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MARGINALMENTE N. 204 del 9.feb.2019

SANREMO: MA SIAMO IMPAZZITI?!?

“Rolls Royce Rolls Royce, sdraiato a terra come i Doors, vestito bene via del Corso, perdo la testa come Kevin, a ventisette come Amy, Rolls Royce, Rolls Royce, Sì come Marilyn Monroe, chitarra in perla Billie Joe, suono per terra come Hendrix, viva Las Vegas come Elvis, Rolls Royce, Rolls Royce…””

Scommetto che è dal “Canto alla luna di un pastore errante dell’Asia” di Leopardi che non sentivate versi come questi; né la “Cantatrice calva” di Eugene Jonesco, inventore del “non sense”, s’avvicina alle vette di costui. E converrete con me che Giulio Rapetti, alis Mogol, non potrebbe neanche lustrare le scarpe a questo giovane genio della musica. Si tratta di Achille Lauro, un 28enne con l’autografo tatuato in faccia insieme ad altri segni e altri tatuaggi su tutto il corpo. E questo genio, con questo capolavoro, è stato chiamato a Sanremo. Francamente credo che la mia residua sanità mentale dipenda dal fatto che non ho visto Sanremo, non ho visto il cartone animato di Celentano, non vedo l’Isola degli…Sfamosi, non vedo il Grande Fratello e non sopporto neanche la volgare Barbara D’Urso. Datemi una canzone di Lucio Battisti o un film di Totò e vi solleverò il mondo.

52 GIORNI PER UNA RACCOMANDATA

Questa è per fatto personale. Il 17 dicembre scorso ho inviato a Roma – tramite Poste Italiane – una raccomandata contenente importanti documenti. Prima amara sorpresa: costo 8,55 euro, pari a vecchie 17mila lire! Eccheccàcchio!

Passano i giorni, arriva gennaio, finiscono le festività e della ricevuta di ritorno nessuna notizia. Superata la metà di gennaio, preoccupato, mi reco all’ufficio postale e, gentilmente, mi stampano un documento in cui si legge che la raccomandata è giunta a destinazione il 20 dicembre, tre giorni dopo l’invio. Bene, bene. Concludo: l’agognata ricevuta di ritorno mi è stata recapitata giovedì 7 febbraio: 52 giorni dopo l’invio, 49 giorni dopo la consegna. Eccheccàcchio!

UN PAESE FUORILEGGE

A Torino, una pattuglia dei Carabinieri aveva sorpreso una banda di rom mentre tentava di rubare in un appartamento. I quattro erano stati visti dai Cc. scavalcare la recinzione di un residence e avviarsi con un grosso giravite verso la porta d’ingresso di uno degli appartamenti. Quando i militari sono intervenuti, il palo rimasto in auto ha messo in moto e ha diretto l’auto contro i carabinieri e si è bloccato solo quando ha visto le armi degli uomini della Benemerita puntate contro. Tutti e quattro i componenti della banda sono stati fermati e portati davanti al magistrato che – a seguito di alcune comprensibili differenze nella versione dei due carabinieri (quando si è in azione non sempre si ha un ricordo esatto di ogni gesto) – ha pensato bene di liberare i quattro fermati, scagionandoli da ogni accusa; e di denunciare per falsa testimonianza i due carabinieri che credevano di aver compiuto una operazione meritoria non certo di un processo.

Credo di non commettere alcun reato se mi auguro, in cuor mio, che un giorno una banda di rom saccheggi l’abitazione certamente lussuosa di quello stesso magistrato. E se fosse peccato chiederò clemenza a Chi sta in alto. In un caso e nell’altro chiedo sin d’ora l’attenuante della provocazione.

Antonio Biella

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