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FESTIVAL KAOS 2017, IGNAZIO BASCONE: LA SCRITTURA àˆ UN’ARCHITETTURA SULLA CARTA. L’INTERVISTA SU "LA SPIAGGIA INSANGUINATA"

Il 9 e 10 dicembre si svolgerà l’edizione 2017 della manifestazione Kaos festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana nei locali dell'Accademia Michelangelo di Agrigento. Ci saranno come ogni anno ncontri con autori, mostre e performance teatrali e musicali, per una contaminazione culturale ricca di appuntamenti. Fra i cinque finalisti per la narrativa c'è Ignazio Bascone con il romanzo La spiaggia insanguinata edito da Libridine: “Quando mi sono ritrovato tra i finalisti del premio Kaos – ammette l'autore – la gioia è stata immensa. Per la prima volta ho avuto un riconoscimento”. L’intervista.

Non se l'aspettava proprio…

“La spiaggia insanguinata” non è il mio primo romanzo, segue “Tommaso l’Omu cani” e “Petralia”, entrambi editi da Libridine. Sebbene i primi due libri, ritengo, siano stati importanti per Mazara in quanto, grazie a loro, la vicenda del barbone Tommaso, sotto le cui spoglie poteva nascondersi Majorana, e di Vincenzo Modica, partito fascista per la guerra e diventato comandante partigiano in Piemonte, abbiano assunto la dimensione di storia ed entrati nella memoria collettiva della città, (a Petralia, prima sconosciuto, è stata intitolata la sede locale dell’ANPI), sono stato sempre guardato con diffidenza e trattato con scarsa considerazione. Non che avessi pretese, però un minimo di soddisfazione…

Se dovesse presentare ai futuri lettori il suo romanzo in tre frasi che cosa scriverebbe?

La mia è una scrittura d’istinto con un vago pensiero preordinato. Solo in un secondo, terzo, quarto… tempo, faccio ordine. Per presentare il mio romanzo, sforzandomi, direi:

– “La spiaggia insanguinata” parla della Sicilia e di certi Siciliani.

– È una storia raccontata con uno schema inconsueto che non si pone sulla scia attuale dei romanzi noir.

– È scritta con uno stile moderno ma che sa d’antico, con una fluidità che spinge il lettore a consumare i capitoli.

Quali sono le sue fonti d'ispirazione?

Mazara è la mia prima fonte d’ispirazione, a seguire un po’ la mia vita, la lettura dei classici moderni siciliani, Sciascia, Bufalino, Consolo. Camilleri non lo leggo perché ne temo l’influenza.

“La spiaggia insanguinata” è un luogo preciso, reale o solamente della fantasia?

La spiaggia insanguinata è l’enigmatico e reale Capu Fetu, al fondo della spiaggia di Tonnarella, Mazara. Luogo di incontri segreti, come descritto nel prologo.

La sua professione di Ingegnere in che maniera si riversa sulla scrittura?

Considero la scrittura un’architettura sulla carta. Tutte le mie storie hanno schemi, costrutti, vicende che a fronte di una apparente frammentarietà, si ricongiungono ponendosi uno accanto o sopra o sotto all’altro e reggendosi tra loro costruiscono la vicenda, che pian piano diventa Storia.

Le piace mettere disseminare nei personaggi un po' di se stesso, delle sue manie, delle sue qualità?

Nello scrivere metto la mia passione per la vita, l’inquietudine che avverto ogni volta che ritorno nella mia città, talvolta fatti che ho vissuto.

Qualche esempio?

Vanni mai aveva visto una cerimonia tanto intensa. Forse una volta, a San Miniato, sopra Firenze, dove un pomeriggio d’aprile si commosse assistendo ai canti gregoriani vespertini dei monaci e fu l'ultima volta che pigliò la comunione.

Oppure:

Presero la macchina e, senza dire una parola, traversarono la città. Giunti sulla litoranea di Fata Morgana trovarono un traffico così intenso che l’aria era irrespirabile. Una fiumana di auto si trascinava a passo d’uomo tra migliaia di persone che passeggiavano. I falò illuminavano la spiaggia. Pareva che tutti gli abitanti di Amhria ci si fossero riversati.

Oppure:

La donna non si fece attendere. Ritornò con un asciugamano attorno al seno, lungo appena da nascondere il pube, il viso senza lacrime, gli occhi con un filo di trucco, i capelli neri sciolti, più corti rispetto due anni addietro.

Quando ha iniziato la stesura del romanzo aveva già presente la fine oppure questa è arrivata come logica e naturale conclusione?

No, non conoscevo la fine. Sebbene la storia tragga spunto da una vicenda realmente accaduta, i fatti che si susseguono hanno avuto vita propria. La conclusione è un po’ la stessa degli altri racconti: tanto scannamento per cosa? Tanto alla fine tutto si conclude sempre alla stessa maniera. Giovanni Zambito.

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