«Il No all’apertura dell’hotspot nel porto di Corigliano è un risultato storico e sociale per il M5S»

Esulta Rosa Silvana Abate (M5S Senato) per la riuscita di una operazione che avrebbe creato enormi disagi in tutta la Sibaritide.

La struttura non sarebbe stata mai idonea all’accoglienza dei migranti.

Il “No” all’apertura dell’hotspot nella struttura portuale di Corigliano – esulta la senatrice Rosa Silvana Abate dopo tanto lavoro fatto – è diventato definitivo ieri sera ed è un risultato storico e sociale per il Movimento 5 stelle coriglianese. Una soddisfazione che ripaga il nostro gruppo di una perseveranza e un impegno che va avanti incessantemente da oltre due anni. Ma, soprattutto, è un grande risultato per i cittadini contrari sin dall’inizio alla sua realizzazione.

La nostra forte opposizione all’affaire hotspot nasce, infatti, agli inizi del 2017 per cercare di fermare l’attuazione di uno scellerato disegno voluto dai governi Renzi e Gentiloni. Da allora abbiamo prodotto una serie di diffide, una interrogazione parlamentare e, non per ultima, una importante manifestazione organizzata da noi pentastellati che s’è svolta lo scorso luglio e con la quale i cittadini hanno voluto ribadire il loro fermo “no” alla costruzione della struttura di accoglienza ed identificazione dei migranti nel porto ausonico.

La situazione ha avuto nuovi sviluppi nelle ultime settimane perché, appena formato il nuovo governo giallo-verde, abbiamo iniziato a lavorare nelle sedi più opportune presentando una documentazione puntuale e dettagliata. Negli incontri recenti, infatti, abbiamo sollevato una serie di eccezioni non solo politiche ma soprattutto tecniche e strutturali. Il porto ausonico, infatti, non potrebbe mai essere idoneo ad accogliere i migranti. L’impianto, infatti, è completamente privo di tutti i servizi: acqua potabile, energia elettrica, allaccio alle fogne e nessuna forma di raccolta rifiuti. Non esistono nemmeno gli appositi contenitori per la raccolta differenziata (plastica) e dei rifiuti speciali (olio esausto). E fa bene ricordare come gli hotspot, per natura, siano strutture non regolamentate. Sarebbe stata una doppia illegalità che avrebbe innescato una bomba sociale. Non a caso i cittadini erano già pronti alla protesta.

La “pratica hotspot” – ha spiegato la senatrice – per me e per il gruppo di Corigliano ha anche un valoro simbolico: la consegna della documentazione prodotta e depositata ufficialmente nelle mani del sottosegretario del Ministero dell’Interno Stefano Candiani, infatti, è il primo atto formale prodotto. Dopo tanto lavoro fatto e concretizzato in questi giorni – dice soddisfatta la Abate – abbiamo centrato l’obiettivo. La struttura portuale coriglianese andrà sì potenziata ma per altri fini. Sto ripetendo in tutte le sedi che lo immaginiamo come “porto sicuro” a servizio della bella e antica flotta peschereccia di Schiavonea e scalo turistico dove far attraccare le ammiraglie delle flotte da crociera, essendo uno dei pochi scali in cui sono possibile le manovre delle navi di grande portata e dimensione. Ed è in questa direzione che, in altre e opportune sedi, stiamo già operando. Il nostro obiettivo è lo sviluppo di Corigliano Rossano, la terza città della Calabria, capitale della Sibaritide, sia da un punto di vista economico che turistico. In quest’ottica sono vani anche i tentativi di altre realtà di attribuirsi i meriti di quello che senza mezzi termini possiamo definire un risultato storico e sociale per il Movimento 5 Stelle di Corigliano: l’unica forza politica che ha combattuto questo progetto dall’inizio grazie ad un’opera costante e continua.

Un ringraziamento – conclude la Abate – va al commissario di Corigliano Rossano per la piena collaborazione manifestata nella gestione della pratica.

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