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IL POST VIRUS, AUGURANDOCI CHE SE NE VADA, LASCERA’ STRASCICHI PEGGIORI DEL VIRUS STESSO ?

Da osservatore delle varie dinamiche sociali nelle quali siamo costretti a dimenarci in veste di condizionati all’ennesima potenza (distanziamento sociale, barricamento in casa o attorno ad essa per chi ha almeno un fazzoletto di giardino, autocertificazioni spesso adattate ad hoc  dai furbetti del quartiere e quant’altro) mi pare, non solo di prefigurare ma addirittura di avvertire in una sua imminente materializzazione, un quadro sociale che, se confrontato con quello che ci stiamo giocoforza lasciando alle spalle, avrà una fisionomia tutta da analizzare in chiave psicologica e psichiatrica.

Una cosa la dico subito e riguarda gli over 65-70  che, in Italia, secondo dati Istat 1/1/2019, si attestavano complessivamente sui 14 milioni circa, quasi un quarto della popolazione, migliaio più migliaio meno. Ebbene, ove venisse deciso, sia pur a fin di bene collettivo, di segregare in casa un tale numero di anziani in attesa di trovare un vaccino (posto che ciò succeda in tempi brevi), una segregazione tale comporterebbe un’ ondata di patologie conseguenti al coronavirus rispetto alla quale i circa 25.000 morti sin qui avuti in Italia costituirebbe una semplice inezia.  Ovviamente parlo di numeri statistici nella loro stretta accezione, con tutto il rispetto ed il dolore per chi ci ha lasciato a causa di questa pandemia.

Le reazioni da parte degli over 65-70 ci sono già non solo nei giornali, ma anche nelle varie argomentazioni “condizionate” dalle mascherine e guanti che si sentono in giro nelle edicole, nei supermercati, ecc. anche se non sarebbe consentito chiacchierare troppo…

Detto questo, non avrei alcuna remora ad affermare a voce alta che, chi dovesse firmare una simile ordinanza, ascriverà a sé il reato di omicidio plurimo.

Avendo motivo di ritenere che non si arriverà a questo e si troverà qualche soluzione a difesa degli anziani, magari attraverso il rilascio di un documento del medico di famiglia, non posso sottacere una prospettiva, non certo felice che, dopo il virus,  riguarderà tutti, sia giovani che anziani, e cioè il disturbo della personalità che, clinicamente, viene definito :   un disturbo con manifestazioni di pensiero e di comportamento che si manifestano in modo pervasivo (non limitato a uno o pochi contesti), inflessibile e apparentemente permanente, coinvolgendo la sfera cognitiva.

E ciò a seguito, della drastica, scioccante, traumatizzante  situazione patologica in atto che certamente  gli over 65-70 faranno fatica a metabolizzare, dando origine e sviluppando quelle patologie già in essere, riconducibili alla sfera cognitiva.

Non sarà compito facile per chi dovrà decidere su queste cose che, in sintesi, cerco di riassumere: o si decide, segregando gli anziani, di far morire molta più gente rispetto al coronavirus (il termine di paragone non avrebbe..paragoni, come detto dianzi), oppure si dovrà trasformare la destinazione d’uso degli ospedali per ricoverare i disturbi della mente post-virus..

Penso che, alla fine, prevarrà il buon senso riveniente dalla classica dicotomia: costi-benefici.

Arnaldo De Porti

(Belluno-Feltre)

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