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     Dalla “Cura” alla “Liquidità”: il tanto che non va.

 

 

Sono passati 22 giorni tra la pubblicazione del D.L. “Cura Italia” e il D.L. “Liquidità”, ma sono ancora molte le cose che non vanno.

E le aziende, i professionisti, i dipendenti, i pensionati, iniziano a sentire la “stretta” della carenza di liquidità.

Ancora una volta con il Decreto “Liquidità” sono stati sospesi i versamenti e si è continuato a creare spartiacque affermando implicitamente che la la legge non è più uguale per tutti. Sono troppe le distinzioni  fra i soggetti (contribuenti) e fra gli oggetti (imposte, tasse, contributi, ritenute etc.). Questo contribuente ha diritto, quell’altro no. Questa imposta è sospesa quell’altra no. E si fanno distinzioni tra i ricavi e compensi superiori o non superiori ad una certa soglia (50 milioni di euro) e il calo di almeno un 50 o un 33 per cento di fatturato/corrispettivi di ciascun contribuente con partita Iva, registrato nei mesi di marzo e/o aprile rispetto agli stessi mesi dell’anno 2019 per decidere quando e come si dovrà pagare. La sovrapposizione di decreti e le varie casistiche relative alla sospensione dei versamenti, con l’aggiunta del confronto del calo dei fatturati costituisce una complicazione che, per certi aspetti sconforta. La parola “semplicità” sembra essere sparita dal dizionario della politica italiana e il rischio di incorrere nei controlli dell’Agenzia delle Entrate, con conseguenti sanzioni per chi non ha saputo o potuto districarsi nel labirinto e nell’accumulo di importi da pagare, è molto elevato.

Ed è inutile ribadire che il Covid-19 colpisce tutti, e su tutti, come una mannaia impietosa, calano i suoi micidiali effetti, senza fare distinzioni di classe, di settori lavorativi, di stipendi o di fatturati.

Ancora una volta i Decreti, ripetono che i versamenti sospesi si pagheranno in 5 rate mensili o in unica soluzione a partire da Giugno, e dimenticano che in caso di eventi eccezionali, si può concedere una rateizzazione fino ad un massimo di 18 rate mensili come prevede l’art. 9, comma 2-bis, della Legge 212/2000.

Ancora una volta pure nel Decreto “Liquidità” non vi è traccia del riconoscimento del credito d’imposta del 60% del canone di locazione del mese di marzo, anche per gli immobili diversi dalla categoria catastale C1 (negozi). Né si è pensato al mese di aprile, pur sapendo che anche in questo mese molte attività dovranno rimanere chiuse. Senza considerare che l’Agenzia delle Entrate con la circolare 8/E ha chiarito che deve essere pagato l’affitto per poter usufruire del credito! Neppure in questo caso il Covid-19 fa distinzioni, e può attaccare imprenditori e liberi professionisti senza “guardare” la categoria catastale dell’immobile dove essi esercitano la loro attività.

Ancora una volta abbiamo appurato che la burocrazia vince. E coloro che ancora oggi, ci vogliono ricordare che abbatteranno cumuli e cumuli di carte, che renderanno le procedure più snelle e che tutto sarà più facile, mentono sapendo di mentire. L’esempio più eclatante l’abbiamo già vissuto con la domanda all’Inps dell’indennità per i lavoratori autonomi con partita Iva di 600 euro. “Restare a casa” dovrebbe valere anche per qualcuno dell’Inps!

Ancora una volta nessuna disposizione è stata emanata per aiutare coloro che sono in difficoltà nel pagare l’affitto delle proprie abitazioni.

Ancora una volta siamo all’oscuro e non sappiamo come poter usufruire del credito d’imposta del 50% delle spese di sanificazione degli ambienti, degli strumenti di lavoro e dei dispositivi di protezione e per la sicurezza.

Ancora una volta e incomprensibilmente, gli avvisi bonari non sono stati considerati come versamenti da sospendere, ed è stato dimenticato che chi ha debiti verso il fisco per avvisi bonari non è diverso da colui che li ha per cartelle e note di debito, ed  ha gli stessi, identici, diritti. E viste le precedenti “dimenticanze” con la “rottamazione ter” ed il D.L. Cura Italia, è proprio vero che non c’è due senza tre.

Ancora una volta nessuno sa niente sulla proroga delle dichiarazioni dei redditi per l’anno d’imposta 2019 la cui scadenza originaria (30 giugno) si avvicina sempre di più. Appare utile ricordare che i due decreti sospendono quasi tutto al 30.06 dando la possibilità di pagare in unica soluzione o in 5 rate, ma non considerano che proprio dal 30.06 inizia il pagamento delle imposte e contributi relativi alla dichiarazione dei redditi. L’ingorgo ormai è prossimo e l’impossibilità di riuscire a pagare tutto è sempre più una certezza.

Ancora una volta non non è stata emanata alcuna modifica normativa che permetta di compensare un credito d’imposta senza dover presentare preventivamente la dichiarazione dei redditi.

Ancora una volta il caos genera caos. Ne è evidente la vicenda delle indennità dei 600 euro ai professionisti. Già prima era sconcertante il riconoscimento tramite click day dell’indennità rispetto a quella dell’Inps. Poi il Decreto Liquidità ha modificato l’ambito dei beneficiari ed ha bloccato l’inizio dei pagamenti da parte delle Casse a favore dei loro iscritt. Ma non finisce qui! L’iter di conversione in Legge del Decreto “Cura Italia” varia nuovamente i beneficiari. Sembra una comica ma è una sconsolante realtà. E i professionisti attendono, impotenti come sempre.

Ancora una volta alcune banche negano ai cassaintegrati la possibilità di accedere al pagamento anticipato della CIG perché non sono a conoscenza di questa possibilità nonostante un comunicato stampa ABI dell’08.04.2020.

Ancora una volta non sono stati bloccati i pignoramenti presso terzi che avrebbero reso le cose più facili sia al terzo pignorato che al debitore.

Ancora una volta siamo costretti a sperare e che quindi l’accesso al credito fino a 25 mila euro sia immediato alla presentazione della domanda, e che coloro che eccedono tale limite possano vedersi erogare liquidità entro 30 giorni dalla richiesta.

Ancora una volta attendiamo cosa ci comunicherà quest’oggi il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Livorno, 10.04.2020

FONDAZIONE COMMERCIALISTITALIANI

Barbara Cuchel

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