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L’Impresa dannunziana di Cattaro rievocata da Rotary e Aeronautica

Partì dall’aeroporto di Gioia del Colle il 4 ottobre 1917

La notte fra il 4 e il 5 ottobre 1917 il poeta-soldato Gabriele D’Annunzio, con altri ardimentosi a bordo di 14 velivoli Caproni, decollarono dall’aeroporto di Gioia del Colle per compiere quella che fu chiamata l’Impresa di Cattaro, ovvero l’attacco aereo alla flotta austrungarica che era alla fonda nel fiordo di Cattaro in Montenegro.

L’eroica impresa è stata commemorata nel centenario da un interclub rotariano che ha visto come protagonisti i Rotary Club di Acquaviva-Gioia, Putignano e Massafra, unitamente al comando del 36° Stormo dell’Aeronautica Militare di stanza a Gioia.

Insieme ai presidenti rotariani (rispettivamente Giuseppe Nitti, Nicola Paladino e Luigi Salvi) e rispettivi soci, erano presenti il past governor Luca Gallo, l’assistente del governatore Michele Troiano, il past istruttore distrettuale Beppe Di Liddo e la past segretaria distrettuale Margherita Pugliese.

Per l’Aeronautica, ha fatto gli onori di casa il comandante del 36° Stormo, col. Bruno Levato, insieme al gen. Isp. Basilio Di Martino, direttore di Teledife e relatore della serata, al gen. di S.A. Pasquale Preziosa, già capo di Stato Maggiore dell’A.M. e ora rotariano del R.C. di Bisceglie, al col. Di Pinto corelatore. Invitati dal col. Levato, da Taranto sono giunti anche tre dirigenti dell’Anua (Ass. Naz. Uff. Aeronautica): il pres. Aldo Marturano, il segr. Domenico Rossini e l’add. Stampa Antonio Biella, quest’ultimo anche pastpresident R.C. Ta Magna Grecia.

Dopo una rappresentazione teatrale offerta da una compagnia locale di cui fa parte un sottufficiale dell’Arma, è stata la volta della dotta e brillante relazione del gen. Di Martino. In quegli anni di guerra – ha ricordato il gen. Di Martino – tutte le forze erano concentrate a Nord, sull’Isonzo, ma D’Annunzio volle tentare una impresa contro la flotta nemica che era in Adriatico ed esattamente a Cattaro, un fiordo in Montenegro, di fronte a Bari. Per tentare quella che è passata alla storia come l’Impresa di Cattaro, si dovettero modificare i bombardieri Caproni che non disponevano neanche della bussola (il poeta fece montare bussole prese alla Regia Marina) e si dovette attrezzare l’aeroporto di Gioia del Colle allora ancora in fase embrionale, nonché far pervenire in Puglia le bombe che erano tutte disponibili al Nord. Inoltre, si dovettero installare sugli apparecchi dei serbatoi supplementari di carburante per aumentare l’autonomia di 250 chilometri dei trimotori Caproni, i primi veri bombardieri della Regia Aeronautica Italiana.

Quella notte il tempo fu brutto e poco dopo il decollo due aerei dovettero tornare indietro per problemi. Gli altri dodici proseguirono raggiungendo a fatica l’obiettivo e, una volta sul posto, scaricando le bombe quasi alla cieca. Per il ritorno alla base fu approntata una vera e propria autostrada di luce: in mare furono accesi i fari delle torpediniere e a terra una lunga striscia di fari che riportarono gli eroici aviatori nuovamente a Gioia.

Non si è mai saputo con esattezza quanti danni quell’azione procurò al naviglio nemico, ma la Regia Aeronautica, a quei tempi, serviva anche a creare l’effetto psicologico: a intimorire il nemico e a galvanizzare i propri combattenti. Effetto che un genio della comunicazione come Gabriele D’Annunzio seppe sfruttare appieno affiancando l’Impresa di Cattaro a quella di Pola, al volo su Vienna e altre.

(Nella foto, da sin. : Paladino, pres. R.C. Putignano, Rossini segr. Anua Ta, Marturano, pres. Anua Ta, Di Liddo pastpres. Bisceglie, gen. Di Martino, gen. Preziosa (anche rotariano), col. Levato, Nitti pres. R.C. Acquaviva-Gioia, Biella Anua Ta e R.C. Ta Magna Grecia, col. Pinto, Troiano assist. Governatore, Salvi pres. R.C. Massafra)

A.B.

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