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Firenze, minore segregata in casa: Save the Children, in Italia non esiste alcun monitoraggio né normativa sui matrimoni forzati

La piaga delle “spose bambine” coinvolge 15 milioni di minori nel mondo.

“Apprendiamo con preoccupazione la notizia diffusa oggi dai media a proposito di una minore segregata in casa per anni perché promessa sposa ad un uomo molto più grande di lei. Potrebbe essere un caso non isolato in Italia e non possiamo ignorare ancora l’esistenza di tali situazioni”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, sul caso della ragazza di soli 17 anni, che sembra sia stata tenuta in uno stato di isolamento dalla sua stessa famiglia che le impediva da 4 anni di uscire e frequentare coetanei e di andare regolarmente a scuola perché in procinto di sposarsi con un uomo molto più grande di lei in cambio di denaro promesso alla famiglia. Una situazione terribile che è stata scoperta dalle forze dell’ordine solo grazie all’allarme lanciato dalla stessa minore ad un suo coetaneo attraverso un sms.

L’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, sottolinea che nel nostro Paese manca una monitoraggio del fenomeno, che nel mondo ogni anno riguarda circa 15 milioni di ragazze che si sposano prima di aver compiuto i 18 anni[1] e di queste 4 milioni prima dei 15 anni[2].

“E’ indispensabile rafforzare la rete di protezione con il coinvolgimento, in particolare, delle istituzioni scolastiche e degli operatori sociali. E’ anche necessario dotarsi di un registro nazionale per analizzare i casi emersi e, allo stesso tempo, secondo quanto indicato dalla Convenzione di Istanbul, introdurre anche in Italia il reato relativo ai matrimoni forzati. Una lacuna che un paese come il nostro non può permettersi di avere. Per questo ci auguriamo che il ddl attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato e che introduce alcune disposizioni in materia di prevenzione dei matrimoni forzati, faccia il suo corso il prima possibile per evitare che ad altre minori siano negati i diritti fondamentali e la propria adolescenza” conclude Miano.

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