Pedopornografia su WhatsApp: occhio a ciò che si condivide perchè si rischia una condanna. Il caso di una svizzera condannata per aver inviato un video alle colleghe di lavoro dal contenuto pedopornografico

Lo Sportello dei Diritti: “L'unica cosa che si può fare in questi casi è prestare la massima attenzione ai messaggi che si ricevono e denunciare immediatamente all'autorità”

Su nostri dispositivi iperconnessi ormai circola di tutto, come da tempo va ripetendo lo “Sportello dei Diritti” che invita a stare sempre in guardia per tutto ciò che può giungere alla nostra attenzione. La gran mole di contenuti che ci perviene in continuazione attraverso messaggerie istantanee e reti sociali, infatti, può riguardare contenuti di ogni genere, persino i più riprovevoli come quelli pedopornografici. Ne sa qualcosa una donna di Neuchâtel in Svizzera condannata il 9 novembre a Neuchâtel per aver inviato alle colleghe di lavoro un video pedopornografico con il messaggio “Fate attenzione ai vostri mariti”. Il tribunale di polizia le ha inflitto 15 aliquote giornaliere di 20 franchi l'una, con la sospensione condizionale. La trentenne ha spiegato alla giudice di aver inviato il video nel gruppo whatsapp che riuniva i collaboratori del Foyer Handicap di Neuchâtel senza averlo visionato e in modo precipitoso. Motivazioni che non hanno per nulla convinto chi la giudicava. Tale comportamento è stato definito “inammissibile” dalla Corte, secondo cui ogni persona è responsabile di ciò che condivide sulle reti sociali. Inviando ad altri un video con il contenuto in questione, l'imputata “doveva essere cosciente del rischio incorso”, ha sottolineato la giudice. Le immagini hanno profondamente urtato le colleghe: diverse di loro hanno presentato denuncia. La donna ha anche perso il posto di lavoro. Conseguenze prevedibili, quindi, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che evidenzia che l'unica cosa che si può fare in questi casi è prestare la massima attenzione ai messaggi che si ricevono e denunciare immediatamente all'autorità.

Lecce, 12 novembre 2017

Giovanni D’AGATA

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