IL PUNTO n. 654 del 8 dicembre 2017 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)

SOMMARIO: FINE VITA – BANCHIERI DEMOCRATICI – ONDA NERA – CASO DELL’UTRI – ITALIANI IERI E OGGI – LA MOSCHERUOLA

Credo che sia effettivamente necessario fissare una serie di norme comportamentali per il “fine vita”, un momento drammatico per tutti e che va valutato con assoluta serietà e rispetto per impedire da una parte l’accanimento terapeutico, ma anche la morte per fame o per sete del paziente non consenziente. Un tema delicato che andrebbe trattato oltre gli schieramenti politici e sulla base della coscienza di ognuno. Per una volta servirebbero insomma poche polemiche e più rispetto, per tutti e tra tutti.

BANCHIERI “DEMOCRATICI”
I rapporti tra PD e una parte del mondo bancario sottolineano una gestione davvero inquietante del potere da parte di Renzi e consoci e che si ingarbuglia ogni giorno di più nonostante l’evidente tentativo di minimizzare i fatti e nascondere le responsabilità.
Si è atteso l’ultimo momento utile per avviare – finalmente! – una commissione parlamentare d’inchiesta (che a breve chiuderà comunque i battenti) ma tra i “dico e non dico” dei procuratori, le dispute su chi “audire” e le secretazioni d’ufficio la confusione è totale…ed è proprio questo che si desiderava.
Come ormai diverse inchieste giornalistiche hanno appurato sono evidenti i rapporti per lo meno anomali tra inquirenti, giustizia, politici, comitato d’affari toscano, padri inquietanti, inchieste silenziate (sentite più parlare di Consip?) che si moltiplicano come i brufoli sulla faccia di Renzi.
I fatti e le responsabilità vengono quotidianamente confusi e mischiati come in un gigantesco gossip alla radice del quale resta però l’evidenza, ovvero che c’è chi ha fatto i propri affari ai danni di milioni di risparmiatori rimasti impotenti e truffati.
Certo che vedere il Procuratore di Arezzo dare del “falso” alla Banca d’Italia (debitamente ricambiato) inquieta e preoccupa, soprattutto quando proprio questa persona è stata per anni consulente giuridico a Palazzo Chigi senza che si sollevasse il problema di un suo clamoroso conflitto di interessi.

L’ONDA NERA
Forse in Italia dovremmo essere un po’ più intelligenti e un po’ meno ridicoli.
Le sacre vestali della sinistra – in primis la presidente Boldrini – restate a secco di spazi e credibilità si sono lanciate in modo forsennato alla “mobilitazione generale” perché una decina di idioti con la crapa rasata due settimane fa a Como si sono introdotti nella sede di un comitato per l’assistenza ai migranti e lì hanno letto un loro proclama delirante, andandosene poi indisturbati e peraltro senza alcuna violenza.
“C’è un’onda nera” ha insistito Walter Veltroni (persona che pensavo fosse più seria) alla successiva, sconvolgente notizia che in una foto ripresa dalla strada di un alloggio all’interno di una caserma dei carabinieri era visibile una bandiera nazista (?!).
Uno scandalo! Ed ecco la ministro Pinotti che immediatamente si è lanciata a richiedere inchieste, mentre compatte si mobilitavano le Procure, militari e non.
Mentre i TG grondavano di sacrosanto sdegno chiunque minimamente preparato in storia avrebbe potuto subito notare come quella non fosse una bandiera “nazista”, ma semmai quella della marina prussiana di 60 anni prima. Infatti, dopo due giorni di fuochi d’artificio, su tutta la faccenda è calato improvvisamente il silenzio.
Ha taciuto perfino l’on.le Fiano, quello che ci aveva già deliziato per settimane quest’estate con la sua strenua lotta agli accendini con fascio littorio e al mortale pericolo costituito “dalle movenze fisiche richiamanti il regime fascista”, con immediata legge votata a tambur battente soprattutto dopo la scoperta della ormai famosa spiaggia “fascista” in quel di Chioggia.
Una normativa ridicola che poi si è sgonfiata e arenata al Senato, ovvero soltanto “fuffa” propagandistica in salsa di fumo.
Siamo comunque al doverci inventare sempre i pericoli che non ci sono pur di coprire il vuoto pneumatico dei problemi non risolti, così come serve sempre un “nemico” contro cui schierarsi (fascisti, nazisti, Trump, Putin, Israele…) altrimenti la gente potrebbe mettersi a riflettere sulle sciocchezze che raccontano gran parte dei media.
A Como per esempio (la città oggetto del “brutale raid neonazista”), tutti vedono piuttosto la realtà di una immigrazione disperata che si è accampata ovunque per mesi bloccata sulla via della Svizzera e dove il problema vero è di come poter aiutare ogni giorno centinaia di poveracci prima che preoccuparsi e gridare “al lupo” per le imprese dei cretini.
Chissà poi perché la “mobilitazione” borghiniana e degli antifascisti di facciata non è però mai scattata le tante, troppe volte in cui autonomi e black bloc hanno messo a ferro e fuoco le città, devastando e spaccando vetrine. Violenza vera, insomma, ma sempre senza alcuna condanna esemplare, anzi, con pronto rilascio dei pochi “fermati” . Spero che – proprio per rispetto agli antifascisti veri che soffrirono per il regime – i loro nipotini la smettano con le pagliacciate.

CASO DELL’UTRI: MI VERGOGNO
Mi vergogno di essere italiano quando costato una giustizia faziosa che rigetta la richiesta almeno dei “domiciliari” o del ricovero in ospedale per MARCELLO DELL’UTRI, in galera ormai da 4 anni perchè condannato a 7 anni per “concorso esterno in associazione mafiosa” reato fumoso e indimostrabile come pochi e che – per di più – è entrato nel codice penale anni dopo i fatti contestati all’imputato.
Dell’Utri ha ora 76 anni, è gravemente malato e sta morendo in carcere, perfino i periti medici della Procura (ovvero quelli dell’accusa, non solo quelli della difesa!) avevano sottolineato l’incompatibilità del regime carcerario per le condizioni critiche del detenuto.
Si fosse chiamato signor Paolo Rossi sarebbe fuori da tempo o forse non sarebbe mai neppure andato in galera, ma è un amico di Berlusconi, un ex dirigente di Forza Italia: è un “cattivo” – insomma – e quindi deve restare dentro fino alla morte.
Come non fare confronti con il caso di Ovidio Bompressi condannato con sentenza definitiva passata in giudicato a 22 anni di reclusione per l'omicidio materiale a Milano del commissario Calabresi nel 1973, ma che fu prontamente graziato “per gravissimi motivi di salute” il 31 maggio 2006 dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?
Bompressi stava così male che 11 anni dopo è ancora vivo e vegeto, anzi, proprio quest’anno è stato condannato a tre mesi di reclusione per aver pestato un vicino di casa.
Il caso Dell’Utri è una vergogna: è solo preconcetto giudiziario, certamente non è Giustizia e se il presidente Mattarella – capo supremo della Magistratura italiana – non interviene neppure stavolta si renderà complice morale di un omicidio.

ITALIANI DI IERI E DI OGGI

E' stato ristampato di recente un libretto davvero singolare. E' il diario di bordo di due miei concittadini ( GAUDENZIO UCCELLI e ELIO JORIETTI) che giusto 90 anni fa hanno compiuto un incredibile raid in auto con arrivo e partenza da Intra (allora non c'era Verbania) facendo tutto il periplo del Mediterraneo attraversando tre continenti e passando dalla Francia alla Spagna al Marocco e poi lungo tutta la costa africana per Algeria, Libia, Egitto, tutto il Medio Oriente fino alla Turchia e proseguendo poi per l'Europa su fino a Londra, riscendendo a Roma e alla fine rientrando incolumi alla base.
Un'impresa sportiva notevole viste le strade del tempo, ma resa ancora più incredibile dal fatto che l'auto usata non era un mezzo contemporaneo (nel 1927 le auto erano già abbastanza progredite) ma una piccola De Dion Bouton D del 1899, un trabiccolo a tre posti con solo 2 marce e neppure la retromarcia (si spingeva indietro l’auto a mano!), guidata con una specie di barra di timone e quindi già decrepita per l’epoca.
Al netto di avventure, guasti ed aneddoti – raccolti nel testo originale da Mario Zazzetta – e da parecchia (troppa) retorica propria del tempo, mi ha colpito una incredibile ma effettiva realtà: quei paesi erano molto più sicuri allora di oggi e – soprattutto – l'Italia (fascista, piaccia o meno) era a quel tempo davvero il “faro” del Mediterraneo.
In ogni città attraversata i due “turisti” ( facevano un tour e quindi si erano auto-battezzati così!) hanno incontrato una presenza italiana massiccia ed entusiasta, generosa di aiuto e sovvenzioni.
A parte la Libia – allora florida colonia italiana – leggere che a Tangeri c'era un intero quartiere con migliaia di connazionali residenti, che solo a Tunisi prosperavano ben 25 scuole italiane o che ad Alessandria d'Egitto gli italiani dominavano industria e commercio lascia perplessi al confronto con l'oggi.
Soprattutto c'era allora una rete consolare capillare ed attenta, con migliaia di circoli culturali, politici e sportivi di italiani che guardavano con orgoglio alla Madrepatria. 90 anni dopo l'Italia (e l'Europa) hanno purtroppo fatto incredibili passi indietro e probabilmente quel raid oggi neppure potrebbe essere tentato.

UN REGALO PER NATALE ? LA MOSCHERUOLA !
Per Natale leggete e regalate la seconda edizione del mio ultimo libro

“ LA MOSCHERUOLA – 60 anni di vita italiana”
LA MOSCHERUOLA era la piccola dispensa di famiglia, simbolo di un’Italia frugale che non c’è più. Oggi sicuramente cresciuta e più ricca, per strada ha perso molti valori e, forse, soprattutto la speranza… Un’Italia – quella degli anni 60 – in pieno boom economico ma con emigrazione, inquinamento, le censure sui costumi e l’arrivo degli elettrodomestici in ogni famiglia. L’alluvione di Firenze e la “naja” a perder tempo, la crisi petrolifera e l’Europa che muoveva i suoi primi passi. Il libro è la storia di quegli anni: la politica, l’influenza della Chiesa e la montante rivolta studentesca quando si usava ancora LA MOSCHERUOLA perché non c’erano i frigoriferi e neppure i surgelati…”

Decenni da ricordare per chi li ha vissuti ma anche da far conoscere soprattutto alle nuove generazioni che non li hanno mai conosciuti. Il volume vi verrà spedito direttamente a casa (249 pagine – 12 euro, comprese le spese postali) richiedendomelo al mio indirizzo mail : marco.zacchera@libero.it e l’incasso sarà come di consueto devoluto al VERBANIA CENTER

UN SALUTO A TUTTI

MARCO ZACCHERA

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