IL PUNTO n. 652 del 24 novembre 2017 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)

SOMMARIO: MILANO BOCCIATA – SERIETA’ DI GOVERNO – SALVIAMO DJALALI – VCO IN LOMBARDIA? – LA MOSCHERUOLA

FIGURACCIA EUROPEA
Questa settimana Milano e l’Italia hanno perso una battaglia che si doveva e si poteva vincere e questa sconfitta ci costerà almeno 2 miliardi l’anno, l’equivalente di mezza finanziaria o – se preferite – quasi 10 VOLTE i fondi stanziati quest’anno dal governo per incentivare l’occupazione giovanile.
“Per sorteggio”, infatti, è stata scelta Amsterdam e non Milano come sede dell’Agenzia europea del farmaco con il relativo indotto.
Sparita in poche ore la notizia dalle cronache si è molto parlato di “sfortuna” dimenticando che sarebbe bastato arrivare al momento della scelta con 13 paesi favorevoli su 26 (il nostro voto sarebbe stato il 14°) ad evitare il sorteggio.
Non è stata quindi “sfortuna” ma soprattutto INCAPACITA’ a contare qualcosa in Europa e di un ennesimo, evidente FALLIMENTO della nostra politica estera.
Se si è cacciato Tavecchio per una partita di calcio non sarebbe giusto allora chiedere e soprattutto ottenere le dimissioni dei responsabili – a cominciare dal ministro degli esteri Angelino Alfano – di una politica europea semplicemente fallimentare? Può bastare che dichiari il proprio “amaro in bocca” tale sottosegretario Sandro Gozi, quello che si dovrebbe occupare di Europa? (Il ministro per gli affari europei non c’è più, anche questo è indicativo).
Anche perché c’è stata pure la beffa: Milano aveva un punteggio più alto di Amsterdam e non si capisce come abbia potuto perdere se il “dossier tecnico” era vincente. A parte il fatto che è demenziale che un continente sia governato in questo modo e dove le simpatie o antipatie politiche contano di più degli aspetti strutturali, tutto ciò significa che c’è stato il rifiuto “politico” verso l’Italia e il fallimento della nostra diplomazia.
D'altronde non si può litigare da anni con mezzo continente sull’immigrazione e poi lamentarsi se gli stati dell’Est non ti votano, non si possono perdere gli alleati per strada, non si può più tenere una inutile “ministra” Mogherini a Bruxelles a fare proprio la “ministro degli esteri” della UE se poi non è capace neppure di difendere il proprio paese, non si possono irridere le indicazioni economiche sul deficit pubblico italiano e così irritare Bruxelles proprio alla vigilia del voto! Ma queste cose non le vede nessuno ??!!
Eppure in neppure 24 ore la notizia è letteralmente sparita, rimossa, dimenticata dai media così come si sono volatilizzati gli oltre 2 miliardi l’anno che – oltretutto – si tiravano dietro centinaia di nuovi posti di lavoro qualificato e non precario.
Ma tutto va bene, siamo solo “sfortunati”…

LITE A SINISTRA, RIFLETTA IL CENTRO-DESTRA

Se effettivamente il PD presenterà liste separate dal resto della sinistra alle prossime elezioni politiche – come sembra – il centro-destra unito avrà la possibilità di vincere in buona parte dei collegi elettorali.
La crisi a sinistra è cresciuta soprattutto in astio a Renzi, ma anche per profonde divergenze sul programma di governo.
Nel centro-destra si punta a minimizzare le diversità, ma spero che il programma comune sia ben ponderato e sottoscritto PRIMA DELLE ELEZIONI oppure – dopo pochi mesi – temo si rischierebbe una implosione della maggioranza con conseguenze negative per le elezioni comunali, regionali ed europee del 2019..
Aspettiamoci fin d’ora – in caso di vittoria – un fuoco di sbarramento e crtitiche dei media con un’ Europa che diventerà molto più rigida in campo economico e i sindacati sul piede di guerra.
Non basteranno insomma gli slogan accattivanti di Berlusconi ma servono i contenuti: dove finanziare l’aumento delle pensioni e tante altre scelte assolutamente condivisibili, ma senza “copertura”? Bene la convention di questi giorni di Forza Italia a Milano, vedremo i risultati da condividere con gli alleati, in primis la Lega Nord di Salvini.
Credo che gli italiani vogliano vedere soprattutto quella serietà che è mancata a Renzi e non possiamo deluderli.

SALVIAMO DJALALI
I lettori de IL PUNTO forse ricorderanno che alcuni mesi fa li avevo invitati a sottoscrivere una petizione per la liberazione del ricercatore iraniano AHMADREZA DJALALI – già docente a Novara all’Università per il Piemonte Orientale – che è detenuto da 18 mesi in Iran dove si era recato in visita alla sua famiglia. E’ dei giorni scorsi la notizia che Djalali è stato condannato a morte per “spionaggio”.
Una vicenda incredibile ed assurda, tanto che un appello per la sua liberazione è stato ora sottoscritto da ben 75 premi Nobel, scienziati di fama mondiale che hanno fatto la storia della medicina, della fisica e della chimica.
Con loro giornalisti e scrittori oltre a esponenti politici di ogni ideologia. La petizione è stata spedita all’ambasciatore Gholamali Khoshroo, capo della missione iraniana alle Nazioni Unite, e chiede che «le autorità iraniane consentano ad Ahmadreza di tornare a casa da sua moglie e dai suoi bambini e di continuare la sua ricerca a beneficio di tutta l’umanità».
Djalali è stato arrestato il 25 aprile del 2016 mentre si trovava in Iran su invito dell’Università di Teheran per un convegno dedicato alla medicina dei disastri, specialità in cui il medico lavorava da tempo. Era rientrato da pochi mesi a Stoccolma, dove vivono la moglie Vida e i due figli, dopo tre anni passati a Novara al Centro di ricerca sulla medicina dei disastri, eccellenza internazionale che collabora con l’ONU, l’Organizzazione Mondiale della Sanità o molte ONG.
Per mesi non si era saputo nulla di lui e solo alla fine del 2016 era stata resa nota la sua detenzione nella famigerata prigione di Evin, ora la condanna a morte per spionaggio. Mi auguro che su queste tematiche vi sia una forte presa di posizione del nostro governo e dell’Unione Europea.

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“ LA MOSCHERUOLA – 60 anni di vita italiana”
LA MOSCHERUOLA era la piccola dispensa di famiglia, simbolo di un’Italia frugale che non c’è più. Oggi sicuramente cresciuta e più ricca, per strada ha perso molti valori e, forse, soprattutto la speranza… Un’Italia – quella degli anni 60 – in pieno boom economico ma con emigrazione, inquinamento, le censure sui costumi e l’arrivo degli elettrodomestici in ogni famiglia. L’alluvione di Firenze e la “naja” a perder tempo, la crisi petrolifera e l’Europa che muoveva i suoi primi passi. Il libro è la storia di quegli anni: la politica, l’influenza della Chiesa e la montante rivolta studentesca quando si usava ancora LA MOSCHERUOLA perché non c’erano i frigoriferi e neppure i surgelati…”

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APPROFONDIMENTO: IL VCO TORNERA’ LOMBARDO?
Era il 14 settembre 1743 ma nessuno – in quello che oggi si chiama la provincia del Verbano Cusio Ossola – sapeva che dal giorno prima, in applicazione dell’articolo 9 del trattato di Worms firmato da tutte le potenze europee dell’epoca, la nostra terra non faceva più parte del Ducato di Milano, ma era stata trasferita al territorio piemontese, Casa Savoia felicemente regnando.
La notizia si sparse solo nelle settimane successive con sconcerto e timori per tutti visto che erano 362 anni – dal 1381 per la precisione – che si era parte del Ducato di Milano e già da secoli prima verso Milano e non certo a Torino guardavano l’economia, il commercio, gli studi, le comunicazioni, così come la parlata era ed è tuttora un dialetto lombardo e perfino in molte parrocchie – ancora oggi – si celebra la S. Messa secondo il rito ambrosiano.
Il Duomo di Milano era stato d'altronde stato costruito con il marmo di Candoglia e una rete di canali portava l’acqua del Lago Maggiore fino in centro alla città e la famiglia Borromeo era feudataria da secoli di diritti e ampie proprietà, comprese le isole sul lago.
In queste settimane – con una mossa che in molti hanno accusato di essere in chiave pre-elettorale – la questione è ritornata d’attualità su iniziativa dell’ex senatore di Forza Italia e poi PDL Walter Zanetta che ha lanciato una iniziativa pubblica per la raccolta di firme per un referendum ed ottenendo attenzione trasversale, così come una evidente irritazione a livello di Regione Piemonte.
Altre forze (come la Lega) pur non opponendosi in linea di principio all’iniziativa sottolineano che – così come Lombardia e Veneto hanno recentemente chiesto più autonomia – lo stesso dovrebbe fare l’intero Piemonte superando quindi la specifica questione territoriale per dare vita ad una sorta di macro-regione, idea tutt’altro che illogica perché è evidente di come quest’area d’Italia soffra il centralismo romano.
Tendenzialmente si sono dichiarati contrari i partiti di sinistra, ma più per ordini di scuderia che vero sentimento perché comunque un po’ tutti, alla fine, ci sentiamo comunque almeno un poco lombardi.
Ognuno ha la propria opinione con vantaggi e svantaggi, certo che il VCO (e parzialmente anche Novara) piemontese non si è mai sentito fino in fondo e da sempre guarda a Milano e alla Lombardia con un rapporto privilegiato consolidato e naturale.
La nuova A26 ci ha avvicinato a Torino ma – per esempio – per andarci in ferrovia da Domodossola si deve passare per Milano, così come la “mobilità passiva” verso la Lombardia in campo sanitario è una evidenza.
Credo che la questione vada quindi comunque portata avanti anche solo in modo strumentale per “svegliare” la regione Piemonte ad interessarsi di più di una terra marginale, ma – per diventare lombardi – prima di tutto bisognerebbe conoscere anche l’opinione dei vertici della Regione Lombardia, per capire – al di là dei sorrisi e delle strette di mano – se un eventuale passaggio fosse gradito o meno e, in questo caso, cosa si “offrirebbe” al nuovo territorio che altrimenti rischia di essere comunque periferico anche rispetto a Milano.
C’è da aggiungere che in Italia stiamo comunque vivendo un paradosso: alcune zone alpine e di confine (Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) godono di autonomia sostanziale e notevoli trasferimenti economici mentre questo non avviene per le altre valli alpine che si trovano con gli stessi problemi e la stessa collocazione geografica.
E’ una evidente ingiustizia che non è più sostenibile soprattutto rispetto a quando – subito dopo la fine della guerra – si temeva che la sconfitta militare avrebbe portato all’annessione di questi territori a Francia, Austria e Jugoslavia.
Oggi questa autonomia ad arlecchino non è – appunto – più logica e soprattutto equa. Per questo, prima di tutto, credo che il VCO avrebbe tutti i diritti di chiedere lo stesso trattamento legislativo perché non ci sono differenza tra le Valli dell’Ossola e – per esempio – quelle trentine.
Anche per questo la Regione Piemonte (che ha già da anni ha formalmente dichiarato diversi e specifici i territori montani, ma con frasi sibilline e di poco contenuto pratico: promesse tante, atti concreti mai) dovrebbe almeno subito riconoscere alcune risorse economiche caratteristiche delle nostre aree come – ad esempio – il ritorno al territorio del gettito dei canoni idrici, ovvero le tassazioni per le derivazioni irrigue per la produzione di energia elettrica che – invece – Torino ha assorbito e non restituisce dove l’energia viene prodotta, ovvero soprattutto in Ossola.
Solo questa voce sistemerebbe il bilancio della “nuova” provincia del Verbano Cusio Ossola (operativa dal 1984) che – come le consorelle amministrazioni provinciali di tutta Italia – sta marciando dritta verso il fallimento per asfissia economica.
Più in generale insistere sull’annessione alla Lombardia dovrebbe portare la Regione Piemonte almeno a maggiori attenzioni al territorio, cosa che ad oggi non sembra particolarmente evidente.
Forse a Torino danno per scontato che la campagna “indipendentista” si esaurirà da sé ed in effetti molti non si sbilanciano convinti che al di là della amministrazione pubblica noi comunque gravitiamo su Milano per tutto, dagli aeroporti alla sanità.
Difficilmente credo si arriverà quindi al referendum, ma sarebbe un peccato che la cosa si estingua cos,ì perché credo che l’equità contributiva sia una garanzia costituzionale e non capisco perché i cittadini del Verbano-Cusio-Ossola non dovrebbero esprimere un proprio parere visto che le cose sono parecchio cambiate rispetto a 274 anni fa, a cominciare da come si deve intendere la democrazia.

Un saluto a tutti Marco Zacchera

PS: MI MANDATE L'INDIRIZZO MAIL DI POTENZIALI NUOVI LETTORI DE “IL PUNTO” ? Grazie

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