Lieve arrabbiatura in farmacia in tempo di coronavirus

In realtà, non mi sono proprio arrabbiato, diciamo però che mi sono accorto d’aver alzato parecchio la voce. E un po’ di rabbia mi è rimasta dentro quando sono uscito dalla farmacia, e così, arrivato a casa, per liberami della lieve rabbia (è un ossimoro?) ho scritto due parole di reclamo al dottore proprietario della farmacia. Non faccio nomi ovviamente. E’ una delle tante farmacie di Colli Aniene, il quartiere dove abito a Roma.
“Egregio dottore, mi dispiace di aver alzato la voce nella sua farmacia, ma quando si sbaglia è buona educazione chiedere scusa, o perlomeno non replicare. Non si invita un cliente ad uscire dal negozio, una volta che lo avete fatto entrare, per di più che avevo il numero 125 ed era stato chiamato il numero 124. Insistere a quel modo, prima da parte della dottoressa che mi ha invitato ad uscire, e poi della collega che mi ha servito al banco, è semplicemente maleducazione. Un po’ di rispetto se non altro per una barba bianca… Non è la prima volta che i suoi collaboratori si comportano in maniera poco educata. Mia figlia si è lamentata, tempo fa, per i modi sgarbati di uno dei farmacisti (uno alto di statura, per la precisione, non di altro ovviamente). Vuol dire che la prossima volta faccio altri due passi e vado alla farmacia un po’ più avanti, dove le dottoresse sono gentilissime”.
Un saluto cordiale
Renato Pierri

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