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La vera conversione è il cambiamento del cuore


Una signora, felice d’essersi convertita, comunica ogni tanto sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi, la sua felicità. Ed è giusto che sia felice e che lo comunichi al prossimo. Vale però la pena di fare qualche considerazione riguardo al termine “conversione”. Evidentemente la signora prima non era credente, e poi è diventata credente, e quindi è giusto che dica d’essersi convertita. E’ passata dallo stato di non credente allo stato di credente. Potrebbe anche essere passata da una fede incerta, debole, ad una fede certa, forte, profonda. Ugualmente, essendo passata da uno stato all’altro, può dire d’essersi convertita. Prima dubitava dell’esistenza di Dio, adesso è certissima dell’esistenza di Dio. Almeno immagino che sia così. Se fosse stata, invece, non so, di religione islamica o di altra religione, e fosse diventata cristiana, ugualmente avrebbe potuto dire d’essersi convertita. Anche passare da una religione ad un’altra, infatti, è conversione.

L’appello di Gesù alla conversione: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15). Ma si può parlare di vera conversione se non c’è un vero cambiamento del cuore? Se una persona non credente diventa credente, ma non cambia interiormente e continua a compiere il male anziché il bene, può dire d’essersi veramente convertita? No, perché la vera conversione è un radicale cambiamento. Riguardo, invece, ad una persona non credente che si è comportata male per lunghi anni, e un giorno si rende conto del male che ha fatto, se ne pente, e cambia vita e comincia a fare il bene, pur restando non credente, si può parlare di conversione? Certamente. Perlomeno da un punto di vista cristiano, giacché pur non rendendosene conto è passata dallo stato della persona che non faceva la volontà di Dio, allo stato della persona che fa la volontà di Dio.

E riguardo ad una persona non credente che si è sempre comportata bene, che ha sempre scelto di fare il bene e non il male; riguardo ad una persona buona, insomma, che un giorno diventa credente, si può parlare di vera conversione? In realtà, non c’è stato un vero cambiamento del cuore, giacché prima faceva la volontà di Dio, senza rendersene conto, e poi ha preso a fare la volontà di Dio consapevolmente. Era una brava persona prima, ed è restata tale dopo. E’ il caso, immagino, della nostra “convertita”.

Elisa Merlo

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