Che sia il tetto di un grattacielo o i binari di un treno poco importa : sono quelli i set prediletti dai giovani che, pur di accaparrarsi like nei social, di avere apprezzamenti, mettono a repentaglio la propria vita.
Ma bisogna guardare alla realtà : quando muori che te ne fai degli apprezzamenti?
Così bruci tutta la tua vita, non ti rimarrà nulla. Sarai un bel ricordo di incoscienza, di superficialità. Una spiegazione a queste esperienze estremamente rischiose potrebbe ritrovarsi nei racconti degli scalatori:
Quest'ultimi raccontano che mentre si arrampicano, sono concentrati sul loro percorso. Allorché viene cancellato il passato e il futuro; tutto é possibile solo in quel momento, in questo modo il brivido, l'adrenalina fungono da pulsante per mettere in standby la propria vita che in questi momenti non esiste. Quindi, parliamo di soggetti con una vita triste, renitente ai nostri desideri, ai nostri sogni, piatta e priva di emozioni forti che ci aiutino ad andare avanti.
Soggetti “spinti” dal desiderio di vivere un'eccitazione che, probabilmente, sarà la strada per il loro funerale.
Ancora più tragico, ma ugualmente non plausibile e non comprensibile, é pensare a chi lo ha fatto e lo fa per essere acclamato. Tra il 2011 e il 2017 si possono contare almeno 200 vittime, giovani che per avere centinaia, migliaia di like sui Social, si scattano foto in bilico su ponti, grattacieli, o sfidano il tempo sui binari con il treno in arrivo .Qualcuno lo definisce “gioco estremo”, io personalmente malattia mentale , tutto questo assurdo processo che spinge irrefrenabilmente molti giovani e giovanissimi a misurarsi con il brivido e la paura.
Monica Saia
