla povertà. Tuttavia, adesso è il momento di integrarlo con misure di lungo respiro, quali quelle prospettate De Masi. Pertanto ci facciamo promotori di un tavolo di ampia concertazione, cui invitare i sindacati, fiduciosi di ottenere pronta risposta dagli altri partiti.

Giuseppe d’Ippolito

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