SANITA’. CARENZA MEDICI, ALLARME OMCEO ROMA: TRA 5 ANNI DEADLINE SSR LAZIO

ROMA – Fuga di camici bianchi dal sistema pubblico, blocco del turnover, liste d'attesa interminabili, costi sociali per la formazione di ogni medico con cifre a piu' zeri. In attesa di capire se la Regione Lazio uscira' dal commissariamento, Antonio Magi, presidente dell'Ordine provinciale di Roma dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri riguardo il problema della sanita' italiana e quella del Lazio che perdono sempre piu' camici bianchi che emigrano all'estero o nel privato dichiara:
“In realta' il problema e' che in questo momento la mancata programmazione, sia in ospedale che sul territorio, ha creato una carenza numerica di camici bianchi, in particolar modo nelle branche della medicina che possono sviluppare conflittualita' medico-legali e risarcimenti. Questo stato di cose, associato poi al blocco del turnover e al conseguente precariato dovuto a contratti soprattutto a termine e malpagati, spinge i giovani medici ad abbandonare il Paese per proposte molto piu' attrattive. In questo momento ci sono societa' che reclutano medici offrendo compensi alti fino a 4mila e 400 euro piu' alloggio e altri benefit. E' naturale che il medico che riceve un'offerta di questo tipo rispetto a quanto proposto in Italia, magari un contratto con retribuzione di 1.200 euro senza alloggio, assicurazione e formazione, sia spinto ad emigrare. I posti maggiormente vacanti per concorso sono quelli al Nord, mentre al Sud – e' una amara realta' – non si pone proprio il problema: i bandi di concorso non vengono programmati. Negli ultimi 5 anni in Italia abbiamo contato 4.500 medici giovani specializzati che hanno abbandonato il Paese per lavorare all'estero. Poi c'e' tutta la parte di medici non specializzati che sono andati in Ue od Oltreoceano. Insomma, stiamo perdendo quote di specialisti anche perche' le universita' italiane formano bene: non a caso i medici italiani sono richiesti in tutto il mondo. A Roma sono 44mila gli iscritti all'Ordine, quindi i medici ancora ci sono. Il problema e' un altro: se non si fanno i concorsi e non si stabilizzano le persone dando loro una prospettiva, sia lavorativa che di vita, perderemo sempre piu' cervelli. Se passa poi il regionalismo differenziato forse avremmo qualche problema in piu', in quanto ci potrebbe essere una autonomia contrattuale tra una Regione e l'altra per cui Regioni piu' ricche possono essere piu' attrattive generando ulteriori disparita' di cure tra Nord e Sud”.
Analizzando che nel Lazio l'eta' media dei medic e' di 57 anni, 6 in piu' rispetto alla media nazionale che si attesta a 51, afferma:
“Il Lazio e' nella media nazionale, ma nel Nord Italia sono piu' giovani solo perche', essendoci state per concorso nuove assunzioni, nell'organico sono entrati piu' giovani che hanno abbassato la media. Mentre nelle Regioni con piano di rientro – che non possono assumere – ci sono, naturalmente, medici con eta' media superiore. Quindi al Nord abbiamo una media di 50-52 anni d'eta' mentre piu' ci sposta al Centro-Sud piu' la media sale sfiorando i 57 anni d'eta'. Questo non va bene, perche' se pensiamo che intorno ai 60-62 anni d'eta' si potra' andare in pensione questo vuol dire che nel Lazio abbiamo solamente 5 anni per riorganizzarci. Bisogna capire anche se la Regione Lazio uscira' dal piano di rientro. A maggior ragione i medici piu' validi potranno anche decidere di andare in pensione e spostarsi nel privato depauperando ulteriormente il Ssn. Anche i giovani piu' competenti potranno fare la stessa scelta. Secondo me, e' assolutamente importante potenziare gli specialisti ambulatoriali in modo che possano fare da filtro tra territorio e ospedale, cosi' da evitare l'inutile e dannoso sovraccarico di lavoro al Pronto soccorso. Cominciamo ad avere anche qualche carenza nei medici di medicina generale, poi c'e' il problema delle liste d'attesa. Ribadisco, nel Lazio vanno potenziati gli specialisti del territorio in modo che gli ospedalieri possano, come dovrebbe essere, concentrarsi sulle acuzie e non sulla cronicita', in modo anche da abbattere i costi del Servizio sanitario a vantaggio della salute di tutti i cittadini”.

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