Garavini (PD): “Tari: pensionati italiani all’estero pagano solo un terzo. E chi ha versato di più, può chiedere il rimborso al Comune”

“Di recente è emerso che alcuni Comuni italiani hanno commesso un errore facendo pagare la Tassa sui Rifiuti (TARI) più del dovuto ai contribuenti. È probabile che questo sia successo anche a contribuenti residenti all‘estero, possessori di una abitazione in uno dei Comuni coinvolti che, secondo il Codacons, sarebbero Milano, Napoli, Catanzaro, Cagliari, Ancona, Rimini, Siracusa. A questi, si sommano tanti altri piccoli comuni per i quali non si dispone ancora di un elenco certo. L’errore è dovuto al fatto che le amministrazioni avrebbero considerato come tassabili alcune pertinenze della casa domestica che, invece, dovevano rimanere escluse dal conteggio”.

“Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, lo scorso lunedì 20 novembre, ha emesso una circolare indicando le modalità per richiedere l‘eventuale rimborso. Chi ritiene di essere stato danneggiato potrà presentare domanda di rimborso direttamente all’Ufficio Tributi del Comune in cui possiede l‘immobile o alla società privata che, all’epoca dell’errato conteggio, gestiva le entrate per conto del Comune. Nell’eventualità che tale società non esista più, la domanda dovrà essere inviata alla nuova società di gestione e del Comune”.

“Si può richiedere il rimborso di quanto è stato pagato in eccesso oppure si può chiedere che questa cifra sia sottratta, a scalare, dalle tasse future. La domanda può essere presentata in due modi: attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno oppure via mail, tramite un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec). Il Ministero non ha divulgato modelli ufficiali per richiedere il rimborso. L’importante è che la domanda contenga: i dati del contribuente che richiede il rimborso, il periodo per il quale si richiede il rimborso, i dati catastali dell’immobile e delle pertinenze sulle quali si è verificato il calcolo errato”.

“Il contribuente ha cinque anni di tempo per presentare la domanda e può chiedere il rimborso solamente dei contributi versati a partire dal 2014, anno dell’entrata in vigore della Tari. Il Comune ha 180 giorni di tempo per rispondere, altrimenti la domanda è da considerare rigettata. Il contribuente, a sua volta, ha 60 giorni per ricorrere alla Commissione tributaria”.

“In generale, va ricordato che chi risiede all‘estero e possiede un immobile in Italia è tenuto al pagamento della TARI. I pensionati italiani che vivono all’estero e hanno un immobile nei confini nazionali, usufruiscono di un esonero dei due terzi della tassa. Cioè devono pagare solo un terzo dell‘importo. La quota di un terzo è calcolata in base all’aliquota Tasi, la Tassa comunale sui servizi indivisibili (ossia quelli rivolti alla comunità, come ad esempio la manutenzione stradale), prevista dal comune per l’abitazione principale”. Lo dichiara Laura Garavini, a latere dei lavori della plenaria CGIE, in corso.

Per abitazione principale si intende: una sola unità immobiliare, di proprietà di cittadini italiani residenti all’estero e iscritti all’Aire, già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, che non risulti affittata o data in comodato d'uso. Se si posseggono più case l‘agevolazione vale solo su una di queste.

Lo ha chiarito il Ministero dell’Economia e delle Finanze nella Risoluzione del 26 giugno 2015 n. 6/DF, che fa chiarezza su quanto già stabilito dal Decreto Legge n. 47 del 2014, al comma 2 dell’articolo 9bis.

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