Immaginario “vissuto d’onnipotenza” della donna

Uno schiocco di dita e le donne generano, altro schiocco di dita e abortiscono. Questo, sembra, leggendo Umberto Galimberti su D. La Repubblica del 16 marzo.

Il filosofo scrive: “La donna dal momento che ha il potere di vita e di morte (può generare così come può abortire) che è il potere assoluto, il potere del re…”. E perché no, il potere del Signore dell’Antico Testamento che proclama: «Sono io che do la morte e faccio vivere»? La donna come Dio? Non esageriamo un po’?

E’ probabile che alcuni uomini attribuiscano alla donna questo immenso potere, ma credo davvero poco probabile che la “donna possa essere attraversata da un vissuto d’onnipotenza che le dà la sensazione di poter generare un uomo nuovo, o perlomeno di poterlo cambiare”. Cambiare chi? L’uomo nuovo generato, oppure il compagno? E più avanti: “Questo vissuto d’onnipotenza è la causa di tanti femminicidi”.

Ora, che una donna nella speranza di poter cambiare il compagno violento, non si allontani subito da lui e magari ci rimetta la vita, che una donna abbia la sensazione di poter cambiare l’uomo violento, può anche essere, ma che questa sensazione sia suscitata dal “vissuto d’onnipotenza”, con tutto il rispetto per il filosofo, mi sembra una grossa baggianata.

Infine: “E allora il problema “culturale” si pone sia per l’uomo… sia per la donna affinché non si lasci prendere dal suo vissuto d’onnipotenza e rinunci, prima che sia troppo tardi, alla pretesa di modificare l’immodificabile”. Ma suvvia! Il problema vero per tutti, donne e uomini, è di affrancarsi definitivamente dalla cultura maschilista, sì da non trasmetterla a figli. Lasciamo perdere il “vissuto d’onnipotenza”!

Renato Pierri

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