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Coronavirus a Betlemme

Anche in Terra Santa la situazione si è evoluta velocemente: dopo i primi casi di israeliani infetti di ritorno dall’Italia e dall’Europa, sono stati i turisti stessi, attesi in grande numero per tutto il 2020, a portare con sé il virus dalle loro zone di provenienza. Dopo il caso dei nove turisti coreani risultati positivi, il 5 marzo si sono registrati i primi quattro casi di CV-19 a Betlemme: quattro greci ospiti dell’Angel Hotel di Beit Jala, paese a pochi kilometri con Betlemme. Da loro è partita l’inevitabile catena di contagi: l’autista, alcuni membri del personale dell’hotel sono risultati positivi al test. Nel giro di una settimana in Cisgiordania i casi sono passati da 4 a 31, 28 solo nell’aerea di Betlemme.

Con il virus, sono arrivate le misure, tempestive e, per una volta congiunte, dell’Autorità Palestinese e del Governo Israeliano. Chiuse le scuole e le università, chiuse le chiese, le moschee e le aree di culto. Chiusa la Basilica della Natività, non succedeva dagli anni dell’Intifada. Vietati gli assembramenti di persone. Anche i betlemiti restano a casa. Vietato l’ingresso ai turisti, cordate di pullman abbandonano la città. La principale fonte di sostentamento per i betlemiti, il turismo, deve essere interrotta per cause di forza maggiore e si possono solo ipotizzare i danni che tutto ciò comporterà ad un’economia di per sé già fragile e traballante.

Venerdì 6 marzo sono stati chiusi i check-point che permettono il passaggio e gli scambi tra Israele e i Territori. L’8 marzo Betlemme è diventata zona rossa con tutto quello che – ormai lo sappiamo bene – sta a significare. Quarantena per tutti coloro che sono stati nella zona. Gli abitanti escono il meno possibile. La paura è tanta.

Vincenzo Bellomo, responsabile dell’ufficio di Associazione Pro Terra Sancta a Betlemme, aggiorna sulla situazione: “Non stiamo andando in ufficio, ma proviamo, ognuno con le proprie forze, a lavorare da casa per portare avanti alcuni progetti in corso e non lasciare i betlemiti soli”. Sotto la guida di Vincenzo ci sono alcuni giovani volontari italiani e colleghi palestinesi che al momento lavorano dalla loro abitazioni. Alcuni volontari continuano a recarsi all’Hogar Niños Dios, il centro per bambini con disabilità gestito dalle suore del Verbo Incarnato. “Sono rimasti in pochi a dar loro una mano, stiamo cercando di aiutarli prendendo tutte le precauzioni necessarie”, ci dicono Umberto e Anna, due dei volontari che sono rimasti a Betlemme.

Sono fermi invece i progetti “Casa” e “Acqua”. Date le condizioni attuali non è possibile svolgere i lavori di ristrutturazione delle case e installare nuove cisterne per le famiglie più bisognose. Ma non si ferma il lavoro di Naila Nasser, assistente sociale, che per Associazione Pro Terra Sancta si occupa dell’emergenza sanitaria a Betlemme. È stato attivato un numero di emergenza per rimanere a disposizione dei malati e delle famiglie e non lasciarli soli in un momento difficile. La situazione sanitaria dell’area è ciò che maggiormente preoccupa i cittadini e i cooperanti che operano sul territorio. Il forte rischio è che nei Territori manchino le forze per sopperire a un’emergenza della portata di quella italiana o cinese. Per tale motivo i palestinesi sembrano eseguire le direttive emanate in modo rigoroso. Si è intensificata la presenza di militari nelle strade e sono severi i controlli per chi lascia la propria abitazione in modo indebito.

Come negli altri paesi, anche qui è forte la preoccupazione per gli anziani, la fascia più colpita dal virus, e per i soggetti a rischio con diabete, ipertensione e problemi cardiaci. “Abbiamo procurato alcune mascherine, divenute quasi introvabili, per gli anziani della Società Antoniana” – ci racconta Vincenzo – le suore sono rimaste con pochi operatori ad aiutare i malati”. La Società Antoniana, che ospita una trentina di anziani, è l’opera che in questo momento sta soffrendo di più e che ha bisogno del nostro sostegno, ribadisce Bellomo.

Per ogni domanda, non esitate a contattarmi attraverso i recapiti in calce.

Andrea Avveduto

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