Le proteste che hanno travolto tutto l’Iran negli ultimi giorni del 2017 e nelle prime due settimane del 2018 hanno scosso il regime dei mullah profondamente e hanno alterato per sempre la scena politica del Paese. Dopo la prima fase della rivolta, la domanda era: è un processo continuo che andrà avanti, o un fenomeno temporaneo e statico?
Maryam Rajavi, presidente eletto della Resistenza iraniana, ha affermato che la rivolta continuerà e che le condizioni all’interno dell’Iran non torneranno mai più come erano prima del 28 dicembre 2017.
Sette mesi dopo, proteste anti-governative e massicce proteste sociali continuano in diverse parti del Paese. La profonda insoddisfazione e lo stato esplosivo della società iraniana non sono più in dubbio, specialmente dopo che le classi medie hanno aderito alle manifestazioni e alle proteste contro l’intero regime. La domanda che viene posta ora è se queste dimostrazioni e la loro continuità facciano parte di un movimento organizzato.
Fin dai primi giorni della rivolta del 2018, le più alte autorità del regime, inclusi Khamenei e Rouhani, hanno puntato l’indice di colpevolezza sull’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI / MEK), pur avendo continuamente ripetuto la pretesa, per molti anni, che essa non abbia base all’interno dell’Iran.
Nelle ultime settimane, una serie di funzionari e analisti del regime hanno abbandonato i commenti generali sulle proteste a favore di dettagli sul ruolo e sulle funzioni del MEK nelle rivolte, mettendo in guardia contro gli effetti della sua espansione.
1° agosto 2018
Agenzia di Notizie Fars
(affiliata all’IRGC – Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica)
Reza Hosseini, consigliere del Comando cyber warfare (guerra cibernetica) delle Forze Armate
“Dobbiamo vedere che cosa hanno fatto negli anni ‘80, nel vuoto attuale sono riemersi, pretendono di essere vittime e, nello stesso tempo, stanno diventando i portabandiera e le avanguardie in alcune aree. Lo stesso gruppuscolo terroristico del MEK è stato occasionalmente dichiarato morto in questo Paese e il suo nome non era stato più menzionato!”
Hosseini ha aggiunto: “Come esperto, dico che il gruppo dei monafeqin [“ipocriti” – termine dispregiativo del regime per descrivere il MEK] e in sostanza il problema dell’ipocrisia non sta morendo o scomparendo. Chiunque dica che gli ipocriti sono morti o si sbaglia o è ignorante; o si sbaglia nel senso che, se egli non è lui stesso un nemico e non ha animosità contro il sistema della Repubblica Islamica, è un complice, o è ignorante nel senso che è semplicemente inconsapevole.
Hosseini ha definito deplorevole il fatto che i sostenitori del regime non sono consapevoli che il 90% degli scioperi e le attuali chiamate all’azione sono opera dei controrivoluzionari. “In passato, i controrivoluzionari guidati dal MEK nel Paese hanno cavalcato le onde e oggi le stanno provocando”, ha detto. “In tutti gli ambienti, compresi quelli dei camionisti e dei mercanti, sono penetrati e forniscono indicazioni”.
Dopo avere evidenziato che il MEK esercitò un’influenza significativa all’interno delle università iraniane negli anni ‘80, Hosseini ha aggiunto: “Ora anche nelle università, specialmente nei centri provinciali, a causa del grande volume di studenti non nativi da tutto il Paese, hanno influenza. Questo è il motivo per cui sentiamo parole nei circoli accademici che sono le parole del MEK”.
“Il cyberspazio è pieno dei movimenti del MEK, al punto che ho trovato 30 canali MEK in soli 10 minuti”, ha detto.
8 agosto 2018
Media affiliati alle forze di sicurezza dello Stato e all’IRGC
Un’analisi condotta da esperti dei recenti raduni illegali mostra che gli ipocriti (MEK) hanno cambiato la loro tattica. Ad esempio, nei disordini dello scorso dicembre e gennaio, sono stati necessari uno o due giorni per cambiare gli slogan dalle questioni sociali ed economiche a quelle politiche e anti-establishment, ma durante i raduni illegali di pochi giorni fa sono stati sufficienti pochi minuti dopo l’inizio della manifestazione perché la gente iniziasse a gridare i loro slogan anti-regime e anti-establishment.
In un nuovo sviluppo, per rafforzare il morale dei rivoltosi, Rajavi ha promesso ai rivoltosi [termine usato dal regime per i dimostranti] che i disordini continueranno a diffondersi giorno dopo giorno. In un recente appello per le cosiddette “Unità di resistenza”, considera le turbolenze più organizzate di prima e afferma che il sistema non è in grado di affrontarle!
Va notato che, in precedenza, il governo degli Stati Uniti aveva sostenuto i disordini di dicembre e gennaio – le rivolte nelle quali Maryam Rajavi aveva ammesso di avere interferito.
Secondo un recente annuncio del Ministero dell’Interno, “nel mese scorso, sono stati pubblicati sia nel cyberspazio che offline decine di inviti a protestare contro l’aumento del costo della vita. La maggior parte di questi erano di origine straniera, ma sono stati ridistribuiti sia sui social media che all’esterno”.
Non c’è da meravigliarsi che il MEK sia entrato nelle turbolenze di strada questa volta più che mai, per dimostrare che essi sono la causa del tumulto e della provocazione della gente.
5 agosto 2018
Articolo e filmato sulle “Unità di resistenza” – Agenzia di notizie Fars
Di seguito la traduzione del testo di un filmato distribuito recentemente dal regime su social media
Le “Unità di resistenza”, un gruppo di ipocriti (MEK) che diversi anni fa furono cacciati dalla guarnigione di Ashraf e dalla loro residenza temporanea a Camp Liberty, hanno ridefinito i loro metodi e sono tornati a quelli dei primi anni ‘80. Con il sostegno di Maryam Rajavi e l’attivazione degli agenti silenziosi del MEK all’interno del Paese, delle “Unità di resistenza” multi-membri si sono formate nel Paese e hanno iniziato attività sovversive.
Le linee guida del gruppo degli ipocriti per le loro cellule all’interno del Paese sono iniziate con le “Unità di resistenza”. L’unità è stata concepita in termini matematici: uno contro dieci, e cento e così via. Hanno trovato che il modo migliore per comunicare era attraverso reti virtuali e che erano in grado di sbloccare il progetto di turbolenza sfruttando le possibilità di questo mezzo di comunicazione.
Nelle turbolenze del gennaio 2018, il gruppo ha identificato le opportunità e le capacità all’interno del Paese e ha ordinato formalmente di lanciare operazioni attraverso “Unità di resistenza”.
Queste unità consistevano di due o cinque membri del culto Rajavi…
8 agosto 2018
Clero – Hassan Nowroozi, membro del Majlis (‘parlamento’)
Durante l’impeachment di Ali Rabiei, ministro del Lavoro e della Previdenza sociale
Una delle questioni che voglio evidenziare è che alcune persone dicono che il MEK sta invitando a manifestare e così via. Siamo contro di loro fino all’ultima goccia del nostro sangue. Ma questo non significa che non dovremmo vedere i problemi nel Paese.
5 agosto 2018
Imam della preghiera del venerdì nel distretto Pardisan di Qom
Agenzia di notizie Fars
Vogliamo che tutti gli studenti dei seminari, quando c’è una protesta da parte della gente, vi prendano parte e gridino gli slogan. Non permettete al MEK di cambiare quegli slogan e sfruttare le manifestazioni.
3 luglio 2018
Articolo di Hassan Roozitalab (membro dell’IRGC – ricercatore sulla storia della rivoluzione): “Gli ipocriti (MEK) al centro del campo!”
Quotidiano statale “Vatan Emrooz”
“… Più del 70 per cento dei filmati che invitano a proteste e tumulti provengono da canali collegati al MEK. Massoud Rajavi ha inviato cinque messaggi su questi disordini da dicembre, numero non superato negli ultimi anni.
I membri dell’organizzazione hanno diviso le città fra loro e, in un processo pluriennale, hanno organizzato i manifestanti d’élite e ordinari in gruppi di Telegram. Ad esempio, in una piccola città ci sono più di 5.000 membri in diversi gruppi che annunciano il tempo e i luoghi delle dimostrazioni e li coordinano.
14 luglio 2018
Il generale di brigata dell’IRGC Jalali, capo dell’organizzazione di difesa civile, alla riunione dei presidenti dei comitati non esecutivi delle agenzie esecutive del Paese
Agenzia di notizie Tasnim
“… La cosa notevole è che l’intera controrivoluzione è progettata attorno al MEK, in modo che possano far cadere il regime usando le loro capacità di sicurezza e anti-sicurezza.”
21 luglio 2018
Ali Rabiei, ministro del Lavoro e della previdenza sociale
Sito web “Fasele Tejarat”
“Oggi i nemici, e in particolare il MEK, hanno preso di mira le questioni sociali del Paese, cosa che è stata molto evidente nella questione dei camionisti. I camionisti avevano ragione ad avanzare delle richieste, ma nel più breve tempo possibile il MEK ha lanciato diverse reti per far esprimere le loro richieste come protesta”.
25 luglio 2018
Mohammad Khan Bloki, direttore generale del Sindacato Trasporto Merci dell’Iran
Qom News
La maggior parte di quelli che hanno trasformato le manifestazioni dei camionisti in tumulti provenivano dal MEK, che le ha infiltrate e ha inviato messaggi da account falsi; il che, ovviamente, era chiaro dal loro uso del vocabolario che era diverso da quelli dei camionisti.
2 agosto 2018
Mullah Ahmad Salek, membro del Majlis
Agenzia statale di notizie Tasnim
Nelle proteste, abbiamo due dibattiti; uno è sulle giuste richieste del popolo, e l’altro è sulle divagazioni estranee. Le giuste richieste della gente devono essere risolte attraverso agenzie esecutive e statisti. Ma gli slogan usati nelle dimostrazioni sono progettati dal MEK attraverso media stranieri. Pertanto, le richieste e le proteste della gente e quelle del MEK dovrebbero essere separate.
1° agosto 2018
12 gruppi di Khamenei nella provincia di Qom
Agenzia di notizie Hozeh (“Seminario”)
I 12 gruppi hanno comunicato che gli ipocriti sfruttano l’opportunità delle turbolenze economiche e dirottano gli obiettivi delle proteste. Quindi la gente non dovrebbe partecipare alle manifestazioni.
6 agosto 2018
Ismail Kousari, comandante del quartier generale di Sarallah dell’IRGC (responsabile della sicurezza del regime nella provincia di Teheran)
Agenzia di notizie IRIB
Il MEK vuole usare i problemi attuali e dire che noi ne siamo responsabili. I nemici pensano di poter sfidare la Repubblica islamica dell’Iran facendo ricorso al MEK.