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STATISTICHE CHE INFICIANO LA RAZIONALIA’ UMANA, ANCHE DEI MEDICI…

Leggo, fra una sorta di sgomento ilare e la serietà che le tematiche sanitarie richiedono, che l’83% delle persone uccise dal virus ha un’ eta’ intorno agli 80 anni  (fonte Gazzettino 15/4/2020).  Io che ho superato di cinque anni detto… “intorno”, vorrei dire alla classe medica se si è mai visto  prima d’ora che una tale percentuale investisse quelli di 30/40 anni e non sia essa sempre stata invece appannaggio infelice di coloro che si trovano intorno a quell’intorno (scusate il bisticcio di parole, anche se risibilmente efficaci.

Piuttosto, come ho scritto ieri, non tanto perché potrei essere pure io soggetto a condizionamenti  di età per uscire di casa, vorrei rimarcare con forza, ma anche con cervello forse più in linea di chi fa certe leggi, che oggi non conta più l’età ufficializzata dall’ufficio anagrafe ma quella che una persona, in base ai suoi parametri di salute, ha la fortuna di avere, fra i quali (magari, facendoci le corna, potrei anche morire appena finito di scrivere questo pezzo) rientro anch’io.

Ergo, chi ha intenzione di fare ordinanze volte a fare una discriminazione fra fasce di età, sappia che un disegno vergognoso ed immorale della specie, non potrà avere altro che un effetto psicologicamente devastante fra i…diversamente giovani, tanto da dover contare un numero di decessi superiore a quelli che finora ha determinato il coronavirus.

Sta ad ognuno di noi, con coscienza e responsabilità anche verso gli altri, decidere se puo’ uscire o meno durante la cosiddetta ed auspicata fase 2 del virus.

Altrimenti, potrebbe succedere che un trentenne, decrepito, portatore di un sacco di patologie, possa tranquillamente uscire, mentre un 70/80enne, magari sano, forte, robusto ed a posto con la testa più del predetto trentenne,  debba attendere la morte in casa.

Ho parlato chiaro ?!

ARNALDO DE PORTI

(Belluno-Feltre)

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